Da G7 Finanze nuovo allarme Brexit. Governi e banchieri: sarebbe uno “choc”

Da G7 Finanze nuovo allarme Brexit. Governi e banchieri: sarebbe uno “choc”
21 maggio 2016

di Maurizio Balistreri

Ancora una volta ministri delle Finanze e banchieri centrali delle 7 maggiori economie avanzate hanno rinnovato i loro impegni reciproci ad astenersi da svalutazioni competitive. Con il Paese ospite, il Giappone, che ha manifestato preoccupazioni per i recenti repentini movimenti sui cambi valutari, apparenetemente legati a manovre speculative. Tuttavia, fonti della stessa delegazione nipponica hanno aggiunto che la discussione sui cambi è stata più di forma che di sostanza. “Non si è andati granché oltre le precedenti discussioni”, ha riferito un esponente del ministero delle finanze citato da Dow Jones. E così il fattore di rischio più immediato, la “Brexit” – l’eventuale uscita della Bran Bretagna dall’Unione europea, lo deciderà un referendum il 23 giugno – ha finito per rappresentare richiamare più attenzione. Diplomaticamente, il G7, che si è svolto nella città di Sendai, si è astenuto dall’assumere una posizione eccessivamente esplicita su una questione che gli stessi ministri riconoscono spettare alla sovranità degli elettori Gb. Ma è abbastanza chiaro quale sia la loro valutazione, quando paventano uno “shock” economico. “Le incertezze sono aumentate, con i conflitti geopolitici, il terrorismo, l’afflusso di rifugiati e, inoltre, lo shock di una eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Ue che andrebbe a complicare il contesto economico mondiale”, recita il documento.

Ben più duro ed esplicito è stato il ministro delle Finanze Gb, George Osborne. “Basta parlare con i ministri di Francia, Germania e altri paesi per capire che se lasciassimo l’Unione, volendo accedere al mercato unico dovremmo contribuire al bilancio dell’Ue, accettare la libera circolazione delle persone ma senza – ha sostenuto Osborne – aver modo di dire la nostra su queste politiche”. Nelle ultime settimane sono giunte diverse previsioni allarmistiche da istituzioni internazionali, come Ocse e Fmi, su quelle che sarebbero le ricadute economiche della Brexit. Lo stesso G7 delle Finanze ha avvertito che ne deriverebbero conseguenze negative. Osborne ha deciso di far nuovamente leva sul portafoglio. Stavolta degli elettori proprietari di immobili, che di colpo potrebbero ritrovarsi più poveri uscendo dall’Ue. Secondo il cancelliere allo Scacchiere la Brexit potrebbe innescare uno shock sui prezzi immobiliari tra il 10 e il 18 per cento. Peraltro Osborne ha ribadito che negoziare un nuovo accordo commerciale con i Paesi dell’Ue sarebbe “estremamente difficile”. Ma a Sendai si è parlato anche di ripresa. E secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan il clima complessivamente è positivo. La crisi iniziata nel 2008 è ormai superata. Anche se il ritmo di crescita non è ancora soddisfacente e il commercio globale fa registrare volumi più bassi del potenziale.

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“L’evidenza storica – ha detto a margine degli incontri – ci insegna che l’integrazione ha favorito l’aumento degli scambi e di conseguenza la crescita. In Europa c’è ancora molto lavoro da fare in questa direzione e molto valore potenziale da mettere a frutto per il benessere dei cittadini”. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha rilevato come la Penisola abbia raccolto apprezzamenti al G7 per lo sforzo compiuto sulle riforme, mentre in generale per l’Europa la sfida più difficile con cui confrontarsi è l’emergenza profughi. Altro tema europeo toccato a Sendai è stato quello della Grecia. Gli Stati Uniti hanno infatti aggiunto il loro peso politico al pressing del Fmi sull’Eurogruppo e la Germania, affinché ad Atene venga concesso un alleggerimento del debito. La questione è stata sollevata dal segretario al Tesoro Jacob Lew, nel corso di una bilaterale con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. “Ho sottolineato – ha detto Lew – l’importanza del fatto che l’Europa onori l’impegno che aveva preso in occasione dell’accordo sul nuovo piano di aiuti”, che prevedeva anche la questione del “debt relief”. Secondo l’esponente americano questo alleggerimento dovrebbe essere “significativo”. Su questo ora la palla passa allo stesso Eurogruppo, che tornerà a riunirsi martedì 24 maggio per quello che potrebbe essere l’ultimo appuntamento utile per regolare questa apertura, se si volesse evitare di avere un braccio di ferro contestuale al vivo del dibattito precedente al voto sul referendum in Gb.

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