Intesa Stato-Regione, alla Sicilia 1,7 miliardi per “welfare e investimenti”. Crocetta: prossima giunta reddito di cittadinanza

Intesa Stato-Regione, alla Sicilia 1,7 miliardi per “welfare e investimenti”. Crocetta: prossima giunta reddito di cittadinanza
21 giugno 2016

baccei_624Vale un miliardo e 685 milioni l’anno l’accordo tra Stato e Regione Sicilia al quale ieri ha dato il via libera definitivo il Consiglio dei ministri. L’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei (foto) e il governatore Rosario Crocetta (foto home)parlano di risanamento, di spinta agli investimenti e alle riforme, e di sostegno al welfare con misure come il reddito di inclusione. “L’importo complessivo, come gia’ definito nel documento di programmazione e nell’ultima legge di stabilita’ regionale, e’ di un miliardo e 685 milioni l’anno. Negli anni verranno dati in maniera diversa”, dice Palazzo d’Orléans.  Quest’anno sono stati trasferiti 900 milioni previsti nella legge di stabilita’ nazionale, adesso ulteriori 500 milioni, mentre altri 285 milioni arriveranno dalla normativa dell’Iva dello split payment che, riconoscendo la territorialita’, ha aumentato le entrate dell’imposta. I previsti 500 milioni arriveranno gia’ come maggiori imposte Irpef. L’anno prossimo nelle casse regionali troveranno spazio un miliardo e 400 milioni come maggiori imposte Irpef e il resto dall’Iva, mentre dal 2018 le risorse saranno assegnate tutte come maggiore imposte Irpef.

Uno schema realizzato, secondo Baccei, senza trasferimento di funzioni, saranno risorse nette in piu’ sul bilancio della Regione Sicilia. “Fino a oggi si ragionava in termini di entrate e trasferimento funzioni – precisa l’assessore – ma la nostra bravura e’ stata riuscire a farci riconoscere un percorso di riforme fatte e di trasparenza sul bilancio che ci ha permesso di sedere al tavolo di Roma, dimostrando che la Sicilia ha subito nel corso degli anni, non dal punto di vista giuridico, ma di fatto, dei torti”. Partendo da questo, il governo ha avviato delle interlocuzioni sulla base di due sentenze della Corte Costituzionale. “Una – ricorda il titolare dell’Economia – afferma che la Sicilia ha subito dei torti e bisognava scendere a nuovi patti con lo Stato e l’altra, piu’ recente, che prevede che l’ammontare delle tue rivendicazioni deve essere pari a cio’ che non puoi sostenere a bilancio. Quindi abbiamo rimesso a posto tutti i numeri e abbiamo dimostrato l’ammontare che non riuscivamo piu’ a sostenere e’ di un miliardo e 685 milioni”.

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Un fatto storico ,secondo l’assessore, e ora ci sara’ un percorso che prevedera’ in completamento delle norme di attuazione dello Statuto. “Con il passaggio di ieri chiudiamo un percorso di risanamento del bilancio iniziato con il governo Crocetta. Sono tre i grossi benefici di questa manovra: abbiamo evitato il default, ripresa per i capelli la Regione. Gia’ da quest’anno abbiamo 700 milioni in piu’ per lo sviluppo, perche’ non usiamo piu’ i fondi sviluppo e coesione per coprire la spesa corrente. Abbiamo comunque un 1,7 miliardo in piu’ di liquidita’ ogni anno. L’ultima, aver riportato in equilibrio i conti, con un anno di anticipo, e cosi’ non abbiamo piu’ un limite di spesa dovuto al patto di stabilità”. Anche Crocetta parla di “accordo strutturale storico che rivede quello del 1965 tra Regione siciliana e Stato in materia di entrate. Un accordo che premia il lavoro fatti in questi anni, perche’ abbiamo messo in campo un’azione continua e rigorosa di monitoraggio e di riqualificazione della spesa”. “Gia’ i precedenti governi – prosegue il governatore della Sicilia – avevano tentato di rivedere la questione delle entrate della Regione, non ultimo il governo Lombardo che, dopo tre anni di trattativa, si e’ visto rispondere che non c’era ‘un centensimo’. Allora ci fu una indisponibilita’ da parte dello Stato perche’ c’era una Regione spendacciona, mentre l’accordo oggi e’ stato possibile perche’ negli ultimi tre anni i nostri bilanci sono stati rigorosi e abbiamo attuato le riforme necessarie per mettere a posto i conti”.

