Nel Pd si litiga anche su Salvini. Renziani in fibrillazione

Nel Pd si litiga anche su Salvini. Renziani in fibrillazione
Carlo Calenda
3 agosto 2019

Carlo Calenda in versione sarto, taglia e cuce le due petizioni che chiedono le dimissioni di Matteo Salvini. Un modo, a giudizio dell’ex ministro, per ricompattare i dem. Ma il Partito Democratico sembra attraversato da tensioni piu’ profonde delle sole petizioni. I renziani sono in agitazione da tempo, lo si e’ visto con il caso innescato da Matteo Orfini sulle motovedette cedute alla Libia e sulla mozione di sfiducia chiesta da Renzi e rimandata da Zingaretti. L’ultimo capitolo aperto da Renzi riguarda proprio le petizioni: una promossa dall’ex presidente del Consiglio tramite i suoi Comitati di Azione Civile. L’altra da Zingaretti tramite il Partito Democratico, con tanto di appello all’unita’. Ma a contorno di questo, non devono sfuggire alcuni segnali contenuti in dichiarazioni recenti dei big renziani, a partire dal leader.

Ieri, prendendo spunto dal dibattito nel partito democratico americano, Renzi ha proposto un parallelismo con la situazione in casa Pd scrivendo su Twitter: “Mentre chi guida il Governo semina odio e mette in discussione i valori fondamentali del Paese i Dem anziche’ attaccare il Governo litigano tra loro, massacrano il candidato piu’ forte, fanno polemiche sul buon governo del passato. Ma che strano il Partito Democratico. Americano”. L’emoticon sorridente in calce al cinguettio non basta a derubricare l’esternazione di Renzi come una goliardata. Nel passaggio sul massacro “del candidato piu’ forte” si scorge infatti il desiderio profondo delle truppe renziane: tornare alla guida del partito e proporre una propria candidatura per la leadership. Della necessita’ di una leadership forte parla anche Maria Elena Boschi, ospite giovedi’ sera della Festa dell’Unita’ di Roma: “Come Pd dobbiamo fare un esame di coscienza perche’, a volte, siamo un po’ timidi”, dice. “Penso sia stato un errore non presentare la mozione di sfiducia due settimane fa”. E perche’ non ci siano dubbi su chi debba ricadere questa responsabilita’, aggiunge: “Dobbiamo esprimere una leadership politica forte”. Tradotto: la leadership di Zingaretti e’ timida, ne va trovata un’altra.

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Certo, non tutta la vecchia guardia renziana e’ dello stesso avviso. Una fetta importante di Base Riformista, quella guidata da Lorenzo Guerini, si sta mostrando “responsabile” nei confronti del segretario. Diverso l’atteggiamento degli esponenti di Sempre Avanti raccolti attorno a Roberto Giachetti, Anna Ascani e Luciano Nobili, che non esitano a contestare la segreteria, anche con toni molto duri. A fronte di tutto questo, il segretario Pd guarda avanti deciso a non farsi trascinare in dibattiti che distraggono dal lavoro che si e’ dato: rimettere il partito in sintonia con il Paese. Il tour per l’Italia, nei luoghi della crisi e in quelli dell’eccellenza del Paese, sta dando i suoi frutti in termini di consenso, si spiega. Gli esponenti dem che accompagnano Zingaretti in queste tappe non mancano di rilevare l’accoglienza sempre un po’ piu’ calorosa riservata al segretario. Ma sono soprattutto i riscontri in termini di interazioni sui social network a incoraggiare Zingaretti ad andare avanti.

Il sondaggio Swg che vede il Partito democratico guadagnare ancora mezzo punto e attestarsi al 22 per cento – staccando di quasi 5 punti il M5s – e’ per l’inner circle zingarettiano un ulteriore elemento di ottimismo. Insomma, rimanere fuori dalle liti interne e’ sempre di piu’ la linea del segretario. D’altra parte, dai commenti lasciati su Facebook e Twitter emerge come l’elettore medio del Pd mal sopporti le liti interne e chieda sempre piu’ concretezza. “Il suo sforzo va apprezzato, ma rimane una situazione imbarazzante”, scrive Alice De Amicis sotto il post in cui Carlo Calenda chiede di accorpare le due petizioni. “Possibile che si debba arrivare a questo? Ve lo chiede un elettore del Pd disorientato”, aggiunge Mirko Sichinolfi. “Leggo, seguo cerco di comprendere. Ormai ci aspettano anni di governo con Salvini, le statistiche non ci danno speranze. Ricompattatevi, confrontatevi, studiate tanto e siate pronti con un programma granitico tra due legislature”, e’ l’appello di Resi Bianchi.

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