Hamas frena sul piano Trump per Gaza: rilancio con modifiche chiave
Il movimento islamista vuole garanzie sul ritiro israeliano e rifiuta il disarmo senza condizioni. Mediazioni a Doha cercano un compromesso entro giorni.

La risposta di Hamas al piano statunitense per Gaza, presentato da Donald Trump, è attesa entro pochi giorni e si annuncia critica soprattutto sui punti riguardanti il disarmo e l’espulsione dei suoi funzionari. Il gruppo islamista ha avviato dialoghi con mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, confermando una posizione divisa tra favorevoli a un sì condizionato e contrari ad alcune clausole chiave, con la richiesta di garanzie per il ritiro israeliano e la fine delle violenze.
I negoziatori di Hamas, riuniti a Doha, hanno comunicato che la risposta sul piano sarà data entro due o tre giorni, ma il testo americano, che propone un cessate il fuoco immediato e il ritiro delle forze israeliane, incontra resistenze in merito al disarmo del movimento e al destino dei suoi dirigenti. A suscitare dubbi è anche la tempistica per il rilascio degli ostaggi, inclusi quelli deceduti, per i quali occorrerà individuare i luoghi di sepoltura nella Striscia di Gaza.
Hamas chiede modifiche decisive alle clausole chiave
Il piano Usa contempla il rilascio di tutti gli ostaggi entro 72 ore dall’accettazione pubblica, la liberazione di circa 2.000 palestinesi detenuti, e un progetto di “amnistia” per chi accetterà la smilitarizzazione e la convivenza pacifica. Il futuro governo di Gaza sarà affidato a un comitato tecnico palestinese apolitico, sotto la supervisione di un organismo internazionale guidato da Trump con il coinvolgimento di personalità come Tony Blair. Questo comitato dovrebbe guidare la ricostruzione e stimolare lo sviluppo attraverso investimenti e zone economiche speciali.
La smilitarizzazione della Striscia sarà garantita da una forza internazionale mista, in cooperazione con forze palestinesi addestrate e partner regionali. Le truppe israeliane si ritireranno progressivamente, mentre il piano include un programma umanitario che prevede il ripristino di infrastrutture essenziali e servizi pubblici, gestito da Organizzazioni internazionali indipendenti come ONU e Croce Rossa.
Il rafforzamento della protezione Usa al Qatar segna una nuova tappa
Parallelamente, Doha, da sempre uno dei principali mediatori nel conflitto, rafforza la sua posizione dopo l’attacco subito da Israele qualche settimana fa. Gli Stati Uniti hanno firmato un ordine esecutivo che garantisce la difesa attiva del Qatar in caso di attacchi armati, con un impegno paragonabile all’Articolo 5 della NATO. In base al documento, qualsiasi violazione della sovranità o delle infrastrutture critiche del Qatar sarà considerata una minaccia diretta agli interessi degli Usa, che potrebbero rispondere con misure diplomatiche, economiche o militari.
