Casinò e palazzi monumentali, il candidato Trump e quei legami (passati) con la mafia
PRESIDENZIALI USA 2016 Il Wall Street Journal ha pubblicato una lunga inchiesta sulla carriera dell’imprenditore statunitense

Trump ha riconosciuto in un’intervista di aver lavorato a volte con persone che potrebbero aver avuto legami poco chiari con mafiosi, ma ha sempre detto di aver avuto solo rapporti superficiali con loro. “Se le persone fossero come me, non ci sarebbe la mafia, perché io non faccio il loro gioco”, aveva detto il candidato del Grand old party in una intervista. Eppure gli esperti del settore immobiliare e affaristico dicono che negli anni in cui Trump ha costruito la sua fortuna era impossibile concludere qualcosa senza entrare in contatto (e presumibilmente a patti) con la criminalità organizzata, soprattutto perché la mafia arrivava ovunque, anche all’interno del sindacato dei lavoratori dell’edilizia, che era praticamente controllato dalle cosche. Ed è quello che dichiara anche Michael Codym, figlio di un leader sindacale legato alla mafia: “Trump non avrebbe potuto costruire i suoi edifici senza avere quei legami. Ogni costruttore di New York ha dovuto farlo in quel momento”. Nella sua lunga inchiesta, il Wall Street Journal ha esaminato migliaia di pagine di documenti legali e societari e ha intervistato decine di colleghi di lavoro di Donald Trump. Documenti e testimonianze che sembrano avvalorare le ipotesi di legami passati tra il candidato repubblicano e la mafia.
