Renzi attacca la sinistra Pd e rinvia scelta nuovo capogruppo

Renzi attacca la sinistra Pd e rinvia scelta nuovo capogruppo
13 maggio 2015

di Giuseppe Novelli

Gianni Cuperlo e Matteo Renzi

“Masochisti”, “Mistificatore”: è un clima più da congresso che da campagna elettorale, quello che si vive dentro al Pd. Lo scontro sull’Italicum non è affatto chiuso, Matteo Renzi studia le mosse della minoranza – che dopo la legge elettorale ha subito aperto il fronte-scuola offrendo sponda ai sindacati e alla Cigl in particolare – e l’impressione che ne ricava non è rassicurante. Del resto, in Trentino Alto-Adige il Pd ha vinto ma  il partito non ha ottenuto risultati brillanti come un anno fa, e adesso qualche timore per quello che può accadere in Liguria, per esempio, c’è. La lista messa su da Pippo Civati a sostegno di Pastorino può far male al Pd e Renzi fin da ora chiarisce chi, secondo lui, dovrà rispondere di un eventuale sconfitta. “La Liguria è l’ultima spiaggia di Berlusconi”, ha attaccato parlando a Repubblica Tv. Fi ha una sola chance di sopravvivere, e gliela dà la sinistra masochista”. Quindi, bordate ai leader storici che ritiene responsabili dell’affondo delle ultime settimane della minoranza del partito: “Massimo rispetto per Bersani e D’Alema… Ma non è che se non ci sono loro non c’è la sinistra che viene dai Ds. La maggior parte dei gruppi dirigenti del Pd viene da quel partito!”. Come già un anno fa, poi, è sprezzante con Stefano Fassina. Allora la battuta era stata “Fassina chi?”, oggi il pensiero è appena più articolato: “Se se ne va Fassina mi dispiace, ma se se ne va è un problema suo, mica nostro…”.

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Una serie di bordate che, ovviamente, non rimangono senza risposta. L’accusa di masochismo rivolta dal premier alla sinistra è “una mistificazione”, replica Bersani. L’ex segretario ha qualcosa da dire anche sulla divisione tra vincenti e perdenti proposta da Renzi: “Si può vincere restando fedeli agli ideali del centrosinistra, alternativi alla destra”, dice Bersani. “Poco o tanto, abbiamo sempre vinto così”. Un tema delicato, tanto più che proprio alle prossime regionali il Pd ha stretto alleanze in alcuni casi sorprendenti, come in Campania e Puglia. Anche su questo la minoranza mugugna e lo stesso Renzi, ieri, ha voluto prendere un po’ le distanze da certe scelte: “Alcuni candidati mi imbarazzano ma le liste del Pd sono pulite, anche in Campania. Su alcune liste collegate al presidente ci sono candidati che non voterei neanche se costretto”.

Il clima di scontro non piace a Gianni Cuperlo, che pure dopo l’Italicum aveva assunto toni più pacati: “Se persone valide come Civati e Cofferati lasciano il Pd, o Fassina riflette a voce alta sulla possibilità di fare la stessa cosa, la replica non può essere che è un problema loro: se sei il leader del partito il problema è tuo, il problema è nostro”. Una situazione che ha spinto Renzi a rinviare a dopo le regionali la scelta del nuovo capogruppo alla Camera. Il nome di Ettore Rosato, da settimane in pole position, sembra ancora incontrare qualche resistenza, persino nelle aree che sostengono il premier. Continua a girare, poi, l’ipotesi di Lorenzo Guerini, fedelissimo di Renzi, mentre diversi deputati della minoranza sostengono che anche Matteo Richetti avrebbe qualche ambizione, senza contare che parte degli ex Ds fanno notare che con Rosato capogruppo non ci sarebbe nessuno che viene dalla tradizione di sinistra nei posti chiave, se si esclude il presidente Pd Matteo Orfini. Un ragionamento che potrebbe portare alla candidatura di Andrea Martella. Una situazione fluida che ha consigliato al premier di rimandare tutto.

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