Scarpinato, la telefonata che svela il retroscena: “Ti farò questa domanda lì”. E spuntano nomi del Pd
L’ex magistrato, oggi senatore, avrebbe orchestrato con un indagato una strategia per travolgere la presidente con documenti e domande pilotate, nel tentativo di oscurare piste ritenute scomode dal sistema.
Gioacchino Natoli e Roberto Scarpinato
Quattro parole — “Bisogna seppellire la Colosimo” — hanno squarciato il velo di rispetto e solennità che avvolge la Commissione parlamentare antimafia. Pronunciate da Roberto Scarpinato in una telefonata intercettata il 28 ottobre 2023, queste parole sarebbero la prova di un piano concordato con l’ex magistrato Gioacchino Natoli, anch’egli del leggendario pool di Falcone e Borsellino. L’obiettivo? Condizionare l’audizione del 23 gennaio 2024 sul dossier “mafia e appalti”, ipotizzato come movente dell’omicidio di Paolo Borsellino, manipolando domande e risposte per travolgere la presidente della Commissione con una “montagna di documenti”. Frasi, emerse questa sera dalle intercettazioni trasmesse da Massimo Giletti su Rai 3, sembrano essere solo la punta di un iceberg che rivelerebbe un sistema compromesso.
Il centrodestra tuona, il centrosinistra tace
Le reazioni politiche sono state immediate, ma asimmetriche. Da destra, fuoco e fiamme: Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia ha definito l’episodio “inammissibile”, mentre i deputati FdI hanno espresso “piena solidarietà” a Colosimo e chiesto l’estromissione di Scarpinato e Cafiero De Raho dalla Commissione. Maurizio Gasparri (Forza Italia) ha ironizzato: “Finalmente possiamo parlare di ‘trattativa’. Sì, ma quella tra Scarpinato e Natoli”. Dall’altro lato, invece, silenzio assordante. Né Giuseppe Conte, leader del M5S e garante politico di Scarpinato, né il Partito Democratico, né Alleanza Verdi-Sinistra hanno emesso un solo commento. Nessuna presa di distanza, nessuna richiesta di chiarimenti, neppure un cenno di imbarazzo.
Le intercettazioni rivelerebbero un copione minuziosamente preparato. Scarpinato suggerisce a Natoli: “Ti farò questa domanda lì: ‘Lei sa che rapporti c’erano tra Lima e Borsellino?’ E tu tira fuori questa storia”. Scambio di opinioni o una regia precisa? La ricerca della verità — pilastro sacro della Commissione antimafia — si trasformerebbe così in una messinscena, con tanto di suggerimenti.
Scarpinato si difende: “è una macchina del fango”
Di fronte alle accuse, Scarpinato ha reagito con una nota in cui parla di “macchina del fango” e rivendica la propria correttezza. Il suo contrattacco punta il dito contro il generale Mario Mori, ex comandante del Ros, indagato a Firenze per le stragi: secondo Scarpinato, sarebbe Mori “dall’ombra” a spingere la tesi “mafia-appalti” per “seppellire moventi ben più incisivi”. E aggiunge: “All’insediamento della Commissione, Mori andò a trovare Colosimo a Palazzo San Macuto, scagliandosi subito contro di me. Ha dichiarato che vive per vendicarsi dei magistrati che lo hanno processato”. Una narrazione che, però, non spiega le intercettazioni né giustifica il linguaggio usato.
Il silenzio come complicità politica
Mentre il centrodestra chiede trasparenza e coerenza, il silenzio del campo largo suona come una resa. Il Pd, che in passato ha fatto della legalità e della lotta alla mafia un vessillo identitario, oggi tace di fronte a un episodio che mina la credibilità dell’istituzione più simbolica della lotta alla criminalità organizzata. Lo stesso Movimento 5 Stelle, pur con un leader come Conte che si è costruito un’immagine di garante morale, non ha mosso un dito. Questo silenzio non è neutrale: è politico, calcolato, e rischia di legittimare un sistema in cui la verità viene piegata a logiche di potere e di fazione.
Pd nelle intercettazioni: nomi, insulti e richieste di copertura
Le conversazioni tra Scarpinato e Natoli non si limitano a strategie procedurali: coinvolgono direttamente esponenti del Partito Democratico, chiamati in causa con nomi e cognomi. Natoli chiede esplicitamente: “Farmi dare uno spunto da Andrea Orlando. Diglielo pure ad Andrea, quel cog…ne”. Più avanti, insiste: “Se viene Peppe Provenzano, fargli fare qualche domanda. Ci passi qualche domanda tu?”. Scarpinato rifiuta per mancanza di “rapporti”. E quando Natoli prova a coinvolgere Lorenzo Guerini — ex ministro della Difesa e vicepresidente del Senato — la risposta è ancora un rifiuto.
