Forza internazionale a Gaza entro gennaio: bozza Usa depositata al Consiglio sicurezza Onu
Nel mandato il disarmo di Hamas e l’addestramento di una nuova polizia palestinese. Dal cessate il fuoco del 10 ottobre contati 240 morti secondo fonti di Gaza.
Washington ha depositato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una bozza di risoluzione che prevede l’invio nella Striscia di Gaza di contingenti militari provenienti da Indonesia, Azerbaigian, Egitto e Turchia.
La forza internazionale avrebbe mandato triennale fino al 2027 e potrebbe essere dispiegata già a gennaio, dopo il voto atteso nelle prossime settimane. La mossa americana arriva mentre la fragilità della tregua si conferma nei numeri: dal 10 ottobre gli attacchi israeliani hanno causato 240 morti e 607 feriti, secondo il ministero della Salute palestinese.
Non peacekeeping ma controllo: nel mandato il disarmo di Hamas
L’International Security Force (Isf) opererà con poteri che vanno oltre il tradizionale peacekeeping. “Sarà una forza di controllo”, ha precisato ad Axios un funzionario americano coinvolto nel dossier. Tra i compiti: sorveglianza dei confini con Israele ed Egitto, protezione dei civili e dei corridoi umanitari, formazione di una nuova polizia palestinese in coordinamento con Stati Uniti, Egitto e Giordania. La missione agirà in collaborazione con il Consiglio di pace che l’amministrazione Trump intende istituire.
L’aspetto più delicato riguarda la smilitarizzazione. Il testo americano impegna la forza internazionale a “garantire il processo di smilitarizzazione della Striscia, impedendo la ricostruzione delle infrastrutture militari, terroristiche e offensive, nonché la dismissione permanente delle armi dei gruppi armati non statali”. Una formulazione che lascia intendere il disarmo coatto di Hamas qualora il movimento non consegni spontaneamente l’arsenale. La bozza prevede inoltre che l’Isf possa assumere “compiti aggiuntivi necessari a sostegno dell’accordo”.
Centcom alla regia, Guterres lancia l’allarme sulle violazioni
Il Comando centrale delle forze armate statunitensi (Centcom) ha preso in mano la pianificazione operativa della missione. “Senza sicurezza e governance affidabili a Gaza, accettate dagli israeliani, rimarremo intrappolati in un ciclo di attacchi continui da parte di Israele”, ha spiegato ad Axios una fonte dell’intelligence americana. Nei prossimi giorni i quindici membri del Consiglio di Sicurezza negozieranno il testo definitivo da sottoporre al voto.
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha lanciato un monito a margine del Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale in corso a Doha: “Sono profondamente preoccupato per le continue violazioni della tregua. Tutte le parti devono rispettare le decisioni della prima fase dell’accordo”. Un appello che fotografa la precarietà dello scenario a Gaza, dove la cessazione delle ostilità del 10 ottobre non ha fermato le violenze.
Quattro morti nelle ultime ore, Israele recupera il corpo del soldato Chen
Nelle ultime 24 ore quattro cadaveri sono stati trasportati negli ospedali della Striscia, uno estratto dalle macerie. Il bilancio del ministero della Salute palestinese, controllato da Hamas, parla di 240 vittime e 607 feriti dall’inizio del cessate il fuoco. Cifre che testimoniano la distanza tra l’accordo formale e la realtà sul terreno.
Sul fronte degli ostaggi, Hamas ha restituito a Israele il corpo di un militare ritrovato durante scavi nel quartiere Shejaiya di Gaza City, all’interno della cosiddetta “Linea Gialla” sotto controllo israeliano. L’ufficio del premier Benyamin Netanyahu ha comunicato che l’identificazione medico-legale ha confermato l’identità: si tratta del soldato Itay Chen, doppia cittadinanza israeliana e americana, ultimo ostaggio statunitense rimasto nella Striscia. Lo riporta il quotidiano Ynet. Sette corpi di rapiti restano ancora a Gaza, tra cui i resti di un militare caduto nel conflitto del 2014.
In Cisgiordania 259 aggressioni ai raccoglitori di olive, 465 coloni entrano ad Al-Aqsa
La tensione non risparmia la Cisgiordania. Ad Aqraba, località a sud di Nablus, coloni israeliani hanno aggredito contadini impegnati nella raccolta delle olive, sottraendo il raccolto e un cellulare. Secondo la Commissione per la resistenza al muro e agli insediamenti dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), dall’inizio della stagione agricola a ottobre si contano 259 attacchi contro i raccoglitori.
A Gerusalemme, 465 coloni hanno fatto irruzione nei cortili della Moschea di Al-Aqsa. Hanno compiuto visite guidate e celebrato rituali talmudici, gesti che le autorità palestinesi e la comunità musulmana considerano provocatori e lesivi dello status quo del sito sacro.
Il piano in pillole
Il suo obiettivo primario è creare una Gaza sicura, smilitarizzata e che non rappresenti una minaccia per i suoi vicini, aiutando a smantellare l’infrastruttura militare di Hamas. Protezione: Proteggere i confini di Gaza (con Israele ed Egitto), salvaguardare i civili e garantire la sicurezza dei corridoi umanitari.
Governance
Supportare la governance provvisoria dell’enclave e, in alcune proposte, addestrare una nuova forza di polizia palestinese per la gestione dell’ordine pubblico.
La proposta
Gli Stati Uniti hanno presentato una bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per l’istituzione di questa forza. Il mandato inizialmente proposto sarebbe di almeno due anni, con la possibilità di proroghe (fino al 2027, secondo alcune fonti). Non sarebbe una classica forza di peacekeeping (mantenimento della pace), ma una forza di enforcement (applicazione della sicurezza).
Il coinvolgimento di Israele
La composizione della forza e il suo dispiegamento sono soggetti a negoziazioni complesse. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rivendicato un diritto di veto sulla partecipazione di determinate nazioni alla forza (ad esempio la Turchia), insistendo sul fatto che la politica di sicurezza di Israele “è nelle nostre mani”.
Secondo alcune fonti, la proposta USA risponderebbe a molte richieste israeliane ed è stata concordata in anticipo con Israele. In sostanza, è un piano internazionale per stabilizzare e governare Gaza in una fase di transizione post-bellica, ma la sua approvazione finale e la sua composizione sono ancora in discussione e dipendono da accordi politici complessi tra le nazioni coinvolte e le parti in conflitto.