Crocetta ha ricordato il lavoro svolto sul piano del risanamento passando da un disavanzo di 2 miliardi al 31 dicembre all’avanzo di 637 milioni del 31 dicembre 2015. “Abbiamo ridotto i compensi ai parlamentari del 40 per cento – evidenzia – fissato un tetto ai dirigenti regionali che e’ il piu’ basso d’Italia, bonificato sistemi come quelli degli ex Pip, attuato il taglio delle doppie pensioni. E ancora abbiamo ridotto le spese dei forestali, riudendo i loro privilegi, da 380 milioni a 220 milioni, e utili in Sanita’ al posto delle perdite”. Sono tre gli accordi siglati tra la Regione il presidente del Consiglio ha spiegato Crocetta, approvati dal Consiglio dei Ministri ieri sera. L’ultimo e’ incentrato sull’accordo strutturale delle entrate: “Non vivremo piu’ di bilanci – sottolinea – che si fanno all’ultimo momento dopo approvazione della finanziaria. D’ora in poi vivremo di entrate proprie: siamo nelle condizioni di fare bilanci pluriennali senza piu’ dover aspettare la legge di stabilita’ nazionale. Non vivremo piu’ di finanza trasferita dallo Stato, ma di entrate nostre. Ormai c’e’ una macchina regionale che non fa piu’ i conti falsi per poter spendere ma si fanno previsioni corrette per poter organizzare la spesa”.

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Nuove risorse, piu’ invesitmenti, ma anche interventi strutturali sulle fasce piu’ deboli: “Attraverso un accordo con lo Stato – dice ancora Crocetta – siamo valutando se sia possibile in via amministrativa, con una delibera di giunta, introdurre il reddito di cittadinanza. Ma dovra’ autorizzarci il Cipe. Il mio intendimento e’ di approvarlo in giunta e poi chiedere il via libera allo Stato”. Non e’ tutto: “Chiederemo a breve lo stato di emergenza per gli incendi e lo faremo senza chiedere un centesimo allo Stato. Non chiediamo un’elemosina. Il senso di questo accordo e’ di grande dignita. Sono stati i siciliani, una piccola parte, a distruggere la Sicilia. Sarebbe un messaggio negativo se chiedessimo soldi allo Stato: per la prima volta una regione chiedera’ lo stato di emergenza senza richiedere risorse aggiuntive”.

ECCO COSA PREVEDE L’INTESA

Pareggio di bilancio nel 2018 e riduzione della spesa corrente per incrementare quella destinata agli investimenti e riforme. Lo prevede l’accordo da un miliardo e 600 milioni siglato ieri dal premier Matteo Renzi e dal governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che riconosce alla Regione siciliana un modello di entrate allineato a quello riconosciuto alle altre regioni a statuto speciale e non prevede il trasferimenti di nuove funzioni. L’intesa impegna la Regione per gli anni 2017-2020 a riqualificare la spesa corrente, riducendola in modo strutturale in misura non inferiore al 3 per cento per ciascun anno e ad aumentare gli investimenti. Tra le altre cose, la Regione si impegna a ridurre i costi del pubblico impiego, a riorganizzare la macchina amministrativa, recependo i principi contenuti nella riforma Madia, a ridurre la spesa per fitti passivi, i costi della politica e i centri di costo, a recepire la legge sulla dirigenza pubblica, le norme in materia di semplificazione amministrativa, la legge Delrio su città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni.

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“Si tratta di azioni e provvedimenti che la Regione ha già messo in campo – dice l’assessore regionale al Bilancio Alessandro Baccei – Questo accordo impegna la Regione negli anni a ridurre la spesa corrente a favore della spesa per investimenti”. L’accordo in pratica consente di sbloccare la spesa corrente e i trasferimenti agli enti locali. “Consente di sbloccare la spesa per il 2016 della legge di stabilità regionale – aggiunge Baccei – 900 mln di euro il governo nazionale li ha dati alla Regione con la legge di Stabilità, con questo accordo disponiamo di 500 milioni e altri 285 mln dalla normativa sull’Iva”. “L’anno prossimo nelle casse regionali affluiranno 1,4 mln di euro come maggiori imposte rivedendo le aliquote Irpef e la parte restante dall’Iva. La Sicilia ogni anni potrà contare in via strutturale su 1,7 mln di euro e non si creerà più debito”. Dal 2018 maggiori entrate per 1,685 mln di euro saranno devolute dallo Stato alla Regione attraverso incremento della percentuale Irpef.

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