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Motivazione sentenza sul figlio di Beppe Grillo: stupro di gruppo brutale e senza scuse

Il Tribunale di Tempio Pausania inchioda Ciro Grillo, rampollo del guru M5S Beppe Grillo, e tre amici genovesi: violenza sessuale di gruppo consumata con crudeltà nella notte tra 16 e 17 luglio 2019. La studentessa italo-norvegese di 19 anni, vittima designata, è “pienamente attendibile”. Pene grave: 8 anni per Grillo, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria; 6 anni e 6 mesi per Francesco Corsiglia. Fatti nella lussuosa villa di Porto Cervo. Zero consenso, solo costrizioni.

Le 72 pagine di motivazioni, depositate ieri e anticipate da La Repubblica, smontano ogni difesa. Il collegio presieduto da Marco Contu, con Marcella Pinna e Alessandro Cossu a latere, non lascia scampo: “significativi riscontri” alle parole della ragazza. Il “beverone” con vodka l’ha ridotta in “inferiore condizione fisica e psichica”, terreno fertile per il crimine.

Brutalità predatoria del branco

I giudici vanno al sodo: “Non si revoca in dubbio” che l’ubriachezza, imposta dagli imputati, abbia spalancato le porte all’assalto. La vittima costretta a bere, persa in nebbia alcolica e scarsa lucidità. Gli aggressori? Consci di tutto, hanno leso la sua libertà sessuale approfittando della minorata difesa. Niente pietà per la fragilità.

Il racconto esclude consenso: atti in “contesto di costrizioni e impossibilità di reagire”. Brutalità particolare del gruppo, coeso da subito, in clima predatorio e prevaricatorio. Hanno ignorato la ragazza in pezzi, prostrata. Una violenza calcolata, da branco affamato.

Attendibilità inattaccabile della vittima

Nucleo del racconto immutato, giurano i magistrati. Discrepanze? Fisiologiche, figlie del trauma e degli anni passati. Ricordare ogni dettaglio di un incubo è impossibile, ma il cuore della denuncia regge. La difesa ha sparato fango sulle presunte lacune: respinto al mittente. Attendibilità totale, chiave delle condanne.

Accolti in toto gli elementi dell’accusa, con Giulia Bongiorno parte civile implacabile. Riscontri multipli: dinamica, psicologia, ubriachezza forzata. Persino il capo b regge: l’altra studentessa di 18 anni, foto e video osceni mentre dorme sul divano, con contatti fisici lampanti. Violenza sessuale, punto.

Ricostruiamo i fatti con ferocia giudiziaria. Luglio 2019, Costa Smeralda brilla di vip e yacht. Due studentesse, 19 e 18 anni, incrociano i quattro nella movida. Invito fatale nella villa di Beppe Grillo, baluardo del comico-fondatore pentastellato. Lì, nella notte, l’orrore: il gruppo si scatena sulla maggiore, ubriaca e inerme. Coordinati, senza tentennamento. La minore? Non sfuggita: palpeggiamenti ripresi, prove schiaccianti.

I giudici dipingono un quadro da manuale del crimine: coesione ferrea, zero riguardo per la vulnerabile. Hanno agito come predatori seriali, in disparità totale di potere. La villa, simbolo di potere e soldi facili, si trasforma in trappola.

Eco mediatico e monitoraggio alla società

La storia esplode sui media per il cognome Grillo. Figlio di Beppe, ex zar del M5S: fango sul movimento, dibattiti roventi su consenso, vittime silenziate, branco maschile. Ma i giudici tagliano corto: nomi e notorietà non contano. Conta la brutalità, la debolezza schiacciata, la violenza di gruppo che va smascherata.

Un monito secco: stupri collettivi da riconoscere e punire senza sconti. Le motivazioni, dettagliate come un bisturi, fanno giurisprudenza. Brutalità inaudita, gruppo coeso, vittima creduta. Fine della favola: la giustizia ha colpito, la società rifletta.

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Redazione