Sicilia, svolta istituzionale: la polizia amministrativa passa ai Comuni
Un cambiamento atteso da decenni, una riforma che riscrive i rapporti tra Stato e autonomie locali. Il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema del decreto legislativo che sancisce il trasferimento delle funzioni di polizia amministrativa ai Comuni siciliani. Un passaggio epocale che allinea la Regione a statuto speciale al resto d’Italia, dove tale competenza è già in capo agli enti locali dal 1977. 
Una riforma che rompe con il passato
Il riferimento normativo è agli articoli 68 e 69 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, risalente al Regio Decreto del 1931. Finora, in Sicilia, tali autorizzazioni erano prerogativa dell’autorità statale. Con il nuovo assetto, saranno i Comuni a gestire direttamente questi procedimenti, in linea con quanto già avviene nelle Regioni a statuto ordinario.
«Finalmente anche in Sicilia queste funzioni saranno trasferite agli enti locali», ha dichiarato il presidente Schifani. «La pronuncia della Corte costituzionale del 2023 ha dato un impulso decisivo all’iter di approvazione, rispondendo all’esigenza di semplificare le procedure in materia di licenze e concessioni».
Nessun costo aggiuntivo, ma resta il controllo del prefetto
Il disegno di legge, articolato in cinque punti, chiarisce che il trasferimento non comporterà oneri aggiuntivi né per i Comuni né per la Regione. Le nuove competenze saranno gestite dal personale già in servizio, trattandosi di procedimenti assimilabili a quelli ordinari.
Nonostante il decentramento, resta attivo il presidio dello Stato: tutti i provvedimenti adottati e le segnalazioni ricevute dai Comuni dovranno essere comunicati al prefetto competente, che potrà intervenire con la sospensione o l’annullamento per ragioni di pubblica sicurezza.
