Salvini-Di Maio tentano chiarimento ma divisi su manovra. Il leghista: “Decine di miliardi o chiediamo a italiani”

Salvini-Di Maio tentano chiarimento ma divisi su manovra. Il leghista: “Decine di miliardi o chiediamo a italiani”
Matteo Salvini e Luigi Di Maio
26 luglio 2019

Un’ora di colloquio, ieri subito dopo pranzo, nell’ufficio di Luigi Di Maio, a Palazzo Chigi. Una settimana dopo lo ‘strappo’ di Matteo Salvini da Helsinki, quando il vicepremier leghista aveva parlato di fiducia anche personale “venuta a mancare”, i due ‘azionisti’ della maggioranza M5s-Lega si sono ritrovati per un faccia a faccia chiarificatore. L’incontro “e’ andato bene”, stando a quanto dichiarato dal capo leghista ai cronisti, “abbiamo parlato di opere pubbliche e cantieri”. Ma sono bastate poche ore per capire che le ‘ferite’ nella maggioranza non si sono per nulla rimarginate. Al termine di un appuntamento sul 5G, Salvini ha riaperto il fronte manovra. La prossima legge di Bilancio, ha scandito, deve essere “coraggiosa” e includere un “forte taglio delle tasse”. “Devo capire che idea hanno di manovra, perche’ non siamo in due a scriverla”, ha aggiunto.

Poi l’affondo: “O riusciamo a tagliare le tasse per tanti e investire tanti soldi, o se qualcuno non ha questa intenzione basta che ce lo dica chiaramente e chiediamo il parere agli italiani”. In sostanza, invoca lo spettro delle elezioni anticipate Salvini, parlando di una manovra da “decine di miliardi”. “Mi rifiuto – ha aggiunto – di pensare ad una manovra economica piccolina, modestina, per non irritare qualcuno a Bruxelles”. Ed e’ subito stata bocciata dai leghisti la proposta che il ministro dello Sviluppo economico ha portato al tavolo coi sindacati cui ha preso parte nel pomeriggio a Palazzo Chigi. “La manovra economica deve essere coraggiosa e utile a tanti italiani, lavoratori e famiglie. Non servono mini interventi di cui nessuno si accorge. Condividiamo i dubbi di chi sostiene che 4 miliardi di tagli alle tasse siano davvero pochi”, hanno scritto in una nota viceministro e sottosegretario leghisti all’Economia, Massimo Garavaglia e Massimo Bitonci. “Il dialogo e’ servito ai due vicepremier per recuperare il rapporto personale che rimane buono”, viene riferito da fonti leghiste.

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“Ma – e’ la precisazione che segue subito dopo – i problemi restano tutti sul tavolo. E non sono problemi da poco. Il primo scoglio e’ la manovra. Il salario minimo per noi non si fa e 4 miliardi di risparmi alle imprese per il taglio del cuneo fiscale come propone Di Maio e’ troppo poco”. Le tensioni sul piano della legge di Bilancio emergono nel giorno in cui il presidente del Consiglio avvia l’interlocuzione con le parti sociali, nel tavolo aperto a Palazzo Chigi con Di Maio, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Conte apre l’incontro – al quale, per la Lega, partecipa il ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio – con una critica a quello organizzato nei giorni scorsi da Salvini al Viminale. “Oggi cominciamo ufficialmente i lavori per la Manovra”, tiene a sottolineare, parlando coi sindacati. “Separatamente avete fatto l’incontro con il vicepremier Salvini- ricorda – Va benissimo, ci si puo’ incontrare cento volte. Ma dobbiamo avere un po’ la possibilita’ di avere un contraddittorio e di seguire un binario che, insieme al ministro Tria, ci consenta di procedere secondo un percorso ordinato per creare le migliori condizioni”.

La replica che arriva dall’entourage di Salvini alla critica del presidente del Consiglio e’ tranchant: “Non ci interessa l’iniziativa di Conte”. Ed e’ dello stesso tono – abbastanza sprezzante – utilizzato dallo stesso Salvini, in un’intervista in mattinata, a commento dell’informativa del premier al Senato sui presunti finanziamenti russi (“Mi interessa men che zero”). Nel loro colloquio, Salvini e Di Maio, infine, avrebbero fatto anche un passaggio sulla composizione della squadra di governo. Il malessere leghista nei confronti di Danilo Toninelli – si riferisce e’, se possibile, crescente. Cosi’ come il malcontento 5 stelle verso Centinaio, e il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Ma Salvini “non si vuole fare promotore di un mega rimpasto”, anche se e’ stato chiaro sul fatto che, per lui, “ci sono delle cose che devono cambiare molto nelle politiche del governo in materia di Infrastrutture, Difesa e Ambiente”. “Altrimenti non si va avanti”, e’ il refrain, che torna.

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