L’Argentina di Milei volta pagina: via alle riforme dopo il trionfo elettorale
Con la schiacciante affermazione in 15 province e la conquista simbolica di Buenos Aires, il presidente dichiara chiusa l’era peronista e annuncia la costruzione di un nuovo modello di Paese.
Javier Milei
Con un Congresso finalmente amico, Javier Milei ottiene il lasciapassare per la sua rivoluzione liberale. Il presidente argentino, dopo il trionfo elettorale di domenica che ha premiato la sua coalizione La Libertad Avanza in 15 delle 24 province, proclama l’inizio di una nuova era: da dicembre, con un parlamento profondamente rinnovato e favorevole, il Paese si appresta a varare il pacchetto di riforme più radicale della sua storia, ponendo le basi per quella che il leader libertario definisce “la grande Argentina”.
Un nuovo congresso per un cambiamento storico
“Il punto di svolta è stato superato”. Con queste parole, un Milei trionfante ha celebrato con i suoi sostenieri nel quartier generale di Buenos Aires, affiancato dalla potente sorella Karina, segretaria generale della presidenza, e dal consigliere Santiago Caputo. La vittoria, con un distacco di quasi nove punti percentuali sulla principale forza di opposizione peronista, Fuerza Patria, non è stata solo plebiscitaria ma soprattutto strutturale.
Il partito di governo compirà, a partire dal 10 dicembre, un balzo senza precedenti: passerà da 37 a 101 seggi alla Camera e da 6 a 20 al Senato. Una trasformazione che consegna a Milei la maggioranza necessaria per governare. “A partire dal 10 dicembre – ha annunciato il Presidente – avremo il Congresso più riformista della storia dell’Argentina”. Un’esclamazione che suona come un manifesto programmatico e una promessa di azione rapida e incisiva.
Le alleanze e la sfida di Buenos Aires
L’obiettivo dichiarato è duplice: “Difendere le riforme già approvate e promuovere quelle ancora necessarie”. Per farlo, il governo potrà contare non solo sui nuovi seggi, ma anche sul sostegno esplicito di altre forze alleate in Parlamento, un fattore che Milei ha sottolineato come cruciale per “porre le basi per un’Argentina diversa”.
In un passaggio carico di significato politico, il presidente ha ringraziato l’ex ministro degli Esteri Gerardo Werthein, attribuendogli il merito di aver ottenuto un “sostegno senza precedenti” dagli Stati Uniti, in un chiaro riferimento all’appoggio finanziario dell’amministrazione Trump. Ma il simbolo più potente di questo cambiamento epocale arriva dalla provincia di Buenos Aires, tradizionale feudo peronista. Qui, La Libertad Avanza ha prevalso, seppur di misura (meno di un punto percentuale), sul governatore Axel Kicillof. Un terremoto politico che Milei ha interpretato come un segnale inequivocabile: “Due argentini su tre non vogliono tornare al passato”.
