Escalation India-Pakistan: cresce il rischio di conflitto su larga scala tra potenze nucleari
Sistemi missilistici antiaerei S-400
La tensione tra India e Pakistan ha raggiunto nelle ultime ore livelli allarmanti, con scambi di attacchi e contrattacchi tra le forze armate dei due Paesi che fanno temere un’escalation incontrollata. Colpi di artiglieria, bombardamenti aerei e incursioni con droni armati sono stati segnalati lungo la linea di controllo nel Kashmir e in diverse aree di confine, alimentando i timori della comunità internazionale di una crisi potenzialmente devastante tra due potenze dotate di armamento nucleare.
Le preoccupazioni sono aumentate dopo che fonti militari pakistane avevano ventilato l’ipotesi di una convocazione del comitato preposto alla valutazione dell’impiego dell’arsenale atomico. Tuttavia, una smentita ufficiale è arrivata dal ministro della Difesa di Islamabad, Khawaja Asif, che ha escluso al momento il ricorso all’opzione nucleare. “L’uso di armi nucleari non è in discussione ora”, ha dichiarato Asif, pur avvertendo che, se la crisi dovesse peggiorare, “le conseguenze si estenderebbero ben oltre la regione”.
Intanto, mentre sul terreno si susseguono gli scontri, da entrambe le capitali giungono segnali ambivalenti. Il ministro degli Esteri pakistano, Mohammad Ishaq Dar, ha aperto alla possibilità di un dialogo: “Se l’India si ferma, lo faremo anche noi. Non vogliamo distruzione, desideriamo pace e rispetto reciproco”. Parole distensive, tuttavia accompagnate da nuove azioni militari. Nuova Delhi ha confermato di aver colpito installazioni pakistane in risposta a un attacco missilistico lanciato da Islamabad contro lo Stato del Punjab.
A sua volta, il governo pakistano ha annunciato di aver distrutto un sistema di difesa aerea S-400 indiano — una rivendicazione subito smentita dall’aeronautica di New Delhi. L’escalation è proseguita con la chiusura dello spazio aereo da parte del Pakistan, l’abbattimento di droni da parte delle forze indiane e numerosi episodi di sparatorie transfrontaliere denunciati dalla Forza di Sicurezza di Frontiera dell’India. La popolazione civile è stata direttamente coinvolta: un’allerta rossa è stata diramata nella città indiana di Amritsar, mentre nel Kashmir si registrano vittime e feriti a causa dei bombardamenti. Una riunione d’emergenza è stata convocata dal primo ministro indiano, in parallelo con la convocazione del Consiglio di Comando Nazionale da parte del governo pakistano.
Sul fronte diplomatico, gli Stati Uniti si sono mossi con urgenza: il Segretario di Stato Marco Rubio ha avuto colloqui telefonici con i vertici militari e diplomatici di entrambi i Paesi, esortando alla de-escalation e al ripristino di un canale di comunicazione diretto per evitare “errori di calcolo fatali”. In una nota pubblicata su X, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha confermato che “l’approccio dell’India resta misurato e responsabile”.
L’aeronautica indiana ha denunciato movimenti sospetti delle truppe pakistane verso aree avanzate, interpretati come segnali di una possibile offensiva. “Le forze armate indiane sono in stato di massima allerta, ma impegnate a evitare l’escalation, a patto che Islamabad faccia altrettanto”, ha dichiarato la Wing Commander Vyomika Singh in conferenza stampa. Intanto, il G7 ha rivolto un appello congiunto affinché le parti coinvolte esercitino “la massima moderazione”. Turchia e Arabia Saudita stanno tentando una mediazione, mentre l’India ha annunciato che non parteciperà alla prossima riunione del Fondo Monetario Internazionale dedicata agli aiuti al Pakistan — una mossa dal forte valore politico.
Nel frattempo, manifestazioni di sostegno all’offensiva militare si sono moltiplicate nelle principali città pakistane. Colpi d’arma da fuoco sono stati segnalati nel nord-ovest del Paese, mentre la televisione statale di Islamabad ha annunciato attacchi di rappresaglia in corso contro “diverse località in India”, senza tuttavia fornire dettagli verificabili. Il quadro resta estremamente fluido e potenzialmente esplosivo. Con entrambi i Paesi in possesso di armi nucleari e la crescente difficoltà nel verificare in modo indipendente le notizie dal fronte, il rischio che la crisi degeneri in un conflitto aperto su scala regionale — o peggio — non può essere escluso.

