Politica

Fratelli d’Italia, la crisi siciliana: perché Messina ha lasciato il partito

Manlio Messina

Un fulmine a ciel sereno: Manlio Messina, deputato catanese e figura di spicco di Fratelli d’Italia, ha annunciato le sue dimissioni da via della Scrofa e dal gruppo parlamentare. Una decisione che squarcia il velo su una crisi interna del partito in Sicilia. In una nota scarna inviata alla stampa il 31 luglio 2025, Messina lascia il partito senza sbattere la porta, ma con un messaggio criptico che alimenta interrogativi: “È una scelta intima, custodita nel cuore”.

Il commissariamento

Le tensioni interne non sono una novità. Da mesi, il partito è dilaniato da attriti siciliani che hanno costretto Roma a commissariare la federazione regionale, con Luca Sbardella nominato a marzo per sedare le faide tra correnti. Messina, già vicecapogruppo alla Camera e assessore al Turismo sotto la giunta Musumeci, era stato al centro di polemiche, tra cui un’inchiesta sui fondi per il turismo all’Ars, in cui è stato nominato ma non indagato. A marzo, la sua rinuncia alla carica di vicecapogruppo aveva già fatto rumore, ma nessuno si aspettava un addio così repentino.

Commozione e disagio

Nel suo lungo post sui social, Messina si rivolge alla “comunità umana e politica” di Fratelli d’Italia con toni commossi, ma non risparmia una stoccata: “Spero che la luce dell’umiltà torni a illuminare il suo cammino”. Parole che suggeriscono un disagio profondo, forse legato a rivalità interne o a una deriva del partito. “Non c’è un motivo unico, non c’è un colpevole”, scrive, smentendo le speculazioni su un singolo episodio. Eppure, il riferimento a chi lo ha “denigrato e logorato” lascia intravedere ferite mai rimarginate.

Messina, che ha dedicato “gran parte della vita” alla politica, si trova ora a un bivio: proseguire il mandato parlamentare sostenendo Meloni, o abbandonare del tutto la scena politica. La sua fedeltà al premier non sembra in discussione, ma il suo futuro resta un’incognita. Nel frattempo, il partito siciliano deve fare i conti con un’immagine incrinata e una base in subbuglio. Il commissariamento regionale, voluto da Roma, non è bastato a placare gli animi.

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Redazione