Tav, ora è scontro sui bandi. M5s vuole impegno politico da parte della Lega

Tav, ora è scontro sui bandi. M5s vuole impegno politico da parte della Lega
Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini
9 marzo 2019

Una soluzione tecnica “e’ a portata di mano” ma “serve una volonta’ politica”, ha sottolineato Luigi Di Maio invitando di nuovo Matteo Salvini al tavolo per trovare una intesa sulla Tav ed evocando anche una prova di forza nel Consiglio dei ministri, per arrivare ad un atto che blocchi i bandi di gara sulla Torino-Lione. La tesi e’ che lui e il premier Giuseppe Conte, “attraverso un percorso scevro da posizione idelogiche”, siano su una linea univoca e che quindi Salvini non possa decidere da solo. Si capira’ nelle prossime ore come evolvera’ la situazione e quando ci sara’ un altro faccia a faccia tra i due vicepremier (i due potrebbero anche vedersi a Milano) ma i ‘big’ del partito di via Bellerio hanno accolto con sorpresa le parole del capo politico dei pentastellati. Come un tentativo di scaricare una crisi nel campo alleato.

Una crisi certificata dalle parole del sottosegretario Buffagni, anche se e’ lo stesso ministro dell’Interno ad allontanarla: “Lavoriamo per unire, nessuna nostalgia del passato”. Ma nella Lega si guarda alle mosse del presidente del Consiglio piuttosto che a quelle del Movimento 5 stelle. La posizione espressa da Conte e’ stata interpretata come un tentativo di tessere una tela per evitare una rottura, altrimenti – spiega un dirigente del partito di via Bellerio – verrebbe meno la fiducia prima di tutto nel premier come figura di garante della maggioranza. Ma l’orientamento di palazzo Chigi sarebbe quello di non intervenire in ogni caso su Telt, la societa’ per meta’ francese e per meta’ italiana responsabile della realizzazione dell’opera per poi lavorare ad un vertice con la Francia.

L’auspicio della Lega e’ l’avvio dei bandi e ridiscussione del progetto, con una interlocuzione con Parigi e la commissione Ue. Bruxelles ha dato l’ok ad aumentare la quota del finanziamento ma oltre – spiegano fonti governative – non e’ disposta ad andare. E cosi’ la Francia. “Ma come si puo’ chiedere ai francesi di non far partire i lavori in casa loro?”, si chiede un esponente di primo peso della Lega, “il governo non puo’ intervenire. Bisogna far lavorare Telt, ci sono in ballo danni erariali oltre che alla perdita delle quote del finanziamento”. La Lega punta sulla strada dell’inserimento della clausola rescissoria, con l’eventualita’ appunto di poter ridiscutere il progetto “come e’ scritto – si precisa – nel contratto di governo e nelle mozioni”.

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Di Maio non si fida, vuole garanzie che non vengano “vincolati soldi degli italiani”. Diverse le ipotesi avallate dai pentestallati: dall’eventualita’ di trasformare i bandi in “manifestazioni di interesse” con un Dpcm ad una possibile risoluzione parlamentare che impegni il governo a bloccare di fatto l’opera. La strada di un atto in Cdm e’ pero’ esclusa dalla Lega: si opporrebbero anche i ministri Tria e Moavero, “sarebbe la certificazione che questo governo e’ finito”, osservano fonti parlamentari del Carroccio. Conte si e’ intestato la trattativa ma il percorso di un decreto del presidente del Consiglio – un atto amministrativo – sarebbe considerato difficilmente praticabile anche perche’ – viene fatto osservare nella Lega – il governo dovrebbe in ogni caso poi mettere sul tavolo i 300 milioni dei finanziamenti Ue che si perderebbero.

Il finale e’ ancora da scrivere con il premier Conte che vuole uscire “da questo totem no Tav si’ Tav” e da “una dialettica” che gli italiani a suo avviso non capiscono e girera’ per i cantieri dalla prossima settimana. Di Maio richiama al buon senso come Salvini ma le posizioni restano distanti. “Un’altra soluzione tecnica non c’e'”, afferma il capogruppo della Lega, Molinari. “Se c’e’ un problema ideologico allora c’e’ un problema nel governo”, il ‘refrain’ nel Carroccio. Una tesi respinta da Di Maio che vuole “un impegno politico” da parte dell’alleato di governo ed e’ intenzionato ad andare fino in fondo, considerando assurdo buttare al vento il lavoro fatto su tutti gli altri provvedimenti.

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