Dubai, convalidato per 2 mesi arresto a Tulliani jr. Difesa: non c’era rischio fuga

Dubai, convalidato per 2 mesi arresto a Tulliani jr. Difesa: non c’era rischio fuga
Giancarlo Tulliani, cognato dell'ex presidente della Camera, Gianfranco Fini
5 novembre 2017

E’ stato convalidato per due mesi l’arresto di Giancarlo Tulliani eseguito a Dubai in esecuzione di un ordine di cattura internazionale della Procura di Roma, nell’ambito di un’inchiesta per riciclaggio. La decisione è stata presa dalla magistratura dell’emirato in vista dell’esame della richiesta di estradizione in Italia. “Non c’era pericolo di fuga, Tulliani è stabilito e radicalizzato da tempo nel paese arabo. Non sussistevano gli estremi per una convalida dell’arresto. Ritengo che questa ci sia stata solo per effetto del procedimento di estradizione”, ha spiegato l’avvocato Nicola Madia, uno dei difensori di Giancarlo Tulliani. Comunque, i legali italiani seguiranno l’iter di questa attività: “quindi poi adotteremo le iniziative del caso”, ha aggiunto. Dunque, il cognato dell’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, rimarrà agli arresti in attesa della decisione sull’estradizione che dovrà essere presa dalle autorità di Dubai. Decisione affatto scontata visto che già in altre occasioni Dubai ha negato l’estradizione. Tulliani, latitante dal marzo scorso per la legge italiana, è stato fermato in aeroporto da personale di polizia cui si era rivolto per lamentare di essere seguito da alcuni cronisti italiani. Riconosciuto, si è visto notificare il mandato di arresto internazionale. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti era stata emessa dal gip Simonetta D’Alessandro nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma sul presunto riciclaggio internazionale e le slot machine, ma l’arresto non era stato eseguito perché Tulliani si era reso irreperibile. La stessa inchiesta, che ruota intorno ai rapporti della famiglia Tulliani con l’imprenditore Francesco Corallo, considerato il ‘re’ delle slot machine, aveva portato all’arresto di quest’ultimo il 13 dicembre 2016. Insieme con Corallo, furono arrestati l’ex parlamentare Pdl Amedeo Laboccetta, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica e Arturo Vespignani. In concomitanza con gli arresti scattarono perquisizioni a carico di Giancarlo e Sergio Tulliani, quest’ultimo suocero di Fini. Tra le operazioni al centro dell’inchiesta anche la vendita della casa di Montecarlo, già di proprietà di An, che sarebbe stata acquistata da società legate all’imprenditore Corallo che poi avrebbe riversato il denaro alla famiglia Tulliani.

Nell’ambito della stessa indagine, il 14 febbraio scorso i finanzieri eseguirono un sequestro preventivo di beni nei confronti di Sergio, Giancarlo ed Elisabetta Tulliani per un valore di circa 5 milioni di euro, con riferimento ai reati di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio posti in essere dal 2008. Ed e’ di quello stesso giorno la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Gianfranco Fini. Nel comunicato stampa della Gdf reso pubblico il 14 febbraio veniva spiegato che “le perquisizioni a carico di Sergio e Giancarlo Tulliani, eseguite contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare (di Corallo e degli altri, ndr), nonché l’esito degli accertamenti bancari sui rapporti finanziari intestati ai membri della famiglia Tulliani, hanno fatto emergere nuove condotte di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio compiute da Sergio, Giancarlo ed Elisabetta Tulliani. Secondo gli inquirenti “i membri della famiglia Tulliani, dopo aver ricevuto, direttamente o per il tramite delle loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro disposti da Francesco Corallo ed operati da Rudolf Baesten, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi – proseguiva la Guardia di Finanza – hanno ulteriormente trasferito ed occultato, attraverso operazioni di frazionamento della provvista illecita e movimentazioni reciproche, il profitto illecito dell’associazione utilizzando propri rapporti bancari, accesi in Italia e all’estero”. Oggetto di queste vorticose operazioni, tra l’altro, sarebbero stati “i 2,4, milioni di euro, direttamente ricevuti da Francesco Corallo e, successivamente, trasferiti da Sergio Tulliani ai figli Giancarlo ed Elisabetta per essere reimpiegati in acquisizioni immobiliari siti nel comprensorio di Roma e provincia” nonché “il rilevante plusvalore di oltre 1,2 milioni di euro, derivante dalla vendita dell’appartamento di Montecarlo, già di proprietà di Alleanza Nazionale, di cui erano divenuti proprietari, di fatto, i fratelli Tulliani, a spese di Francesco Corallo, il quale aveva anche provveduto all’intera creazione delle società offshore dei Tulliani”.

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