“Prestami pure i tuoi soldi, siamo parenti o no?”: NIENTE CONTROLLI DEL FISCO, scatta la regola dei CONGIUNTI

Prestito di denaro (pexels) - IlFogliettone.it

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Prestare soldi ad amici e parenti può essere pericoloso, ecco cosa sapere per evitare problemi col Fisco

Prestare soldi a un parente o a un amico in difficoltà è un gesto di solidarietà che, nel nostro ordinamento, è perfettamente legale. Tuttavia, anche quando le intenzioni sono nobili, è fondamentale rispettare alcune regole per evitare equivoci fiscali o problemi legali. In Italia non esiste un limite massimo all’importo che si può prestare, ma questo non significa che tali operazioni siano completamente libere da controlli.

L’articolo 1813 del Codice Civile stabilisce che un prestito di denaro tra privati è valido purché vi sia il trasferimento della somma con obbligo di restituzione. Non importa se si tratta di 100 euro o 100.000 euro: la legge non fissa un tetto massimo. Tuttavia, quando l’importo supera i 5.000 euro, il prestito deve essere tracciabile, quindi erogato tramite bonifico bancario o assegno, mai in contanti, per evitare che l’operazione venga considerata sospetta.

Nel caso in cui chi presta chieda anche un interesse sul capitale, si entra nel campo dei prestiti fruttiferi. In questo scenario, è essenziale che l’interesse non superi il tasso soglia previsto dalla legge sull’usura. Inoltre, tali interessi vanno dichiarati come reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi, essendo a tutti gli effetti una fonte di guadagno. In assenza di questa dichiarazione, si rischiano contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Un punto importante da tenere in considerazione è la natura occasionale del prestito. Se una persona presta denaro in modo sistematico e abituale a soggetti diversi, potrebbe essere accusata di esercizio abusivo dell’attività finanziaria. In questi casi si configurerebbe un vero e proprio reato, con tutte le conseguenze del caso. Il prestito, dunque, deve essere un episodio isolato e non una pratica ricorrente.

Perché è importante un accordo scritto

Anche se non richiesto dalla legge, un accordo scritto rappresenta una tutela fondamentale sia per chi presta che per chi riceve il denaro. Il documento, redatto anche come semplice scrittura privata, deve indicare i dati delle parti coinvolte, l’importo del prestito, se è previsto un interesse e le modalità di restituzione. Questo consente di evitare malintesi, garantisce una base legale in caso di contenzioso e, soprattutto, fornisce una prova in caso di controllo fiscale.

Affinché il documento abbia piena validità anche di fronte al Fisco, è necessario attribuirgli una data certa. Questo può avvenire con una raccomandata senza busta, che lascia il timbro postale visibile sul documento, o tramite invio digitale con posta elettronica certificata (Pec). Senza data certa, l’accordo potrebbe non essere considerato valido nel corso di un eventuale accertamento.

Bonifico (romait.it) – IlFogliettone.it

Il rischio per chi riceve il prestito

Senza un documento a supporto, chi riceve una somma di denaro può trovarsi in difficoltà in caso di controllo. L’Agenzia delle Entrate, infatti, potrebbe presumere che quei soldi rappresentino redditi non dichiarati e quindi sottoporre il contribuente al pagamento delle relative imposte. L’accordo scritto serve quindi anche a evitare che una semplice somma ricevuta per affrontare un’urgenza venga scambiata per un guadagno occultato.

Non è solo chi riceve a rischiare. Anche il soggetto che presta può essere chiamato a giustificare la provenienza dei fondi e la natura del trasferimento. Senza prove documentali, il Fisco potrebbe ipotizzare movimenti sospetti o tentativi di elusione fiscale. Un prestito formalizzato in maniera corretta, invece, rappresenta una garanzia di trasparenza e tutela giuridica per entrambe le parti coinvolte.