Quirinale, dura legge dei numeri e nomi bruciati

Quirinale, dura legge dei numeri e nomi bruciati
Sergio Mattarella e Mario Draghi
27 gennaio 2022

Le trattative tra partiti (e anche dentro i partiti) fervono e gli occhi sono puntati sul pallottoliere del Parlamento in seduta congiunta, allargato ai delegati regionali, che anche domani – con l’asticella della maggioranza assoluta fissata a 505 voti – è chiamato a cercare di eleggere il tredicesimo presidente della Repubblica. Il centrodestra parte sulla carta da un vantaggio di una cinquantina di grandi elettori in più rispetto al centrosinistra. Ma poi la prova vera è l’aula che oggi dice tre cose: prima di tutto che il consenso attorno a Mattarella è in crescita (166 voti), poi che lo schieramento Lega-Fdi-Fi e centristi ha sostanzialmente tenuto sulla scelta dell’astensione (palese in aula), ma anche che, come osserva Arturo Scotto di Leu, “il centrodestra ha solo 441 voti” e quindi si conferma “l’assenza della maggioranza di una parte”. E’ vero, però, che la trattativa non è ancora finita e che gli accordi sono da mettere a terra: si vedranno domani.

I grandi elettori come è noto sono 1.009: 630 deputati, 321 senatori e 58 rappresentanti delle Regioni. Il centrodestra ha in tutto 453 grandi elettori tra parlamentari e delegati regionali: 212 sono della Lega, 141 di Forza Italia-Udc, 64 di Fratelli d’Italia, Coraggio Italia è a quota 32, Noi con l’Italia ne ha 5. E ci sono altri 8 voti di centro (Centro democratico e Maie). Sul fronte centrosinistra sulla carta il totale grandi elettori fa 405: il gruppo più numeroso è quello del Movimento Cinquestelle con 234 voti, seguito dal Pd che ne ha 154 e da Leu che arriva a 18. Italia Viva di Matteo Renzi ha un pacchetto di 44 grandi elettori e il gruppo Misto che nelle sue varie anime arriva a 65 voti. Renzi in questi giorni ha riavviato l’asse con il segretario del Pd Enrico Letta – vedi l’argine anti-Frattini e anti patto giallo-verde – ma il suo vero obiettivo era ed è portare Casini al Colle, anche se pur di non restare solo su un cavallo perdente potrebbe aggiustare il tiro. Nel Misto invece ci sono i grandi elettori che fanno riferimento ad Alternativa e che in questi giorni si sono contati per dimostrare che hanno un pacchetto di voti, oggi hanno puntato sul magistrato Nino di Matteo che ha raccolto 56 consensi. Intanto, oggi alla quarta votazione per il presidente della Repubblica i grandi elettori presenti erano 981, i votanti sono stati 540 e gli astenuti 441. L’indicazione di voto dello schieramento di centrodestra era appunto di astenersi. Le schede bianche sono state 261, i voti dispersi 20, le schede nulle 5.

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Sedici voti nella prima votazione di lunedì, 39 nella seconda di martedì, 125 nella terza di mercoledì, fino ad arrivare ai 166 di oggi, giovedì. Prosegue incessante la progressione dei consensi nel segreto dell’urna a insalatiera di Montecitorio per il capo dello Stato uscente Sergio Mattarella: risultato il più votato sia ieri che oggi. Con la differenza, però, che ora il quorum per l’ elezione è sceso a 505 voti. E che oggi l’indicazione di voto per i grandi elettori di centrodestra era di rispondere alla chiama senza prendere la scheda. L’aumento delle chiamate per il presidente della Repubblica (di cui è nota la contrarietà al bis di mandato) più che segnare il desiderio di molti parlamentari di mantenere quella stabilità impersonata dalla figura del giurista siciliano indicano il malessere dei partiti, le difficoltà – anche di queste ore – a trovare un accordo sul nome del successore dell’attuale presidente.

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