Il giro di vite dell’Ue su export vaccini. Macron: in Europa siamo stati troppi lenti

Il giro di vite dell’Ue su export vaccini. Macron: in Europa siamo stati troppi lenti
Ursula von der Leyen
26 marzo 2021

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha illustrato ieri ai leader dei Ventisette, durante la videoconferenza del Consiglio europeo, la decisione presa dall’Esecutivo comunitario di rendere più esigenti i criteri per decidere se autorizzare o no le esportazioni verso i paesi terzi dei vaccini prodotti nell’Ue. “Ho presentato ai leader – ha riferito von der Leyen – le ultime modifiche al meccanismo per la trasparenza e l’autorizzazione alle esportazioni di vaccini anti Covid-19. Ieri la Commissione ha aggiunto al campo di applicazione di questo meccanismo i criteri di reciprocità e proporzionalità. Per essere molto chiari: vogliamo assicurarci che l’Europa riceva la sua giusta quota di vaccini. Perché dobbiamo essere in grado di spiegare ai nostri cittadini che se le aziende esportano i loro vaccini in tutto il mondo, è perché stanno onorando pienamente i loro impegni, e che quindi non si mette a rischio la sicurezza dell’approvvigionamento nell’Unione europea”.

“E diciamola giusta: l’Unione europea – ha rivendicato la presidente della Commissione – può essere orgogliosa, ed è orgogliosa, di essere la terra dei produttori di vaccini, che non solo li consegnano ai cittadini europei, ma li esportano in tutto il mondo. Inoltre, siamo e saremo sempre dei ferventi sostenitori della cooperazione globale. Il nostro ‘track record’ parla da solo, ed è stato positivo creare questa trasparenza: dall’avvio del meccanismo sull’autorizzazione all’esportazione, il primo febbraio, sono state accolte più di 380 richieste di esportazione di vaccini in 33 paesi diversi. E solo una richiesta è stata rifiutata”, quella della partita italiana di AstraZeneca destinata all’Australia.

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“E le cifre – ha continuato von der Leyen – sono ancora più impressionanti se si calcola la quantità di dosi dei vaccini che sono state esportate dal primo dicembre: complessivamente, a oggi, il numero totale di esportazioni dall’Unione Europea è arrivato a 77 milioni di dosi. Ciò dimostra che l’Europa è la regione che esporta il maggior numero di vaccini in tutto il mondo. E continueremo ad esportare, anche attraverso il Covax (il programma internazionale che finanzia l’accesso ai vaccini per paesi a reddito medio-basso, ndr), e per proteggere gli operatori umanitari e sanitari in tutto il mondo”. Quindi, ha concluso la presidente della Commissione, ribaltando le accuse che caratterizzano come protezionista il giro di vite sulle esportazioni, “la linea di fondo è che siamo noi che invitiamo gli altri a dimostrare la nostra stessa apertura”.

Non mancano, tuttavia, i malumori tra i paesi membri sulla gestione di Bruxelles sui vaccini anti Covid-19. Uno fra tutti, la Francia. Per il presidente francese Emmanuel Macron , “sui vaccini siamo stati troppo lenti, meno rapidi degli Stati Uniti. Non è stato un problema di coordinamento: non abbiamo capito che le cose sarebbero andate così in fretta”. “Una parte importante della ricerca sui vaccini è stata fatta in Europa” prosegue “ma gli americani hanno avuto il merito di dire, fin dall`estate 2020: non badiamo a spese e andiamo avanti. Hanno avuto più ambizioni di noi. E il principio per cui le cose si fanno ‘a qualsiasi prezzo’, che noi abbiamo applicato alle misure di accompagnamento di tipo economico, loro l`hanno applicato ai vaccini e alla ricerca. Noi abbiamo pensato che arrivare alle dosi avrebbe necessitato più tempo”. Secondo Macron “abbiamo avuto torto nel mancare di ambizione, di follia: di dire, sì, è possibile. Forse siamo stati troppo razionali”. “D`altra parte, stiamo recuperando – rileva il Presidente francese – siamo come un diesel, che si mette in moto lentamente ma va lontano. Abbiamo ordinato 2,5 miliardi di dosi. Saremo, da qui al secondo semestre, l`area geografica che produrrà più vaccini nel mondo. E poi dobbiamo preparare la capacità produttiva per quelli che serviranno a rispondere alle varianti. Ora dobbiamo riuscire davvero a coordinarci”.

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