Referendum, si vota il 4 dicembre. Il premier: “Non ci sara’ un’altra occasione”. Le opposizioni: “Il 4 dicembre manderemo a casa Renzi”

Referendum, si vota il 4 dicembre. Il premier: “Non ci sara’ un’altra occasione”. Le opposizioni: “Il 4 dicembre manderemo a casa Renzi”
26 settembre 2016

di Enzo Marino

Il Consiglio dei ministri ha fissato la data per il referendum sulla riforma costituzionale: sarà il prossimo 4 dicembre. Scartata, quindi, l’altra data in ballo per la consultazione, quella del 27 novembre.  “La partita e’ adesso e non tornera’. Non ci sara’ un’altra occasione. Sono certo che non la sprecheremo”. Ed ancora: “Il risultato del referendum non dipende tanto da me, ma da tutti voi”, sono le prime parole del premier Matteo Renzi dopo il cdm nel corso del quale è stato deciso, come detto, il giorno in cui gli italiani si recheranno alle urne per il referendum. “Nel merito – sottolinea il premier – la questione e’ semplice. Vogliamo superare il bicameralismo paritario si’ o no? Vogliamo ridurre il numero dei parlamentari si o no? Vogliamo contenere i costi delle istituzioni si o no? Vogliamo cancellare il Cnel si o no? Vogliamo cambiare i rapporti Stato Regioni che tanti conflitti di competenza hanno causato in questi 15 anni si o no?”. “Questo – osserva il presidente del Consiglio – e’ il quesito referendario. Cosi’ stabilito dalla Legge, non dal marketing. Ma potremmo ridurlo a un concetto piu’ semplice. Vogliamo – si chiede Renzi – avere un Paese piu’ stabile e piu’ semplice o vogliamo tornare alle bicamerali D’Alema-Berlusconi o consegnarci a una strana forma di democrazia diretta in cui una srl di Milano controlla la democrazia interna di uno dei piu’ grandi partiti del Paese e si lega ai propri amministratori da contratti privati con tanto di penali da pagare?”.

In sostanza, per Renzi “la partita e’ tutta qui. Qui e ora”. Sulle barricate le opposizioni. Il primo affondo arriva da Sinistra Italiana. “Nonostante gli impegni presi, Renzi ha deciso da solo e senza consultare nessuno la data del referendum. La parabola si conclude esattamente come era iniziata: sin dal primo momento Renzi ha gestito la riforma della Costituzione come se fosse un suo affare privato e non riguardasse invece la legge delle leggi, fondamentale per tutti gli italiani – tuonano i due capigruppo alla Camera e al Senato Arturo Scotto e Loredana De Petris – Renzi ha scelto di votare il piu’ tardi possibile mentre sarebbe stato opportuno aprire le urne gia’ nei primi giorni di ottobre. Il motivo di questo rinvio e’ evidente: Renzi vuole sfruttare sino all’ultimo gli spazi offerti da un Tv mai cosi’ di parte, senza problemi di par condicio sperando di acquistare voti con qualche manovra economica di puro spreco e propaganda elettorale, come quelle a cui ci ha abituati”. Insomma, per i due parlamentari di SI, “mai si era visto un governo cosi’ lontano dall’imparzialita’ che sarebbe in questi casi obbligatoria”.  “Habemus datam! Dal conclave del Consiglio dei Ministri di oggi, con il classico stile renziano che esclude le opposizioni da qualsiasi decisione, arriva finalmente la data tanto attesa del referendum costituzionale” fa eco il presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani, che sottolinea: “adesso che il giorno e’ fissato, l’imperativo categorico e’ quello di essere uniti per un no fondamentale per le istituzioni e la democrazia del nostro Paese. Questa riforma non riduce i costi, non supera il bicameralismo e anzi complica il processo legislativo, non garantisce la stabilita’ di governo e il rispetto della sovranita’ popolare. Proprio il contrario di quanto promette il premier, anche attraverso la formulazione di un quesito che tenta di indurre in errore”, conclude l’esponente azzurro.

