Zelensky vola negli Usa. Diplomazia Trump-Putin: i tre nodi irrisolti che bloccano la pace in Ucraina
Il presidente ucraino costretto a un viaggio disperato a Washington dopo che il presidente russo ha lanciato un avvertimento alle capitali europee. L’Europa si spacca tra chi vuole resistere e chi cerca l’accordo a ogni costo. In gioco il futuro dell’Ucraina e l’equilibrio mondiale.
Volodymyr Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky volerà a Washington già lunedì per un faccia a faccia decisivo con Donald Trump. L’annuncio arriva a poche ore dalla chiusura del vertice di Anchorage, dove il leader americano ha trascorso tre ore in colloqui riservati con Vladimir Putin nel tentativo di trovare una via d’uscita al conflitto che da quasi tre anni insanguina l’Europa orientale. Ma dalle parole filtrate dalla conferenza stampa congiunta – appena dodici minuti di dichiarazioni senza domande dei giornalisti – emerge un quadro di opportunità diplomatiche ancora fragili e di nodi irrisolti che potrebbero vanificare ogni speranza di pace.
“Non c’è accordo finché non c’è un accordo”, ha tagliato corto Trump al termine dell’incontro nella base militare di Elmendorf-Richardson. Una formula che tradisce insieme l’ambizione e la precarietà di una missione diplomatica ad altissimo rischio, dove ogni parola può fare la differenza tra la fine delle ostilità e il prolungamento di una guerra che ha già causato centinaia di migliaia di vittime.
I progressi di cui nessuno vuole parlare
Il presidente americano ha definito “estremamente produttivi” i colloqui in formato ristretto – tre delegati per parte, con la presenza dei ministri degli Esteri Sergej Lavrov e Marco Rubio. Trump ha parlato di “grandi progressi” e ha dichiarato che rimangono “solo pochissimi problemi da risolvere”, ma si è guardato bene dal rivelare di cosa si tratti. “Alcuni non sono così significativi, uno è probabilmente il più significativo, ma abbiamo ottime possibilità di arrivarci”, ha affermato con quella vaghezza diplomatica che spesso precede i grandi annunci o i clamorosi fallimenti.
Putin, dal canto suo, ha ringraziato l’omologo americano per il tono “amichevole” della conversazione e ha lanciato un appello che suona come un ultimatum mascherato: “Ci aspettiamo che Kiev e le capitali europee percepiscano tutto questo in modo costruttivo e non creino ostacoli”. Il presidente russo ha poi aggiunto che i colloqui potrebbero segnare “l’inizio del ripristino di relazioni pragmatiche e concrete tra Russia e Stati Uniti”, una dichiarazione che va ben oltre la questione ucraina e tocca gli equilibri geopolitici globali.
La palla passa a Zelensky
Nell’intervista successiva a Fox News, Trump ha svelato la strategia dei prossimi giorni: ora tocca al presidente ucraino e all’Europa. “Dopo aver fatto il passo importante di incontrare Putin, la palla passa al presidente ucraino Zelensky e ai paesi europei”, ha dichiarato il leader americano, che ha valutato l’incontro con un secco “10 su 10” per l’ottimo rapporto personale instaurato.
Il consiglio a Zelensky è stato altrettanto diretto: “Fai un accordo”. Una pressione che arriva mentre il presidente ucraino si prepara al viaggio a Washington, consapevole che le prossime ore potrebbero determinare il futuro del suo paese. Trump si è anche detto disponibile a un vertice trilaterale: “Se vogliono, io ci sarò”, aprendo la strada a un possibile incontro a tre che rappresenterebbe un momento storico nella gestione della crisi.
L’Europa si schiera: garanzie ferree per Kiev
La risposta europea non si è fatta attendere. La Coalizione dei Volenterosi – che comprende i leader di Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Polonia e Finlandia, oltre ai vertici UE – ha diffuso una nota congiunta che stabilisce paletti chiari per qualsiasi accordo futuro. “Siamo convinti che l’Ucraina debba disporre di garanzie di sicurezza ferree per difendere efficacemente la propria sovranità e integrità territoriale”, hanno dichiarato Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e gli altri firmatari.
