Naufragio a Lampedusa: oltre 35 vittime nel Mediterraneo, tra cui una neonata
Due imbarcazioni partite dalla Libia si capovolgono al largo dell’isola. Sessanta sopravvissuti, ma il bilancio delle vittime continua a crescere. Scontro politico sulle responsabilità
Il Mediterraneo torna a macchiarsi di sangue. Al largo di Lampedusa, due imbarcazioni partite dalle coste libiche con un centinaio di persone a bordo sono naufragate in una tragedia che ha provocato almeno 35 vittime, tra cui una neonata. L’ennesimo dramma del mare si è consumato quando una delle due imbarcazioni ha iniziato a imbarcare acqua, costringendo tutti i passeggeri a riversarsi sulla seconda che, sovraccarica, si è capovolta sotto il peso di vite disperate in cerca di salvezza.
Sessanta sopravvissuti sono stati tratti in salvo e condotti nell’hotspot di contrada Imbriacola, mentre quattro persone in condizioni più critiche sono state trasferite in poliambulatorio. Le loro condizioni, secondo le prime informazioni, non desterebbero particolare preoccupazione. Ma dietro questi numeri si cela l’ennesima conta di morti che il mare del sud Italia continua a esigere con spietata regolarità.
Il racconto del naufragio
La ricostruzione emerge dai racconti frammentari dei sopravvissuti, assistiti da medici, psicologi e operatori dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo, con il supporto di mediatori culturali. Il dramma si è consumato a circa 13 miglia dall’isola, dove un elicottero della Guardia di Finanza ha individuato uno dei due barconi già capovolto. L’allarme è scattato immediatamente, mobilitando diverse motovedette della Guardia Costiera, delle Fiamme Gialle e di Frontex in una corsa contro il tempo per salvare quante più vite possibile.
Le operazioni di ricerca e soccorso proseguono incessanti via mare e via cielo, con l’impiego di ogni mezzo disponibile. Ma il bilancio continua a essere drammatico: tra i primi corpi recuperati e trasferiti nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana figurano quelli di una neonata, due uomini adulti, tre donne – di cui una minorenne – e due adolescenti. Successivamente, al molo Favarolo sono state sbarcate altre cinque salme, portando a una ventina i cadaveri accertati.
Lo scontro politico
La tragedia riaccende immediatamente il dibattito politico sulle politiche migratorie. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi interviene su X sottolineando come “questo drammatico episodio confermi, ancora una volta, l’urgenza di prevenire, sin dai territori di partenza, i pericolosi viaggi in mare e di combattere senza tregua lo spietato affarismo dei trafficanti di esseri umani”. Il titolare del Viminale evidenzia come la tragedia sia avvenuta “nonostante la presenza di un dispositivo di soccorso in prontezza operativa”, ribadendo la necessità di “contrastare questo vergognoso commercio di vite umane”.
Durissima la replica dell’opposizione. Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra attacca frontalmente l’esecutivo: “Continuate pure a non organizzare un servizio delle Istituzioni europee ed italiane di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Continuate pure a criminalizzare le Ong che salvano gli esseri umani”. L’esponente di sinistra punta il dito contro le politiche del governo Meloni, accusando l’esecutivo di avere sulla coscienza “anche i morti di oggi al largo di Lampedusa”.
Le accuse alle politiche governative
Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde, rincarà la dose: “Queste tragedie non sono fatalità: sono il risultato di scelte politiche precise”. Bonelli accusa il governo di ostacolare “con leggi ingiuste e disumane” le operazioni di ricerca e soccorso, sequestrando “le navi e persino gli aerei delle Ong, impedendo a chi salva vite di intervenire tempestivamente”. La sua conclusione è lapidaria: “Negare il soccorso significa condannare a morte”.
La premier Giorgia Meloni risponde parlando di “forte sentimento di sgomento e compassione” e denunciando “l’inumano cinismo con cui i trafficanti di esseri umani organizzano questi loschi viaggi”. Il presidente del Consiglio ribadisce l’impegno a “contrastare questi trafficanti senza scrupoli nell’unico modo possibile: prevenire le partenze irregolari, gestire i flussi migratori”. Meloni sottolinea come la tragedia sia avvenuta “nonostante un dispositivo internazionale pronto e operativo”, evidenziando che “il doveroso intervento di soccorso non è una misura sufficiente”.
Il naufragio di oggi riaccende così un dibattito che sembra destinato a ripetersi tragicamente, mentre il Mediterraneo continua a essere teatro di tragedie umane che interrogano la coscienza dell’Europa intera. Tra polemiche politiche e dichiarazioni di principio, resta il dato incontrovertibile di vite spezzate che cercavano solo una possibilità di futuro, trovando invece la morte nelle acque che separano l’Africa dall’Europa.
