“Lo Stato controlla le tasche anche dei tuoi figli”: Agenzia delle Entrate, ad Agosto scattano i controlli fiscali sui conviventi, lo dice la Cassazione

Agenzia delle Entrate (ansa) - IlFogliettone.it

Agenzia delle Entrate (ansa) - IlFogliettone.it

Il Fisco e i conti correnti, cosa dice la legge: possono fare accertamenti sia su di te che su familiari e conviventi

La normativa italiana consente all’Agenzia delle Entrate di accedere ai conti correnti dei contribuenti, nel rispetto di specifiche condizioni. L’obiettivo principale è quello di verificare l’eventuale presenza di movimenti sospetti che non trovano corrispondenza nella dichiarazione dei redditi. Quando sussistono fondati sospetti di evasione, l’amministrazione finanziaria può avviare un accertamento bancario mirato, come ribadito dalla recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 16850 del 2024.

Il potere ispettivo dell’Agenzia delle Entrate trae origine dall’articolo 32 del D.P.R. 600/1973. In base a questa norma, tutte le movimentazioni sui conti bancari – in entrata e in uscita – si presumono fiscalmente rilevanti, a meno che il contribuente non sia in grado di dimostrare il contrario. È dunque a carico del cittadino l’onere della prova, che deve fornire spiegazioni analitiche e documentate per ogni operazione contestata.

A supporto delle attività ispettive, l’Agenzia delle Entrate dispone di un potente strumento: l’Anagrafe dei rapporti finanziari. Si tratta di una banca dati che raccoglie informazioni su conti correnti, carte prepagate, conti deposito e strumenti di investimento intestati ai contribuenti. Grazie a questo archivio, è possibile incrociare facilmente i dati bancari con le dichiarazioni fiscali, individuando anomalie o discordanze.

Uno degli aspetti più significativi dell’attuale orientamento giurisprudenziale riguarda la possibilità per il Fisco di estendere le verifiche anche ai conti intestati a terzi, come coniugi, conviventi o familiari stretti. La Cassazione, con l’ordinanza n. 13761/2025, ha chiarito che tale estensione non è automatica, ma può avvenire solo se vi sono indizi di un’intestazione fittizia del conto. In sostanza, se si sospetta che il contribuente utilizzi conti di terzi per occultare redditi, l’Agenzia può indagare anche su questi.

Gli “indizi spia” secondo la Cassazione

La stessa ordinanza n. 13761/2025 individua alcuni elementi sintomatici che possono giustificare il controllo sui conti di terzi. Tra questi rientrano l’evidente sproporzione tra i redditi dichiarati e lo stile di vita, l’attività economica svolta dai familiari compatibile con la produzione di redditi sospetti, l’infedeltà delle dichiarazioni del contribuente principale e, naturalmente, il legame stretto tra le persone coinvolte. Tali indicatori, se considerati nel loro complesso, possono legittimare un accertamento esteso.

Il quadro normativo e giurisprudenziale attuale implica un chiaro principio: è il contribuente a dover dimostrare che le movimentazioni bancarie non sono indice di evasione. Questo significa che, in caso di controlli, bisogna essere pronti a fornire giustificazioni puntuali e documentate, anche per somme apparentemente irrilevanti. La mancanza di una spiegazione valida può tradursi in una presunzione legale di evasione.

Controlli fiscali (pexels) – IlFogliettone.it

Tutela e trasparenza nella gestione del denaro

L’ordinanza 13761/2025 non va letta come una forma di accanimento nei confronti del cittadino, bensì come un invito alla trasparenza nella gestione dei propri rapporti bancari. Ogni contribuente ha il diritto – ma anche il dovere – di rendere tracciabile e coerente ogni passaggio di denaro, così da non incorrere in sanzioni o accertamenti invasivi. In un sistema fiscale che punta all’equità, la collaborazione tra Fisco e cittadini diventa essenziale.

In conclusione, la legge prevede che il Fisco possa accedere ai conti correnti dei contribuenti in presenza di elementi concreti che giustifichino un accertamento. Il contribuente, da parte sua, deve essere in grado di dimostrare la liceità dei movimenti bancari, soprattutto quando questi non trovano corrispondenza nella dichiarazione dei redditi. L’ampliamento dei controlli ai familiari o conviventi, seppur soggetto a condizioni rigorose, rafforza ulteriormente gli strumenti a disposizione dell’amministrazione per contrastare l’evasione.