Ue verso giro di vite su sicurezza dopo attentato di Parigi

Ue verso giro di vite su sicurezza dopo attentato di Parigi
8 gennaio 2015

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L’Ue potrebbe proporre nuove norme per rafforzare la sicurezza negli Stati membri, in risposta all’attentato di Parigi contro la redazione del Charlie Hebdo. Lo hanno affermato oggi a Bruxelles fonti comunitarie qualificate, precisando che innanzi tutto potrebbe esserci una revisione della decisione quadro 2002/475/ del Consiglio Ue per gli Affari interni e di Giustizia (Jha) sulla lotta al terrorismo. A livello legislativo, il giro di vite riguarderebbe in particolare i cosiddetti “foreign fighter”, i combattenti della Jihad islamista provenienti dai Paesi europei, che rappresentano una minaccia alla sicurezza al loro ritorno in patria. La revisione della decisione quadro Ue sarebbe anche un modo per applicare a livello europeo la risoluzione 2178 adottata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nel settembre scorso, che chiede di definire e perseguire come reati gravi i viaggi per compiere attività terroristiche o per l’addestramento nelle basi terroristiche, e il finanziamento o l’organizzazione di queste attività. Oltre alla definizione comune dei reati, verrebbero anche fissate nuove pene minime molto severe per chi li commette.

Secondo le stime dell’Ue, i “foreign fighter” sarebbero oggi circa 12.000, di cui 2.500 di origine europea. Per poter individuare e bloccare più facilmente i “foreign fighter”, comunque, sarà necessario ripresentare la normativa sulla raccolta dei dati dei passeggeri aerei (Pnr), che il Parlamento europeo aveva bocciato per ragioni di protezione della privacy. Un intervento in un campo d’azione nuovo, secondo le fonti, potrebbe interessare la sicurezza privata, con l’imposizione di standard comuni almeno per quanto riguarda il reclutamento e il “training” degli agenti, per i quali oggi esistnon “enormi differenze” a seconda delle diverse agenzie, che competono sul piano dei costi. Basta guardare i numeri per capire quanto potrebbe essere utile un miglioramento qualitativo in questo settore: “Gli agenti privati sono oggi nell’Ue 2,5 milioni, il quintuplo degli agenti della sicurezza pubblica”, hanno spiegato le fonti. Un altro livello è quello della cooperazione fra gli Stati membri, e in particlare giudiziaria e di polizia, di sicurezza e intelligence, delle forze speciali etc., che deve essere intensificata. A livello di “policy”, infine, vanno intensificati i controlli sulle armi e gli esplosivi e sui possibili materiali chimici, biologici e nucleari che potrebbero essere usati per degli attentati.

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L’idea è quella di utilizzare l'”expertise” e le competenze tecniche avanzate che sono state accumulate negli ultimei anni su questo tipo di controlli negli aeroporti, e trasferirla negli edifici pubblici e nei luoghi in cui si svolgono riunioni pubbliche. Ma la “policy” più importante è quella da condurre contro la radicalizzazione nelle società europee, “che non è solo una questione di intelligence, ma anche e soprattutto di lavoro nel sociale”. Per un ex detenuto, per esempio, “la fase più delicata, è quella del suo ultimo mese in carcere, o dei suoi primi giorni di libertà”, quando più è esposto al recrutamento terrorista. A questa politica anti radicalizzazione, secondo le fonti, “è importante che partecipino anche le Ong, i sindacati, le organizzazioni giovanili. E soprattutto la polizia locale, che deve essere in grado di interpretare i primi segni della radicalizzazione negli individui: per esempio simboli ostentati come tatuaggi e bandiere, oppure il fatto che uno scompare per sei mesi e poi torna con un certo taglio di capelli”.

Dopo l’attetato al Charlie Hebdo, la minaccia terroristica, i “foreign fighter” e la nuova strategia europea di sicurezza saranno al centro di una serie di riunioni dei ministri degli Esteri e di quelli degli Affari interni e di Giustizia dell’Ue, nelle prossime settimane, come nuove priorità, o priorità rafforzate nelle agende dell’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, e della nuova presidenza lettone del Consiglio Ue. Il Parlamento europeo ne discuterà con la presidenza lettone e con l’Alto rappresentante durante la sua sessione plenaria la settimana prossima a Strasburgo.

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