Politica

Umbria galvanizza centrodestra, Salvini mira sul Governo e attacca Conte. Di Maio? “Non si torna indietro”

Cita Vasco in apertura (“una splendida giornata”), non nomina mai Vincenzo Bianconi, il candidato ‘civico’ di Pd-M5s che, dopo l’ammissione della sconfitta e gli auguri di buon lavoro alla Tesei, sceglie il low profile e trascorre la giornata in famiglia, a Castelluccio. Ma c’è un nome che più di tutti ricorre nelle parole di Matteo Salvini e non è quello dell’ex alleato Luigi Di Maio bensì quello del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Che è, Salvini dixit, arrogante, confuso, “premier momentaneo, molto momentaneo”, “non lo invidio”.

Ma di spallata al governo Matteo Salvini, il giorno dopo la vittoria della Lega in Umbria – di tutta la squadra, precisa, ma è la Lega che quasi quadruplica i voti e Fratelli d’Italia li raddoppia mentre Forza Italia scende fino al 5% – non parla perché “in democrazia ci sono le elezioni”. Non è aria, insomma, da “datemi i pieni poteri”, al di là del risultato inaspettato anche dai leghisti, ma prevale la strategia di cuocere a puntino il governo con i voti amministrativi dei prossimi mesi. Salvini, infatti, guarda già all’Emilia Romagna e poi alla Calabria e poi alla Toscana e all’altro manipolo di Regioni che vanno al voto nel 2020. Il centrodestra unito si dimostra vincente e l’ex ministro dell’Interno, forte di una Lega oltre il 36%, si può permettere di ringraziare Berlusconi per i complimenti sottolineando che è un risultato di tutta la squadra e che lui non vuole fare “una partita in solitario”.

Gli attacchi, dunque, nella conferenza stampa al Park Hotel di Ponte San Giovanni, frazione alle porte di Perugia – lontana dai salotti buoni della città in cui il leader del Carroccio accusa la sinistra di essersi rinchiusa da anni -, sono tutti per Giuseppe Conte. E’ lui l’avversario. Al tavolo dei vincitori, a fianco di Salvini, c’è la neo governatrice Donatella Tesei che abbandonerà il suo seggio al Senato per guidare la Regione e che, promette, incalzerà il governo sugli impegni presi perché non restino promesse da campagna elettorale. C’è il segretario della Lega umbra e deputato, Virginio Caparvi e, in sala, l’ex sottosegretario Stefano Candiani, la deputata Barbara Saltamartini, il senatore Simone Pillon. “E’ un voto che ha anche una valenza nazionale” premette Salvini anche se “il premier continua nella sua arrogante distruzione dell’Umbria” dicendo che ha votato una piccola percentuale di italiani e che il governo non ne sarà scalfito. Ma “lo capiamo nella sua confusione perché deve districarsi” tra molti fronti, dal Russiagate al nuovo problema aperto dall’articolo del Financial Times che “se fosse vero in qualunque paese ci si dimetterebbe in tre minuti”.

Ma Salvini non proferisce neppure la parola “dimissioni”: preferisce guadagnare terreno elezione dopo elezione e poi “vedremo quanto resteranno attaccati alle poltrone”. Di certo “non si torna indietro”, non si torna all’alleanza gialloverde, “ai Consigli dei ministri lunghi dieci ore con Di Maio, Toninelli e Bonafede senza concludere un fico secco”. Tra chi non sottovaluta il voto in Umbria c’è Giorgia Meloni che chiede le dimissioni di Conte dopo il “ceffone” ricevuto dal voto degli umbri e si spinge oltre sostenendo che una “minoranza arrogante” non può eleggere il prossimo Capo dello Stato. Se i giallorossi arriveranno al termine della legislatura, il 2023, saranno loro, infatti, a guidare le danze per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Detto questo la leader di Fdi è però pronta a giocarsela in altre elezioni regionali perchè “non ci sono più roccaforti” e “se il governo decidesse di rimanere in sella contro ogni aspettativa e dignità possiamo vincere ovunque” con il centrodestra. Per Silvio Berlusconi il centrodestra ha “il diritto-dovere” di governare il Paese anche se tra gli azzurri i 20 mila voti persi in Umbria rispetto alle regionali del 2015 soffiano su un malcontento già ampiamente esistente. askanews

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