La figlia di Sgarbi contro il giudice: “Troppa leggerezza in aula” E chiede ricusazione del magistrato

La battaglia per l’amministratore di sostegno si complica con l’accusa di paternalismo verso la giovane Evelina, mentre il critico fa ritorno al comune dopo mesi di cure.

Evelina e Vittorio Sgarbi (1)

Evelina e Vittorio Sgarbi

Nuova tegola giudiziaria per Vittorio Sgarbi. A poche ore dalla prima udienza sulla richiesta di amministratore di sostegno avanzata dalla figlia minorenne Evelina, è la stessa giovane a chiedere ora la ricusazione del giudice del Tribunale di Roma, Paola Scorza. La motivazione: un “clima troppo ispirato al ‘volemose bene’” e atteggiamenti “paternalistici” che, secondo l’accusa, avrebbero messo in discussione la terzietà e la serietà del procedimento volto a tutelare il critico d’arte e politico, affetto da serie patologie.

La richiesta, presentata tramite il legale della ragazza, l’avvocato Iacobbi, si appunta su diversi passaggi dell’udienza di mercoledì che non sarebbero stati graditi. Primo fra tutti, l’ammonimento della giudice a Evelina di astenersi dal parlare con i media in attesa della decisione. “La giudice ieri durante l’udienza era tutta preoccupata dall’aspetto mediatico e non ha posto nessuna attenzione né ha fatto cenno alla salute di mio padre”, ha dichiarato Evelina in una nota. E rincara: “Io rigetto e contesto la frase-ammonimento… secondo la quale se io continuassi a parlare coi giornalisti… la giudice Paola Scorza ne avrebbe tenuto conto nel giudizio. Ma stiamo scherzando? La salute di mio padre dipende dal fatto se io parlo o non parlo coi giornalisti?”.

Le accuse sul clima in aula

Oltre alla questione mediatica, un altro episodio ha suscitato le perplessità della figlia di Sgarbi: l’accettazione da parte della magistrata di un libro in dono, con la richiesta successiva di un autografo e, stando alla ricostruzione di Evelina, l’accoglimento di “battute inerenti la firma falsa”. La giovane ha poi contestato la mancata considerazione di una formale eccezione sollevata dal suo legale riguardo alla firma, ritenuta non autografa, apposta sul modulo privacy del Policlinico Gemelli che avrebbe impedito a Evelina di avere notizie sulle condizioni del padre. Un fatto “serio”, a suo dire, meritevole di approfondimenti e non di una “pacca sulla spalla”.

La difesa di Evelina Sgarbi dipinge un quadro drammatico della situazione familiare, descrivendo Vittorio Sgarbi come un “uomo anziano e malato”, cardiopatico, con un cancro alla prostata e in trattamento farmacologico per depressione. L’avvocato afferma che la sua assistita prova “orrore” per il “cinismo di chi persevera nell’alimentare una immagine falsata” del padre, in netto contrasto con l’“uomo affaticato e con lo sguardo assente” da lei visto in aula.

Il ritorno a sorpresa ad Arpino

Proprio mentre infuria la battaglia legale, Vittorio Sgarbi fa il suo ritorno a sorpresa ad Arpino, il comune di cui è sindaco, dopo circa sei mesi di assenza per motivi di salute. Nel pomeriggio di giovedì 30 ottobre, Sgarbi è apparso in municipio, come documentato da immagini pubblicate sui suoi profili social accompagnate dalla scritta «Ritorno ad Arpino». Secondo il vicesindaco Massimo Sera, il primo cittadino, pur non avendo la consueta verve, “ha fatto tutte le scale del municipio senza fermarsi” e ha fatto “una buona impressione”. Sgarbi ha poi fatto il punto sulle pratiche in sospeso e si è informato sulle iniziative natalizie, annunciando la sua partecipazione, probabilmente da remoto, alle prossime riunioni di Giunta, prima di ripartire per Roma in serata.

La sua ricomparsa pubblica, se da un lato sembra voler rassicurare sulla sua condizione, dall’altro si scontra frontalmente con le gravissime preoccupazioni sulla sua lucidità espresse dalla figlia in tribunale, creando un cortocircuito di narrazioni opposte. La richiesta di ricusazione della giudice Scorza aggiunge ora un ulteriore e imprevedibile livello di complessità a una vicenda giudiziaria e familiare già profondamente intricata.