Via libera al decreto Ucraina, il Cdm riporta la parola “armi” nel testo

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Palazzo Chigi, sede del governo italiano

Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il decreto per la proroga degli aiuti all’Ucraina in tempi record, ma con due assenze pesanti: quelle del ministro della Difesa Guido Crosetto e del vicepremier Matteo Salvini. Entrambi hanno giustificato la loro mancata presenza con “motivi personali”, secondo quanto riferito dai rispettivi staff. Il provvedimento autorizza la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità di Kiev e contiene anche disposizioni sul rinnovo dei permessi di soggiorno per i cittadini ucraini e sulla sicurezza dei giornalisti freelance.

L’assenza del leader leghista ha subito alimentato i sospetti di una protesta silenziosa contro il decreto. Salvini ha infatti più volte manifestato perplessità sull’invio di armi a Zelensky, soprattutto alla luce del nuovo scenario diplomatico internazionale. Ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha respinto ogni ipotesi di dissidio: “No, c’era Giorgetti, c’erano i ministri della Lega”, ha dichiarato ai giornalisti fuori da Palazzo Chigi. Alla domanda se la formulazione del testo andasse bene all’alleato, Tajani ha tagliato corto: “Lo hanno approvato”.

La querelle sull’aggettivo “militari” nel testo del decreto

Il nodo politico si è concentrato proprio sulla presenza o meno della parola “militari” nel titolo del decreto. In una bozza precedente, infatti, l’aggettivo era sparito e il testo recitava: “Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti in favore delle autorità governative e della popolazione dell’Ucraina”. Una formulazione più neutra che sembrava strizzare l’occhio alle richieste della Lega di maggiore prudenza sul sostegno bellico a Kiev.

Nella versione finale approvata dal Consiglio dei ministri, però, la parola “militari” è tornata nell’intestazione del provvedimento. Il decreto porta infatti il titolo completo: “Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, per il rinnovo dei permessi di soggiorno in possesso di cittadini ucraini, nonché per la sicurezza dei giornalisti freelance”. Un segnale chiaro di continuità nella linea di sostegno militare all’Ucraina, nonostante le resistenze interne alla maggioranza.

Nessuna decisione sul referendum per la separazione delle carriere

Sul fronte giustizia, invece, nulla di fatto. Il Consiglio dei ministri non ha preso alcuna decisione sulla data del referendum per la riforma della separazione delle carriere dei magistrati, tema caro al centrodestra e in particolare a Forza Italia. “Non ne abbiamo parlato”, ha tagliato corto il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci all’uscita da Palazzo Chigi, rispondendo ai giornalisti che chiedevano se fosse stata discussa un’eventuale data per la consultazione popolare.

La questione resta quindi in sospeso, destinata probabilmente a tornare sul tavolo del governo nelle prossime settimane. Intanto l’esecutivo ha portato a casa l’obiettivo principale della giornata: blindare gli aiuti a Kiev senza strappi formali nella maggioranza, anche se le crepe restano evidenti.