L’asse Putin-Kim consolida il fronte anti-occidentale: Pechino benedice l’alleanza militare
Il leader nordcoreano sigilla l’alleanza con il capo del Cremlino pagando un tributo di vite umane sul fronte ucraino. Mentre la figlia decenne debutta come futura erede, Xi Jinping benedice l’asse che sfida l’Occidente. Altri 6mila militari pronti a partire per la Russia in un escalation senza precedenti che ridisegna gli equilibri mondiali.
Il capo del Cremlino, Vladimir Putin (s) e il dittatore nordcoreano, Kim Jong Un
Due ore e mezza di colloqui riservati nella foresteria di Stato Diaoyutai. Un’auto condivisa verso la tribuna d’onore. E soprattutto, migliaia di soldati nordcoreani già schierati sul fronte russo di Kursk. L’incontro tra Vladimir Putin e Kim Jong Un alla parata militare per l’80° anniversario della vittoria cinese sul Giappone ha sancito ufficialmente il ritorno di Pyongyang nel club dei potenti dell’asse alternativo all’Occidente. Con Xi Jinping nel ruolo di garante silenzioso ma determinante.
La trasferta del leader nordcoreano nella capitale cinese rappresenta la riscossione politica di un investimento militare senza precedenti: l’invio di 13mila soldati in Russia per combattere fianco a fianco con le forze di Mosca. Un accordo che trasforma la Corea del Nord da paria internazionale a partner strategico indispensabile, elevando Kim Jong Un dal ruolo di dittatore isolato a quello di alleato prezioso in una guerra che ridefinisce gli equilibri globali.
Il prezzo del sangue: 2mila morti per un posto al tavolo
I numeri forniti dall’intelligence sudcoreana parlano chiaro: circa 2mila soldati nordcoreani sono caduti sui campi di battaglia ucraini. Un tributo di sangue che Pyongyang ha pagato volentieri per conquistarsi una poltrona nel triumvirato che sfida l’egemonia americana. E non è finita: altri 6mila militari sono pronti a partire, mentre mille ingegneri militari hanno già raggiunto il territorio russo.
La strategia di Kim Jong Un appare cristallina: trasformare l’isolamento in leva diplomatica, utilizzando le proprie truppe come moneta di scambio per uscire dal ghetto delle sanzioni internazionali. Il calcolo è cinico ma efficace: ogni soldato caduto a Kursk equivale a un gradino salito nella gerarchia del nuovo ordine mondiale multipolare.
L’immagine simbolica della parata racconta più di mille dichiarazioni diplomatiche: Putin alla destra di Xi, Kim alla sua sinistra, una disposizione che fotografa i nuovi rapporti di forza. Il presidente cinese al centro, garante dell’equilibrio tra i due alleati più imprevedibili, con Mosca che fornisce energia e tecnologia militare, Pyongyang che offre manodopera bellica e deterrente nucleare.
La benedizione di Pechino: quando Xi Jinping fa da mediatore
L’incontro nella foresteria Diaoyutai non è casuale. Pechino ha scelto di ospitare il vertice per segnalare il superamento delle tensioni passate con Pyongyang, preoccupata dall’eccessivo avvicinamento tra Kim e Putin. La Cina non può permettersi di perdere il controllo sulla Corea del Nord, troppo preziosa come cuscinetto contro l’influenza americana nella penisola coreana.
Xi Jinping ha orchestrato un equilibrismo diplomatico perfetto: legittimare l’asse russo-nordcoreano senza apparire coinvolto direttamente nel conflitto ucraino. I tre leader hanno scambiato qualche parola prima della parata, sufficienti per stabilire le regole del gioco. La Cina benedice l’alleanza militare purché rimanga sotto la sua supervisione strategica.
La presenza dei ministri russi Lavrov e Belousov ai colloqui, affiancata da quella di Kim Yo Jong, la potente sorella del leader nordcoreano, testimonia il livello di coordinamento raggiunto. Non si tratta più di incontri esplorativi ma di vertici operativi tra stati maggiori alleati.
L’Erede in vetrina: Kim Ju Ae debutta sulla scena internazionale
Ma è un particolare apparentemente secondario a rivelare la portata storica dell’evento: la presenza della piccola Kim Ju Ae, la figlia decenne del leader nordcoreano. Il suo primo viaggio all’estero coincide con il debutto diplomatico del padre nel club dei grandi. Una coincidenza che conferma le speculazioni sulla successione dinastica.
La bambina è scesa dal treno blindato dietro il padre, accolta dai massimi funzionari cinesi. Un protocollo che la posiziona già come erede designata, prima donna nella storia della dinastia Kim a essere preparata per il potere supremo. Le foto diffuse dall’agenzia KCNA mostrano una Ju Ae sempre più centrale nelle cerimonie ufficiali, spesso davanti alla madre Ri Sol Ju, segnalando un cambio di guardia generazionale già in atto.
Dal 2022, quando apparve per la prima volta stringendo la mano del padre davanti a un missile balistico, la ragazzina è diventata una presenza costante negli eventi di Stato. Un percorso di preparazione accelerato che ricorda quello dello stesso Kim Jong Un, introdotto sulla scena pubblica solo due anni prima di ereditare il potere nel 2011.
Il futuro dell’alleanza: Mosca chiama, Pyongyang risponde
L’invito di Putin a visitare Mosca, accettato con entusiasmo da Kim che ha promesso di rivederlo “presto”, suggella un’intesa destinata a durare. Resta da capire se il leader nordcoreano, notoriamente terrorizzato dai viaggi aerei, sceglierà nuovamente il treno blindato per raggiungere la capitale russa o se supererà le sue fobie per abbreviare i tempi.
Il vertice di Pechino ha dimostrato che l’asse autoritario non è più una minaccia teorica ma una realtà operativa. Con Putin che fornisce protezione nucleare e tecnologia militare, Kim che offre soldati e deterrente atomico, Xi che garantisce sostegno economico e legittimazione diplomatica, il triangolo anti-occidentale ha trovato la sua configurazione definitiva.
L’Occidente si trova di fronte a una sfida inedita: non più singoli regimi autoritari da contenere separatamente, ma un’alleanza strutturata che coordina strategie militari, economiche e diplomatiche. La parata di Pechino ha sancito ufficialmente la nascita di un nuovo blocco geopolitico, con Kim Jong Un promosso da dittatore emarginato a partner strategico indispensabile.
