Caccia russi con missili ipersonici penetrano nei cieli Nato: F-35 italiani sventano 12 minuti di terrore sopra l’Estonia

F-35aereo

Dodici minuti di tensione sopra il Mar Baltico. Tre caccia russi MiG-31 hanno violato lo spazio aereo estone il 19 settembre, dirigendosi verso la capitale Tallinn in quella che il governo di Tallinn ha definito una “brutalità senza precedenti”. L’incursione, durata complessivamente dodici minuti nella zona dell’isola di Vaindloo, ha attivato immediatamente la risposta della NATO attraverso il protocollo di scramble: due F-35 italiani sono decollati dalla base di Amari per intercettare e allontanare i velivoli russi.

L’episodio segna la quarta violazione dello spazio aereo estone nel 2024 e si inserisce in un crescendo di provocazioni russe ai confini dell’Alleanza Atlantica. Dopo le recenti incursioni di droni in Polonia e Romania, Mosca testa nuovamente la prontezza operativa del sistema di difesa NATO, questa volta con mezzi più sofisticati e in una delle aree più sensibili del fianco orientale. I MiG-31 “Foxhound” coinvolti nell’operazione rappresentano uno degli intercettori più avanzati della flotta russa.

Capaci di trasportare i temuti missili ipersonici Kinzhal e di raggiungere velocità superiori a Mach 2,8, questi velivoli hanno sorvolato il territorio estone con transponder spenti e senza comunicazioni radio, violando apertamente le regole internazionali di navigazione aerea. La loro rotta verso Tallinn non è stata casuale: un messaggio chiaro di sfida all’autorità NATO nella regione baltica. La risposta è arrivata dai caccia italiani del 13° Gruppo del 32° Stormo di Amendola, dislocati in Estonia nell’ambito della missione “Baltic Air Policing”. Gli F-35A Lightning II, mantenuti in stato di Quick Reaction Alert (QRA), sono decollati entro pochi minuti dalla segnalazione dei radar NATO, dimostrando l’efficacia del sistema di allerta rapida dell’Alleanza.

La macchina difensiva Nato in azione

Il protocollo di scramble rappresenta il cuore pulsante della difesa aerea alleata. Quando i sistemi di sorveglianza rilevano un’anomalia – un aereo senza piano di volo, con transponder spento o comportamenti sospetti – scatta immediatamente la procedura di intercettazione. Nel caso baltico, questa risposta assume particolare rilevanza strategica: Estonia, Lettonia e Lituania, prive di una propria aviazione da combattimento, dipendono interamente dalla protezione NATO attraverso rotazioni quadrimestrali di caccia alleati. L’Italia è tra i contributori più attivi di questa missione, schierando regolarmente i propri F-35 nella regione.

Questi caccia di quinta generazione, dotati di tecnologie stealth e sistemi di sensori integrati, rappresentano il vertice tecnologico occidentale in termini di superiorità aerea. La loro capacità di condividere dati in tempo reale con altri asset NATO garantisce un vantaggio informativo decisivo durante le intercettazioni. L’episodio del 19 settembre ha messo in luce l’efficienza di questo sistema: dall’identificazione radar al decollo, fino all’intercettazione e all’allontanamento dei MiG-31, l’intera operazione si è svolta secondo i parametri previsti, evitando ogni escalation militare pur mantenendo la fermezza della risposta alleata.

Escalation diplomatica e regole d’ingaggio

La reazione del governo estone non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri Tsahkna ha convocato l’incaricato d’affari russo per consegnare una formale nota di protesta, definendo l’incidente “di una brutalità senza precedenti” per la natura militare dei velivoli coinvolti. Una terminologia diplomatica che tradisce la crescente preoccupazione delle capitali baltiche per l’intensificarsi delle provocazioni russe. Le regole d’ingaggio NATO in questi scenari seguono protocolli rigidamente codificati.

L’intercettazione procede per fasi progressive: identificazione radar, tentativi di contatto radio, decollo dei caccia di scorta, avvicinamento per contatto visivo e, se necessario, scorta forzata fuori dai confini. L’uso della forza letale rimane l’ultima opzione, riservata esclusivamente a minacce immediate e concrete, e richiede sempre l’autorizzazione delle autorità politico-militari. Nel caso dell’incursione russa, i piloti degli F-35 hanno gestito la situazione con professionalità, riuscendo ad allontanare i MiG-31 senza ricorrere a manovre aggressive o provocatorie. Un equilibrio delicato tra fermezza e prudenza, necessario per evitare che episodi simili degenerino in incidenti dalle conseguenze imprevedibili.

Il messaggio di Mosca e la risposta dell’Occidente

Dietro l’apparente casualità dell’incursione si cela una strategia russa ben definita. I test di frontiera rappresentano uno strumento di pressione psicologica e politica nei confronti dei Paesi NATO, particolarmente efficace nelle nazioni baltiche ancora traumatizzate dall’esperienza sovietica. Mosca verifica costantemente i tempi di reazione alleati, studia le procedure operative e misura la determinazione politica dell’Occidente.

La scelta di utilizzare i MiG-31 armati di Kinzhal non è casuale: questi intercettori rappresentano uno degli assi nella manica dell’arsenale russo, capaci di trasportare armi ipersoniche considerate tra le più avanzate al mondo. Un segnale di forza tecnologica che Mosca intende proiettare sui confini NATO, ricordando la propria capacità di colpire obiettivi strategici in tempi brevissimi.

La risposta occidentale, tuttavia, ha dimostrato prontezza e determinazione. Gli F-35 italiani hanno garantito una copertura efficace, mentre la diplomazia estone ha immediatamente elevato il livello di protesta politica. Un messaggio chiaro: ogni violazione avrà conseguenze, sia operative che diplomatiche.
L’episodio estone si inserisce in un contesto regionale sempre più teso, dove le provocazioni aeree russe sono diventate routine quotidiana. Dalla Polonia alla Romania, dai cieli norvegesi a quelli finlandesi, i velivoli di Mosca testano costantemente la prontezza NATO, in quello che appare sempre più come un conflitto a bassa intensità combattuto a colpi di scramble e note di protesta. Una guerra dei nervi che l’Alleanza Atlantica è determinata a vincere, chilometro per chilometro di spazio aereo difeso.