“Mare fuori”, Crescentini nel carcere minorile per ridare futuro

18 settembre 2020

Sono ragazzi che hanno alle spalle storie molto diverse, i protagonisti della fiction “Mare fuori”: c’è chi è cresciuto in un ambiente criminale, chi ha cerato di fuggire a quel destino, chi era lontano anni luce dalla strada. Ad un certo punto delle loro giovani vite compiono un crimine e finiscono nell’Istituto Penitenziario Minorile di Napoli: un microcosmo dove i conflitti, le sfide, le prove sono in parte più dure e i rapporti più forti.

Nella fiction diretta da Carmine Elia, in onda su Rai 2 da mercoledì 23 settembre e in anteprima su RaiPlay dal 19, compito degli adulti è aiutare i ragazzi a ritrovare un percorso. La direttrice del carcere, interpretata da Carolina Crescentini, ha una linea più dura, il comandante di polizia penitenziaria (Carmine Recano), un approccio più empatico. “Anche se molti di loro hanno compiuto dei gesti atroci, ci sono degli assassini anche, ma sono dei ragazzi, con gli occhi pieni, sono dei cuccioli, che hanno fatto errori enormi. Però il fatto che siano ragazzi cambia tutto, perché tu hai l’obiettivo proprio di aiutarli a reinserirsi in questa società e non ricadere negli stessi errori, perché hanno una intera vita davanti”. Un cambiamento, secondo Crescentini possibile: “Tanti anni fa io ero candidata ai Nastri d’argento e quel giorno venne premiato il cast di ‘Cesare deve morire’ dei Taviani.

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Alcuni di loro hanno veramente cambiato vita, chi anche attraverso quel corso di teatro, che poi gli ha fatto fare il film, o alcuni sono diventati scrittori”. “Mare fuori” mostra l’altro lato della vita dei giovani criminali di “Gomorra”, dal momento in cui interviene la legge e lo Stato. Nella fiction, che vede tra i protagonisti Nicolas Maupas e Massimiliano Caiazzo, il racconto di queste vite in carcere è drammatico e appassionante, senza spettacolarizzazioni o banalizzazioni. Il regista spiega: ITW IN 02.08 OUT 02.20 “Quello che ho cercato di fare io è di riuscire a dare un minimo di speranza perché penso che ci sia sempre da guardare verso la giovinezza, il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto”. IN 02.33 OUT 02.43 “Io ho cercato di lavorare sull’inconsapevolezza della giovinezza, e su come lo specchio dei ragazzi siano degli adulti che purtroppo non sono dei grandi esempi”.

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