La posizione europea è categorica su alcuni punti: nessuna limitazione alle forze armate ucraine, nessun diritto di veto russo sul percorso dell’Ucraina verso UE e NATO, nessuna modifica dei confini internazionali con la forza. “Spetterà all’Ucraina prendere decisioni sul suo territorio”, hanno sottolineato i leader, lanciando un messaggio chiaro sia a Mosca che a Washington.
Il gesto di Melania e il peso dei crimini di guerra
Un dettaglio ha attirato l’attenzione degli osservatori: durante l’incontro, Trump ha consegnato a Putin una lettera scritta dalla first lady Melania, che secondo fonti della Casa Bianca farebbe riferimento “ai rapimenti di bambini” durante la guerra in Ucraina. Un tema scottante per il Cremlino, considerati i mandati d’arresto della Corte penale internazionale che pendono sia su Putin che su Maria Lvova-Belova, commissaria russa per l’infanzia, per la deportazione illegale di decine di migliaia di minori ucraini.
Il gesto di Melania Trump introduce nella diplomazia di alto livello una dimensione umanitaria che potrebbe complicare i negoziati ma anche rappresentare un elemento di pressione psicologica su Putin, costretto a confrontarsi con uno degli aspetti più controversi della sua guerra.
La finestra di opportunità
Il vertice di Anchorage ha aperto uno spiraglio, ma le prossime settimane saranno decisive. Trump ha confermato che Putin ha ammesso pubblicamente come la guerra non sarebbe mai iniziata se l’americano fosse stato alla Casa Bianca nel 2022, una dichiarazione che il presidente USA ha definito “un punto importante dell’incontro” e che rafforza la sua narrativa politica interna.
Tuttavia, la diplomazia internazionale si muove su equilibri più complessi delle dichiarazioni di principio. L’incontro di lunedì tra Trump e Zelensky rappresenterà il vero banco di prova: il presidente ucraino dovrà decidere se accettare le pressioni americane per un accordo o mantenere una linea più rigida, forte del supporto europeo che promette di “mantenere la pressione sulla Russia” fino a una “pace giusta e duratura”.
La partita per la pace in Ucraina si gioca ora su tre tavoli: Washington, dove Zelensky cercherà di ottenere le migliori condizioni possibili; Mosca, dove Putin valuterà se le concessioni americane sono sufficienti per giustificare un cessate il fuoco; e le capitali europee, dove si deciderà il peso dell’Occidente nel plasmare il futuro assetto dell’Europa orientale. Tre ore di colloqui in Alaska hanno acceso una speranza. Sarà sufficiente per spegnere tre anni di guerra?
La nota congiunta Ue
“Siamo convinti che l’Ucraina debba disporre di garanzie di sicurezza ferree per difendere efficacemente la propria sovranità e integrità territoriale”, ha dichiarato la Coalizione dei Volenterosi, in una nota congiunta dopo il vertice in Alaska tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello della Russia Vladimir Putin. Una nota firmata dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, dalla premier Giorgia Meloni, dal presidente francese Emmanuel Macron, dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, dal primo ministro britannico Keir Starmer, dal presidente finlandese Alexander Stubb, dal premier polacco Donald Tusk e dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa.
“Il presidente Trump ha informato noi e il presidente Zelensky dopo il suo incontro con il presidente russo – prosegue la dichiarazione – i leader hanno accolto con favore gli sforzi del presidente Trump per fermare le uccisioni in Ucraina, mettere fine alla guerra di aggressione della Russia e raggiungere una pace giusta e duratura”. “Come ha affermato il presidente Trump, ‘non c’è accordo finché non c’è un accordo”, hanno inoltre spiegato, “il passo successivo devono ora essere ulteriori colloqui con il presidente Zelensky, che incontrerà presto”.
Da parte sua il leader ucraino ha scritto su X: “Lunedì incontrerò il presidente (Donald) Trump a Washington per discutere tutti i dettagli relativi alla fine dei massacri e della guerra. Sono grato per il suo invito” ha fatto sapere Zelensky, precisando il sostegno alla “proposta del presidente Trump di tenere un incontro trilaterale tra Ucraina, Stati Uniti e Russia”. “Si apre finalmente uno spiraglio per discutere di pace in Ucraina. L’Italia sta facendo la sua parte insieme ai suoi alleati occidentali” ha commentato la premier Giorgia Meloni.