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“Il 4 dicembre io voto no per licenziare Renzi! – puntella il segretario federale della Lega su Twitter – E sabato 12 novembre a Firenze gli diamo il preavviso!”, annunciando per quel giorno un comizio nella citta’ toscana. Per i Cinquestelle “è grave che Renzi abbia scelto la data del referendum costituzionale senza neanche consultarsi con le opposizioni. Ed e’ altrettanto grave e vergognoso che abbia negato ai cittadini, per cosi’ tanto tempo, la possibilita’ di esprimersi su un tema cosi’ delicato e importante, facendo un’indegna melina”. “Se avesse potuto – aggiungono – il presidente del Consiglio ci avrebbe fatto votare a Natale o, magari, a Capodanno, nella speranza di scoraggiare la maggioranza degli italiani, che e’ a favore del No, a recarsi presso le urne e nel tentativo di arrivare a mangiarsi il panettone. Renzi sembra uno di quei prestigiatori del gioco delle tre carte che, pur di vincere, sono disposti a tutto, truccando le regole e prendendosi gioco di tutti”. Una chiosa arriva anche dall’esponente di Sinistra Italiana in Vigilanza Rai. “Ora che Palazzo Chigi ha imposto la data di svolgimento del referendum, si dia una regolata all’invasione mediatica di Renzi e dei suoi ministri nelle televisioni e nei tg – chiede Nicola Fratoianni – In attesa che scatti la par condicio, ci auguriamo che ci sia un’autoregolamentazione sia nel servizio pubblico che in quello privato, e si riconosca eguale dignita’ anche alle ragioni del NO, in questi mesi relegate in un angolo, fornendo spazio esclusivamente alle ragioni governative”.

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IL QUESITO REFERENDARIO “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 88 del 15 aprile 2016?. Questo il quesito referendario che i cittadini troveranno nella scheda domenica 4 dicembre. Si vota barrando la casella del Si’ oppure quella del No. Una formulazione che ha sollevato le dure critiche delle opposizioni, che hanno accusato il governo di dare un’indicazione precisa agli elettori a favore del Si’. Eppure, il quesito risponde alle prescrizioni di legge. E precisamente, a determinare come deve essere sviluppato il quesito e’ la legge 352 del 1970, “norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”, che all’articolo 16 stabilisce: il quesito sulla scheda deve riprendere il titolo della riforma, cosi’ come pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Diverse furono le formulazioni dei quesiti degli ultimi referendum costituzionali: piu’ concise e senza l’elenco delle principali norme contenute nella legge di revisione costituzionale. Ma cio’ fu determinato dal titolo stesso che fu dato alle rispettive riforme. I precedenti piu’ ravvicinati sono due referendum costituzionali, quello che si e’ svolto nel 2006 sulla riforma del governo Berlusconi, la cosiddetta ‘Devolution’, e quello che si svolse nel 2001 per la riforma del Titolo V fatta dal centrosinistra. Nel 2001 il referendum si svolse in un’unica giornata, il 7 ottobre. Nel 2006, invece, la consultazione popolare occupo’ due giorni, domenica 25 e lunedi’ 26 giugno. Il referendum sara’ valido a prescindere dal numero dei votanti. Nel referendum confermativo, detto anche costituzionale, infatti, non e’ previsto alcun quorum, ossia si procede al conteggio dei voti validamente espressi indipendentemente se abbia partecipato o meno alla consultazione la maggioranza degli aventi diritto, a differenza di quanto previsto per il referendum abrogativo. Nel 2006 si reco’ alle urne il 52,3% degli aventi diritto: vinse il No con il 61,3%, il Si’ si fermo’ al 38,7%. Nel 2001, invece, si reco’ alle urne il 34% degli aventi diritto: vinsero i Si’ con il 64,2%, i No incassarono il 35,8%.

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