Antisemitismo e diplomazia: scontro Francia e Stati Uniti. Convocato ambasciatore Usa

Charles Kushner sotto accusa per le sue critiche “inaccettabili” a Macron, definite un’ingerenza negli affari francesi. Parigi convoca il diplomatico mentre il conflitto con Israele si intensifica: è l’inizio di una crisi tra alleati?

Charles Kushner

Un’ombra di tensione si staglia sulle relazioni tra Francia e Stati Uniti. L’ambasciatore americano a Parigi, Charles Kushner, è stato convocato oggi dal ministero degli Esteri francese per rispondere delle sue critiche al presidente Emmanuel Macron, definite “inaccettabili” e accusate di rappresentare un’ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano. Le parole di Kushner, che ha denunciato l’“insufficienza” delle misure francesi contro l’antisemitismo, hanno riacceso un dibattito già infuocato, alimentato dalle recenti accuse del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Una lettera che scatena la crisi

In una lettera aperta pubblicata sul Wall Street Journal e indirizzata all’Eliseo, Kushner, suocero di Ivanka Trump e figura vicina al presidente americano Donald Trump, ha espresso “profonda preoccupazione” per la recrudescenza dell’antisemitismo in Francia. Nel testo, ottenuto dall’AFP, l’ambasciatore sostiene che il governo francese non solo non stia facendo abbastanza per contrastare il fenomeno, ma lo stia addirittura incoraggiando con politiche come il riconoscimento dello Stato di Palestina, annunciato da Macron a fine luglio. “L’antisionismo è antisemitismo”, ha scritto Kushner, allineandosi alla tesi secondo cui ogni critica a Israele sarebbe motivata da pregiudizi antiebraici.

Il contesto delle accuse

Le dichiarazioni di Kushner fanno eco a quelle di Netanyahu, che nei giorni scorsi aveva accusato Macron di “alimentare l’antisemitismo” con la sua posizione favorevole alla Palestina. L’Eliseo ha replicato con durezza, promettendo che tali affermazioni “non resteranno senza risposta”. Il riconoscimento dello Stato palestinese, adottato anche da altri Paesi occidentali, è stato interpretato da Parigi come un passo verso una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, ma ha suscitato critiche da parte di chi, come Kushner e Netanyahu, lo considera un atto ostile.

Un ambasciatore sotto i riflettori

Charles Kushner, insediatosi come ambasciatore a luglio, ha scelto un esordio pubblico dirompente. Nella sua lettera, non solo ha criticato Macron, ma ha elogiato le politiche anti-antisemitismo dell’amministrazione Trump, citando misure come la revoca dei visti agli “agitatori stranieri” – un riferimento a chi protesta per la causa palestinese – e i bombardamenti americani contro l’Iran a giugno, presentati come un’azione contro l’antisemitismo. “L’antisemitismo può essere contrastato efficacemente quando i leader hanno la volontà di farlo”, ha scritto, insinuando una mancanza di determinazione da parte di Macron.

La replica di Parigi

Il ministero degli Esteri francese ha reagito con fermezza, definendo le parole di Kushner “contrarie al diritto internazionale” e al “rapporto di fiducia” tra alleati. La convocazione dell’ambasciatore, un atto formale ma significativo nella prassi diplomatica, sottolinea la gravità della crisi. “Nessun Paese può permettersi di interferire nelle questioni interne di un altro Stato sovrano”, ha dichiarato un portavoce del ministero, ribadendo l’impegno della Francia contro ogni forma di discriminazione.

Un equilibrio fragile

La vicenda si inserisce in un contesto geopolitico già teso, dove le relazioni tra Stati Uniti, Francia e Israele sono messe alla prova da divergenze su questioni chiave come il conflitto in Medio Oriente. La posizione di Macron, che cerca di bilanciare il dialogo con tutte le parti coinvolte, si scontra con l’approccio più netto di Washington e Gerusalemme. La convocazione di Kushner rischia di diventare un punto di svolta, non solo per i rapporti bilaterali, ma anche per il dibattito globale sull’antisemitismo e sul ruolo della diplomazia nel gestire crisi ideologiche.

Mentre l’ambasciatore Kushner si prepara a incontrare i funzionari francesi, resta da chiedersi se questo scontro diplomatico sia il preludio a una frattura più profonda tra due storici alleati o un episodio destinato a rientrare. In un mondo dove le parole pesano quanto le azioni, la sfida per Parigi e Washington sarà trovare un terreno comune senza sacrificare i propri principi. La diplomazia, mai come ora, è chiamata a dimostrare la sua forza.