Orestiadi2025: due serate di teatro, memoria e verità a Gibellina

Un weekend tra corpi che gridano, storie negate e memoria che non si piega

Le Orestiadi, il celebre festival teatrale che ogni anno anima le pietre antiche di Gibellina, torna con un programma carico di emozione, denuncia e impegno civile. Venerdì 18 e sabato 19 luglio 2025, al Baglio di Stefano, andranno in scena due spettacoli intensi e potenti, accompagnati da un incontro culturale che lega arte, storia e identità.

Venerdì 18 luglio

Per la prima volta alle Orestiadi, Antonio Latella porta in scena “Wonder Woman”, testo scritto insieme a Federico Bellini, che racconta una storia vera, sconvolgente e ancora troppo attuale.

La protagonista è una ragazza peruviana vittima di uno stupro di gruppo ad Ancona nel 2015. La sua lotta per ottenere giustizia si scontra con un sistema che sembra negargliela non solo per i fatti commessi, ma anche per come appare: la Corte d’Appello assolve gli imputati sostenendo che la ragazza “non era abbastanza femminile per essere considerata una vittima credibile”.

Nello spettacolo, interpretato da quattro attrici (Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara, Beatrice Verzotti), la giovane diventa una eroina contemporanea, simbolo della ricerca della verità e del rifiuto delle convenzioni sociali.

Il libro 

Alle ore 19.30, venerdì 18 luglio, presso il Baglio di Stefano, si terrà la presentazione del libro “Gibellina. Ideologia e utopia” (Franco Angeli – 2025) di Giuseppe La Monica.

Un’occasione per esplorare la complessa storia dell’identità di Gibellina, città simbolo di rinascita dopo il terremoto del 1968 e cantiere aperto dell’arte contemporanea. Un dialogo perfetto con il clima artistico e civile delle Orestiadi.

Sabato 19 luglio

Protagonista della seconda serata è Davide Enia, con “Autoritratto”, uno spettacolo che affronta il tema della mafia e il suo impatto emotivo su una comunità intera. Lo spettacolo si snoda attraverso una narrazione intensa, tra corpo, dialetto e musica dal vivo, accompagnata dalle composizioni di Giulio Barocchieri.

Enia parte da una constatazione dolorosa: non ricorda nulla del 23 maggio 1992, il giorno in cui Giovanni Falcone perse la vita sotto le bombe di Cosa Nostra. Mentre tutti intorno a lui conservano un ricordo nitido, lui vive una sorta di rimozione, sintomo di una nevrosi diffusa. Da qui parte un viaggio dentro sé stesso e dentro la coscienza collettiva siciliana, dove la mafia è stata per anni minimizzata, banalizzata o persino mitizzata.

Lo spettacolo arriva a toccare uno dei momenti più bui della storia italiana: il rapimento e l’omicidio di Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito, tenuto prigioniero per 778 giorni e ucciso con una crudeltà estrema. Una ferocia che rappresenta l’apparizione del male assoluto, impossibile da descrivere — ma necessario da ricordare.

Anche quest’anno, le Orestiadi di Gibellina confermano il loro ruolo di palcoscenico della verità, della memoria e della ribellione civile. Due serate intense, dense di significati, dove il teatro non intrattiene, ma interroga, scuote e coinvolge.