INPS, il certificato del medico non basta più: se sei assente per malattia, il capo può licenziarti se non ti adegui

Inps (Flaei) IlFogliettone

Inps (Flaei) IlFogliettone

Importanti provvedimenti che riguardano il mondo dei lavoratori dipendenti, il semplice certificato può non bastare. 

Il mercato del lavoro italiano presenta un panorama complesso e in continua evoluzione. Secondo i dati più recenti dell’ISTAT, il tasso di disoccupazione si attesta intorno al 6,8%, un valore che rimane superiore alla media europea. La ricerca di nuove opportunità e la riqualificazione professionale restano sfide centrali per molti lavoratori.

Analizzando la composizione della forza lavoro, si osserva una netta prevalenza di dipendenti. Le statistiche indicano che circa il 75% degli occupati rientra in questa categoria, per un totale di circa 18,5 milioni di cittadini. Questo dato evidenzia la centralità del lavoro subordinato nell’economia italiana, sebbene con differenze significative tra settori e regioni.

I liberi professionisti e i lavoratori autonomi costituiscono una componente rilevante, rappresentando circa il 25% degli occupati, ovvero circa 5,5 milioni di persone. Questo segmento include una vasta gamma di figure professionali, dai consulenti agli artigiani, e gioca un ruolo cruciale nella dinamicità del tessuto economico italiano.

La questione del precariato continua ad essere un tema caldo. Sebbene non esista un numero esatto di “precari”, si stima che una quota significativa dei contratti a termine e delle collaborazioni occasionali contribuisca a un senso di instabilità lavorativa per milioni di italiani. Le politiche attive del lavoro cercano di affrontare questa problematica.

Come funziona la “malattia”

In Italia, quando un lavoratore dipendente si ammala, deve comunicare tempestivamente l’assenza al datore di lavoro. Successivamente, è obbligatorio recarsi dal proprio medico curante. Quest’ultimo, dopo la visita, redige e invia telematicamente il certificato medico all’INPS. Al lavoratore viene fornito un numero di protocollo che attesta l’invio, spesso da comunicare anche all’azienda.

L’INPS, ricevuta la comunicazione telematica, la rende disponibile al datore di lavoro, il quale può così verificare l’attestato di malattia. L’indennità di malattia, ovvero la parte di retribuzione che spetta al lavoratore durante l’assenza, è generalmente a carico dell’INPS a partire dal quarto giorno, mentre i primi tre giorni sono spesso a carico dell’azienda.

Lavoro (Pixabay) Ilfogliettone

Il certificato può non bastare

Quando un dipendente si ammala, il certificato medico inviato telematicamente all’INPS dal medico curante è il documento chiave per l’indennità di malattia. Tuttavia, questo certificato non è una legge assoluta. L’INPS ha il diritto di disporre visite fiscali tramite un proprio medico per verificare l’effettiva validità della malattia. Il medico fiscale può confermare la diagnosi, ridurre i giorni di prognosi, o persino negare la malattia dopo indagini diagnostiche e valutazioni dirette.

Inoltre, il datore di lavoro può formalmente contestare il certificato medico. Per farlo, può avvalersi di perizie mediche o persino ricorrere a investigatori privati per dimostrare una discrepanza tra l’assenza dichiarata e il comportamento reale del lavoratore. Se viene accertata una frode, il lavoratore rischia il licenziamento per giusta causa, oltre alla perdita dell’indennità di malattia.