La Cassazione chiude il caso Battisti: Sony Music sconfitta nella causa contro gli eredi del cantautore

Con una storica ordinanza, la Corte di Cassazione ha respinto definitivamente le richieste di risarcimento della major discografica. Un pronunciamento che segna un punto fermo nel delicato equilibrio tra diritti d’autore e sfruttamento commerciale delle opere musicali

Dopo anni di battaglie legali, la lunga contesa tra Sony Music e gli eredi di Lucio Battisti sembra aver trovato una conclusione definitiva. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12956 pubblicata proprio oggi, ha rigettato il ricorso presentato nel 2017 dalla major discografica contro Grazia Letizia Veronese e Luca Battisti, rispettivamente moglie e figlio del celebre cantautore italiano.

Lucio Battisti

La decisione mette la parola fine a una delle querelle più significative del panorama discografico italiano contemporaneo.

A renderlo noto è lo Studio legale Veneziano, che ha rappresentato gli eredi nel lungo iter giudiziario. Sony Music, all’epoca, aveva chiesto un risarcimento danni di 7 milioni di euro, accusando gli eredi di aver ostacolato lo sfruttamento economico delle opere musicali di Battisti, in particolare per la diffusione online e per usi pubblicitari.

Le accuse di Sony Music: tra streaming e pubblicità

Nel dettaglio, Sony Music aveva contestato agli eredi del musicista di aver revocato alla SIAE il mandato per l’utilizzazione online delle sue opere, impedendo così alla casa discografica di commercializzare le registrazioni sulle piattaforme digitali come Spotify. Inoltre, secondo l’accusa, gli eredi avrebbero negato la possibilità di sincronizzare le canzoni di Battisti con contenuti pubblicitari, bloccando accordi con grandi marchi italiani come Fiat e Barilla.

Una posizione che, secondo l’azienda discografica, configurava una violazione dei doveri contrattuali e una limitazione ingiustificata alla libera circolazione commerciale delle registrazioni fonografiche.

La Cassazione conferma il no al risarcimento

La Suprema Corte ha respinto il ricorso di Sony, confermando le precedenti sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello di Milano. Oltre a sancire la legittimità delle azioni degli eredi, la Cassazione ha condannato Sony al pagamento delle spese processuali. Secondo l’avvocato Simone Veneziano, legale della famiglia Battisti, si tratta di una decisione che ha un valore giurisprudenziale rilevante e che chiarisce definitivamente il perimetro dei diritti connessi all’utilizzo delle opere musicali.

Tre punti cardine della sentenza

La pronuncia della Cassazione è significativa, secondo l’avvocato Veneziano, per tre motivi fondamentali.

1. Il valore dei vecchi contratti discografici. I giudici hanno stabilito che gli accordi firmati da Lucio Battisti oltre cinquant’anni fa con i produttori fonografici – predecessori di Sony Music – non possono essere interpretati come una cessione illimitata e incondizionata dei diritti d’uso. Oggi, per sfruttare online le registrazioni fonografiche delle interpretazioni di Battisti, o per usarle in pubblicità, è necessario il consenso esplicito degli eredi o degli editori musicali titolari dei diritti.

2. Il rischio di un precedente pericoloso. La tesi di Sony Music – secondo cui l’interdipendenza tra autore, interprete e produttore dovrebbe obbligare ogni titolare a consentire l’uso dell’opera una volta che gli altri abbiano dato il loro consenso – è stata rigettata. Se accolta, questa interpretazione avrebbe comportato un’inversione radicale nell’industria musicale, trasferendo il potere decisionale sull’uso delle canzoni dai creatori (autori ed editori) ai produttori fonografici.

3. La libertà contrattuale dei titolari dei diritti. La Corte ha riaffermato un principio fondamentale: chi desidera utilizzare un brano musicale – ad esempio in uno spot – deve ottenere due autorizzazioni distinte e indipendenti. Una dal titolare della registrazione fonografica (la casa discografica) e una dall’autore o dall’editore musicale. Ciascun titolare ha il diritto insindacabile di decidere se concedere o meno la licenza e a quali condizioni.

Gli eredi assolti anche sul piano gestionale

Oltre a respingere le accuse sul fronte dei diritti d’autore, la Cassazione ha rigettato anche l’ultima accusa rimasta in piedi: quella secondo cui Grazia Letizia Veronese e Luca Battisti, in qualità di amministratori delle società Edizioni Musicali Acqua Azzurra S.r.l. e Aquilone S.r.l., avrebbero violato gli obblighi di diligenza nei confronti di Sony Music. Nessuna condotta illecita è stata accertata, e nessuna responsabilità ulteriore rispetto a quella già valutata è stata riconosciuta.

Un epilogo che tutela la volontà dell’artista

La decisione segna una vittoria per gli eredi di Lucio Battisti, ma soprattutto per la tutela dell’autonomia degli autori e dei loro rappresentanti nel gestire l’eredità culturale e artistica. Lucio Battisti, da sempre noto per il suo riserbo e per la sua visione indipendente dell’arte, aveva scelto con cura i limiti entro cui far vivere la sua musica nel tempo. La Cassazione, oggi, sembra aver dato valore anche a quella volontà.

In un mondo musicale sempre più dominato da logiche commerciali e piattaforme digitali, la sentenza della Cassazione rappresenta un’importante riaffermazione dei diritti degli autori e dei loro eredi. Non si tratta solo di una vittoria in tribunale, ma di una presa di posizione chiara sul futuro della musica d’autore in Italia: un futuro in cui la voce dell’artista – anche postuma – continua a contare.