Orsini (Confindustria): “L’Europa deve cambiare passo, serve una risposta rapida per l’industria”

Il presidente di Confindustria interviene al Festival dell’Economia di Trento, esprimendo preoccupazione per la competitività europea e chiedendo un’azione più incisiva e tempestiva.

Nell’ultima giornata del Festival dell’Economia di Trento, organizzato dal gruppo Sole24ore, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha lanciato un appello chiaro e deciso: l’Europa deve accelerare il passo.

Emanuele Orsini

Il contesto è quello di un mondo in rapida trasformazione, con decisioni che assumono un impatto immediato sull’economia globale. Un esempio lampante arriva dagli Stati Uniti, dove solo due giorni fa Donald Trump ha annunciato dazi al 50% su alcuni prodotti, una mossa che potrebbe avere conseguenze significative anche per il Vecchio Continente.

“È ovvio che oggi l’Europa, e io sono un europeista convinto, deve cambiare passo”, ha dichiarato Orsini. “Noi abbiamo bisogno che l’UE riesca a essere molto più rapida nelle decisioni”. L’allarme è dettato dalla crescente competitività internazionale e dalle sfide poste da politiche protezionistiche come quelle annunciate da Trump. In questo scenario, secondo il presidente di Confindustria, l’Unione Europea rischia di rimanere indietro se non si adatta rapidamente.

L’industria al centro della riflessione

Secondo Orsini, uno degli errori principali che l’Europa ha commesso negli ultimi anni è stato quello di non aver messo l’industria al centro delle sue politiche. “Le industrie italiana ed europea sono le migliori al mondo”, ha sottolineato, ricordando gli ingenti investimenti fatti dalle imprese per adeguarsi alle nuove norme ambientali e per ridurre l’impatto sul clima. “Due imprenditori su tre dicono di essere vicini all’ambiente. Le nostre emissioni rappresentano solo il 6,7% del totale mondiale, mentre produciamo il 15% del Pil globale. Questo dimostra quanto l’industria europea sia all’avanguardia”.

Tuttavia, ha avvertito Orsini, l’eredità normativa lasciata dalla precedente Commissione europea ha creato una situazione di grande difficoltà competitiva. “Ci sono documenti, come l’omnibus, in cui si prende atto di alcuni errori fatti. Ma è come andare dal dottore e non ricevere la cura. A noi serve la cura, e velocissimamente. Oggi le risposte sono lente, e noi abbiamo bisogno di risposte rapide”.

I settori penalizzati

Tra i settori più colpiti dalle normative europee, Orsini ha citato esplicitamente la siderurgia, il vetro e la carta, che si trovano a competere in un mercato globale con regole spesso troppo stringenti rispetto a quelle applicate in altri Paesi. “Abbiamo bisogno di fare presto”, ha ribadito, soprattutto in un contesto in cui gli Stati Uniti potrebbero decidere di chiudere ulteriormente i propri mercati alla Cina. In tal caso, Pechino cercherà inevitabilmente di riversare i suoi prodotti in Europa, aumentando la pressione sui mercati locali.

Il ruolo dei negoziati con gli Usa

Per Orsini, è fondamentale che l’Europa si concentri su negoziati rapidi e costruttivi con gli Stati Uniti. “Quello che c’è con Washington non è un delta incolmabile”, ha affermato, esprimendo ottimismo sulla possibilità di superare le divergenze. “È un delta che io credo si possa superare, perché il rischio qui è l’incertezza che grava sulle imprese. Senza certezze, le aziende faticano a pianificare il futuro e a investire”.

Un appello urgente per il futuro

In conclusione, Orsini ha ribadito la necessità di un cambio di passo da parte dell’Europa. “Serve una cura rapida e mirata per rilanciare la competitività dell’industria europea”, ha concluso. “Non possiamo permetterci di restare indietro in un mondo che cambia così velocemente. L’Europa ha tutte le carte in regola per essere protagonista, ma deve agire ora”.

L’appello di Orsini risuona come un monito importante per le istituzioni europee, chiamate a trovare un equilibrio tra la tutela dell’ambiente, la competitività industriale e la capacità di reagire tempestivamente alle sfide globali. La posta in gioco è alta: il futuro dell’industria europea e, di conseguenza, della stessa economia continentale.