Cronaca

Accordi prematrimoniali: la Cassazione apre una nuova era per i matrimoni

Una sentenza destinata a rivoluzionare i rapporti patrimoniali tra coniugi. Con un’ordinanza depositata nelle scorse settimane e resa nota dal ‘Sole 24 Ore’ e dal ‘Messaggero’, la Cassazione ha stabilito un principio che potrebbe cambiare per sempre il panorama matrimoniale italiano: gli accordi prematrimoniali sono validi e vincolanti, specialmente in caso di separazione.

La decisione della Suprema Corte non lascia spazio a interpretazioni. Confermando quanto già stabilito dai giudici d’appello di Brescia e dal tribunale di Mantova, gli ermellini hanno sancito la legittimità di una scrittura privata sottoscritta da una coppia anni prima del divorzio. “Non c’è nessuna norma imperativa che impedisca ai coniugi, prima o durante il matrimonio, di riconoscere l’esistenza di un debito verso l’altro e di subordinarne la restituzione all’evento, futuro ed incerto, della separazione coniugale”, recita il provvedimento con una chiarezza che non ammette dubbi.

Il caso che ha portato a questa storica pronuncia presenta contorni particolarmente interessanti. Al centro della disputa, una somma di 146.400 euro che il marito si era impegnato a versare alla moglie in caso di fallimento del matrimonio. Un riconoscimento, nero su bianco, del contributo fornito dalla donna al benessere della famiglia e al pagamento del mutuo per la ristrutturazione dell’appartamento intestato esclusivamente a lui.

La battaglia legale: quando l’accordo diventa scomodo

La vicenda giudiziaria ha preso avvio proprio dall’iniziativa dell’uomo, che si è rivolto ai tribunali chiedendo di dichiarare nulla quella scrittura privata “per contrarietà all’ordine pubblico e a norme imperative di legge”. Una mossa che tradisce, forse, il tentativo di sottrarsi agli impegni presi quando il matrimonio navigava ancora in acque tranquille. Gli articoli 143 e 160 del codice civile, relativi ai diritti e ai doveri dei coniugi, sono stati invocati come scudo contro un accordo diventato improvvisamente scomodo.

Ma la strategia si è rivelata un boomerang. La moglie si è opposta con determinazione alla richiesta, trovando negli organi giudicanti un sostegno inaspettato ma fondamentale. Tribunale di Mantova, Corte d’Appello di Brescia e infine Cassazione hanno formato un fronte compatto, riconoscendo la validità dell’accordo e, con essa, il diritto della donna a vedersi riconosciuto quanto pattuito.

La decisione è ora definitiva, e le sue implicazioni si estendono ben oltre il caso specifico. La Cassazione ha infatti chiarito un principio di portata generale: “Si discute della validità dei patti tra coniugi, in previsione della crisi familiare, volti a stabilire in che modo debbano essere regolati i loro rapporti personali e patrimoniali nel momento in cui dovesse sopravvenire una crisi matrimoniale”. Un’apertura che valorizza “l’autonomia negoziale privata dei coniugi, anche nella fase patologica della crisi”.

Un equilibrio di diritti e doveri

L’analisi della Suprema Corte rivela una comprensione sofisticata delle dinamiche patrimoniali all’interno del matrimonio. La scrittura privata oggetto del contendere non si limitava infatti a stabilire un debito unilaterale, ma delineava un quadro complessivo degli apporti di ciascun coniuge. Se da un lato riconosceva alla moglie 146.400 euro per il suo contributo finanziario al restauro dell’immobile e all’acquisto di beni mobili, dall’altro attribuiva al marito “un’imbarcazione, un motociclo, l’arredamento della casa familiare, nonché una somma di denaro”.

Questo approccio “libero, ragionato ed equilibrato” nell’assetto patrimoniale dei coniugi rappresenta, secondo gli ermellini, la chiave della liceità dell’accordo. Non si tratta di un tentativo di eludere le norme sul matrimonio, ma di una regolamentazione preventiva che tiene conto dei contributi reali di ciascun coniuge alla vita familiare.

La pronuncia della Cassazione segna così un punto di svolta nella concezione tradizionale del matrimonio italiano, aprendo scenari inediti per le coppie che intendono tutelare i propri diritti patrimoniali. In un’epoca in cui i rapporti di coppia attraversano trasformazioni profonde, il diritto sembra finalmente adeguarsi a una realtà sociale in continua evoluzione, riconoscendo agli sposi la libertà di definire autonomamente i termini dei loro rapporti economici.

Resta da vedere come questa apertura giurisprudenziale verrà accolta dalla società italiana e quali effetti produrrà sulla concezione stessa del matrimonio, tradizionalmente ancorata a principi di indissolubilità che mal si conciliano con la pianificazione della separazione.

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