Migranti, Corte di giustizia Ue: stop ai rimpatri senza controllo giurisdizionale

I giudici europei stabiliscono che i trasferimenti verso Paesi terzi devono garantire il diritto al ricorso. Il governo italiano critica l’ingerenza, mentre l’opposizione chiede la revisione del protocollo.

Corte europea di giustizia

In un verdetto destinato a riaccendere il dibattito sulle politiche migratorie europee, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che i governi non possono designare unilateralmente Paesi terzi come “sicuri” senza garantire il diritto a un ricorso effettivo.

La sentenza, pronunciata ieri nella Grande Camera di Lussemburgo dal presidente Koen Lenaerts, rappresenta una netta censura al protocollo Italia-Albania, che prevedeva il trasferimento dei migranti soccorsi in mare verso centri di trattenamento a Gjader e Shengjin, in attesa di una procedura accelerata per le richieste d’asilo.

I punti chiave della pronuncia

I giudici hanno ribadito che, fino all’entrata in vigore del nuovo regolamento Ue sul Patto per la migrazione (previsto per il 12 giugno 2026), nessuno Stato membro può considerare sicuro un Paese terzo se questo non offre garanzie di protezione a tutta la sua popolazione. Inoltre, ogni designazione deve essere soggetta al vaglio giurisdizionale, per evitare arbitrii.

La decisione risponde ai ricorsi presentati da due cittadini bangladesi trattenuti in Albania dopo essere stati soccorsi nel Mediterraneo e inseriti nella lista italiana dei 19 Paesi “sicuri”, tra cui figurano Egitto, Tunisia e Bangladesh.

Le reazioni politiche: scontro tra governo e opposizione

La premier Giorgia Meloni, in visita a Istanbul per un vertice trilaterale con Turchia e Libia, ha definito la sentenza “inaccettabile”, accusando la Corte di invadere competenze politiche. “La gestione dei rimpatri è una prerogativa degli Stati, non dei giudici”, ha scritto in una nota diffusa sui social, sostenuta dai vicepremier Tajani e Salvini, quest’ultimo autore di un durissimo attacco: “Una decisione dannosa per l’Italia”.

L’opposizione, però, ha colto l’occasione per rilanciare le critiche al governo. Elly Schlein (Pd) ha bollato i centri albanesi come “inumani e illegali”, mentre Giuseppe Conte (M5S) ha parlato di “propaganda fallimentare”. Matteo Renzi (Iv) ha invitato Meloni a “fermarsi”, denunciando lo “spreco di 800 milioni di euro”.

Le implicazioni per l’Ue e il futuro del Patto per la migrazione

La sentenza rischia di rallentare le intese tra Bruxelles e i Paesi favorevoli a politiche più rigide, come l’Italia, che aveva ottenuto il sostegno di Von der Leyen per un elenco Ue di 7 Paesi “sicuri”. Ma la Corte ha chiarito che, in assenza di criteri trasparenti, ogni accordo deve rispettare le garanzie procedurali. Intanto, l’Anm ha difeso l’indipendenza della magistratura, con il presidente Cesare Parodi che ha respinto le accuse di “ostruzionismo”.