Regeni, Egitto diffonde per errore piano segreto: “Censurare il caso”

Regeni, Egitto diffonde per errore piano segreto: “Censurare il caso”
4 maggio 2016

di Maurizio Balistreri

libertà di stampa egitto regeniIn ballo sembra esserci molto più della scomparsa, della tortura e della morte di un solo uomo. L’Egitto è sotto la pressione internazionale per le modalità con cui sono state gestite diverse sparizioni e arresti da parte di elementi forse vicini al governo. E l’unica difesa possibile sembra essere la censura. Chiudere, sbarrare la strada agli inquirenti stranieri (e italiani) e a chiunque chieda verità e giustizia su Giulio Regeni. “Insabbiate tutto”, sembra ordinare il Cairo in una “velina” intercettata dalla stampa. A rischio sembra esserci la stabilità di un Paese fondamentale per le relazione tra Occidente e Medio Oriente. In pratica, la polizia ha inviato per sbaglio alla stampa una mail con un memorandum interno sulla “gestione dei media” nella crisi in corso, dopo le polemiche internazionali per le torture e la morte al Cairo del ricercatore italiano Giulio Regeni e l’arresto domenica sera di due giornalisti a seguito di una perquisizione senza precedenti nella sede del sindacato di categoria. “Non possiamo fare marcia indietro, vorrebbe dire che è stata commesso un errore” si legge nella mail, che invita i funzionari a far “uso di esperti di sicurezza ed ex generali di polizia per sostenere il punto di vista del ministero” sui media. “Dobbiamo lavorare per ottenere il sostegno dell’opinione pubblica… convogliando l’idea che il sindacato vuole essere al di sopra della legge e che i suoi membri non vogliono assumersi le loro responsabilità”. Il sindacato dei giornalisti intanto ha accusato il regime di essere “in guerra” con i giornalisti.

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Domenica la polizia ha scatenato un’ondata di sdegno con un raid senza precedenti alla sede del sindacato e il fermo di due giornalisti. Ieri le autorità hanno messo agli arresti per 15 giorni Amr Badr e Mahmud el-Sakka, accusati di aver incitato alla protesta. La procura ha detto che i due sono indagati nell’ambito di un’inchiesta che comprende anche il reato di golpe. Badr dirige il sito d’opposizione Babawet Yanayer, per il quale lavora anche Sakka, e il cui nome, Cancello di gennaio, allude alla rivolta di gennaio 2011 che portò alla deposizione del presidente Hosni Mubarak. Gli attivisti per i diritti umani accusano il presidente Abdel Fattah al-Sisi (foto) di guidare un regime estremamente autoritario che ha soppresso ogni tipo di opposizione dopo la deposizione del presidente islamista Mohamed Morsi nel 2013. “Quest’anno festeggiamo la giornata mondiale della libertà di stampa con l’Egitto in discesa in tutte le classifiche mondiali” ha detto il presidente del sindacato Yahiya Kallash prima dell’assemblea straordinaria di ieri. “Invece di vedere il governo prendere misure concrete per superare questa situazione, assistiamo con sorpresa all’escalation della guerra contro i giornalisti e il giornalismo”. Kallash ha denunciato “perquisizioni senza precedenti degli uffici dei fonrintori di informazioni” e la pratica della “censura prima della pubblicazione”.

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