Deficit Italia sotto 3%, Ue apre a chiusura procedura d’infrazione. Disoccupazione italiana batte media europea
Valdis Dombrovskis
L’Italia punta a uscire dalla procedura Ue per deficit eccessivo nella primavera 2026, grazie al previsto rientro della soglia del 3% già nel 2025, mentre la disoccupazione scende sotto la media euro per la prima volta dopo anni.
Nonostante un contesto internazionale difficile, l’Italia ottiene dalle nuove previsioni della Commissione europea un via libera cruciale sui conti pubblici. Bruxelles prevede infatti che il rapporto deficit/Pil scenderà al 3,0% già quest’anno, centrando l’obiettivo chiave per l’uscita dalla procedura d’infrazione. Il miglioramento dei conti è confermato per il biennio successivo, con un disavanzo forecast al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027, segnando un percorso di stabilità finanziaria.
Via libera Ue all’uscita dall’infrazione
La chiusura della procedura per deficit eccessivo è ora una prospettiva concreta per la prossima primavera. Il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha confermato la road map: “Se il deficit è confermato sotto il 3% del Pil, l’abrogazione potrebbe avvenire nel prossimo pacchetto europeo”. La decisione formale seguirà la verifica di Eurostat sui dati definitivi del 2025, attesa per aprile 2026. Le autorità italiane si sono impegnate a mantenere il deficit “leggermente al di sotto” della soglia critica.
Il sorpasso storico sull’occupazione in Ue
In controtendenza con la crescita modesta del Pil, attesa allo 0,4% nel 2025, il mercato del lavoro italiano mostra una tenuta strutturale. Il tasso di disoccupazione è in costante calo: dal 6,5% del 2024 al 6,2% previsto per il 2025, fino a toccare il 6,0% nel 2027. Questo trend positivo porterà, secondo le stime, a un risultato storico: nel 2027 l’Italia avrebbe un tasso di disoccupazione inferiore alla media dell’area euro (6,1%), un traguardo non raggiunto da molti anni.
Pil in attesa di accelerazione
La crescita economica, sebbene contenuta nel breve termine, mantiene un potenziale di accelerazione. Dallo 0,4% del 2025, il Pil è previsto in risalita all’1,8% nel 2027. La Commissione riconosce le cause estere della frenata, dai dazi alle tensioni geopolitiche, che pesano su consumi e investimenti. L’aumento del debito pubblico, atteso al 137,9% nel 2026, riflette in parte l’onere degli interessi, ma anche gli effetti residui del superbonus, un investimento che ha sostenuto l’economia reale.
