La premier che sfida l’establishment, Giorgia Meloni conquista il Time e ridefinisce l’Europa

Giorgia Meloni sulla copertina del Time

Giorgia Meloni sulla copertina del Time

Una copertina mondiale che consacra un percorso politico iniziato tra le fiamme. Letteralmente. Giorgia Meloni approda sul Time con la stessa determinazione con cui, trent’anni fa, una ragazza della Garbatella guardava bruciare la propria casa e decideva di aderire al Movimento Sociale Italiano.

Il cerchio si chiude con una ironia che solo la storia sa regalare. Quella giovane militante è diventata la prima donna a guidare l’Italia e, secondo il prestigioso magazine americano, “una delle figure più interessanti del continente europeo”. Un percorso che lo stesso Time sintetizza con una formula lapidaria: “Il modo in cui conduce potrebbe cambiare il mondo”.

Il nazionalismo del terzo millennio

Nell’intervista del 4 luglio a Palazzo Chigi, Meloni delinea i contorni di quello che definisce un “nuovo nazionalismo”: populista, nativista, pro-Occidentale ma fedele all’Europa e all’Alleanza atlantica. Una quadratura del cerchio che molti consideravano impossibile. “Per prima cosa dobbiamo difendere quello che siamo, la nostra cultura, la nostra identità, la nostra civiltà” spiega. Il suo nazionalismo, precisa, “è principalmente un modo per difenderci da una globalizzazione che non ha funzionato”. Una dichiarazione che suona come un manifesto politico per l’era post-globalizzazione, dove i confini tornano a essere linee di demarcazione identitaria prima che geografica.

Il test della Casa Bianca

Le vere capacità di Meloni si sono misurate nel teatro più difficile: lo Studio Ovale. Quando ha incontrato Donald Trump, la Premier si è presentata con una pila di schede contenenti la sua posizione su ogni possibile argomento di discussione. “Sono del Capricorno. Diciamo che sono fissata con alcune cose” confessa.

Ma è stato nel momento cruciale, quando la stampa è uscita e la conversazione si è concentrata sull’Ucraina, che Meloni ha mostrato il suo vero volto. Ha difeso “appassionatamente” Zelensky e la necessità di sostenere Kiev “fino alla fine”. Trump ha ascoltato, ha risposto, ma senza che lo scambio diventasse polemico. “Lui è un combattente, e io sono una combattente” riassume Meloni. 

Stereotipi e resistenze

Il percorso verso Palazzo Chigi non è stato lastricato di rose. Meloni racconta di aver “dovuto affrontare ridicoli stereotipi” e lo scetticismo iniziale di Joe Biden. “Semplicemente penso che non sapeva ciò di cui stava parlando”, liquida con la freddezza di chi ha imparato a navigare nelle acque gelide della realpolitik internazionale. 

Le accuse degli avversari interni vengono respinte con la stessa nettezza: “Mi hanno accusato di ogni cosa possibile, dalla guerra in Ucraina alla morte delle persone nel Mediterraneo. È semplicemente perché non hanno argomenti. Non sono razzista. Non sono omofoba. Non sono tutte le cose che dicono di me”.

La domanda finale

Al termine del colloquio, Meloni si rivolge direttamente al giornalista Massimo Calabresi, capo dell’ufficio di Washington, con una domanda che suona come una sfida: “Sei una persona onesta. C’è qualcosa del fascismo che la mia esperienza ti ricorda, o che riguarda quello che sto facendo al governo?”. Una provocazione che racchiude tre anni di governo e trent’anni di militanza politica, lanciata con la sicurezza di chi sa di aver già scritto la risposta nella propria azione di governo.

La copertina del Time la inserisce in un pantheon che ha visto passare da Berlusconi a Monti, da Salvini agli altri volti che hanno tentato di interpretare il “nuovo corso europeo”. Ma Meloni sembra giocare una partita diversa: quella di chi vuole “ricostruire l’identità, ricostruire l’orgoglio, l’orgoglio di essere quelli che siamo… A qualsiasi costo”.

Resta da capire se questo costo l’Europa sia disposta a pagarlo, e soprattutto, se il modello Meloni possa davvero “cambiare il mondo” come profetizza il Time. Le fiamme della Garbatella, trent’anni dopo, sono diventate il faro di una nuova destra europea. Il futuro dirà se illumineranno una strada o bruceranno le certezze di un continente.