Tragedia a Napoli: 35enne muore dopo l’intervento dei carabinieri con il taser
Quattro decessi sospetti in meno di tre mesi riportano al centro del dibattito le perplessità espresse dall’Ordine sanitario già dal 2018.

L’episodio si è verificato alle 8.40 in via Fornelli, nel quartiere di Chiaia, dove una pattuglia del Nucleo Radiomobile era intervenuta a seguito di una segnalazione al 112 per una lite in famiglia. L’uomo, di origine probabilmente nordafricana e di corporatura massiccia, si trovava come ospite nell’abitazione di una donna e di sua figlia, entrambe maggiorenni, con cui non aveva alcun legame di parentela.
Quando i militari sono giunti sul posto, l’uomo ha aperto personalmente la porta presentandosi completamente nudo e in evidente stato confusionale. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il trentacinquenne ha immediatamente aggredito gli agenti, rendendo vani i primi tentativi di bloccarlo. Di fronte alla situazione di pericolo, le forze dell’ordine hanno fatto ricorso allo spray al peperoncino, che tuttavia non ha prodotto alcun effetto. Seguendo le procedure operative, i militari hanno quindi utilizzato il taser, ma anche la pistola elettrica non è riuscita a fermare l’uomo, che ha continuato a dimenarsi violentemente.
L’escalation dell’intervento ha reso necessaria la chiamata di una seconda pattuglia e l’arrivo di un’ambulanza del 118. I sanitari hanno preso in carico il trentacinquenne e lo hanno trasportato d’urgenza verso il Secondo Policlinico, ma durante il tragitto l’uomo è deceduto. La Procura ha disposto l’autopsia per accertare le cause del decesso, mentre nell’abitazione sono state rinvenute sostanze attualmente sottoposte ad analisi di laboratorio. Madre e figlia, presenti durante l’intervento, sono state ascoltate dagli inquirenti per ricostruire la dinamica degli eventi e chiarire la natura della presenza dell’uomo nell’appartamento, arrivato la sera precedente insieme alla figlia della proprietaria di casa.
Quattro decessi sospetti in tre mesi riaccendono il dibattito
Il caso di Napoli rappresenta il quarto decesso sospetto legato all’utilizzo del taser da parte delle forze dell’ordine in meno di tre mesi, con dinamiche sorprendentemente simili tra loro. Tutti gli episodi hanno coinvolto persone in stato di forte agitazione o alterazione, aggredite con la pistola elettrica durante interventi delle forze dell’ordine. La sequenza di questi eventi ha riacceso un acceso dibattito sulla reale pericolosità di un’arma che viene ufficialmente classificata come “non letale”, ma che continua a lasciare vittime dietro di sé.
La questione non è nuova nel panorama medico-scientifico italiano. Già nel 2018, l’Ordine dei medici di Torino aveva preso una posizione netta contro l’introduzione del taser nelle dotazioni delle forze dell’ordine, accompagnando la propria contrarietà con uno studio approfondito che raccoglieva dati e ricerche internazionali sul tema. Le preoccupazioni espresse dai sanitari riguardavano principalmente la potenziale letalità dello strumento e il rischio concreto di abuso su soggetti deboli, persone a rischio o addirittura come forma di tortura.
Nel 2022, quando è arrivata la conferma definitiva dell’introduzione del taser tra le armi in dotazione agli agenti, l’Ordine dei medici torinese è tornato alla carica con una lettera ufficiale indirizzata al consiglio comunale. La battaglia intrapresa dai sanitari aveva ottenuto un primo risultato significativo: lo stop all’utilizzo del taser da parte dei vigili urbani del capoluogo piemontese. Alla luce degli ultimi drammatici eventi, dall’Ordine fanno sapere che la loro opposizione non si fermerà e che continueranno a portare avanti la battaglia per limitare o vietare l’uso di questo dispositivo.
I rischi per soggetti con problemi cardiaci e sotto effetto di sostanze
Contrariamente a quanto comunemente si crede, non è del tutto vero che il taser sia un’arma dalla quale non si possa morire. In teoria, le pistole a impulsi elettrici sono progettate per immobilizzare temporaneamente un individuo senza causare danni permanenti o letali, ma la realtà clinica racconta una storia diversa. L’utilizzo del dispositivo è particolarmente discusso nella comunità medica perché può causare gravi danni, potenzialmente fatali, a persone con problemi cardiologici preesistenti o che si trovano sotto l’effetto di determinate sostanze stupefacenti o psicotrope.
Gli impulsi elettrici ad alta tensione erogati dal taser possono interferire con il normale ritmo cardiaco, provocando aritmie potenzialmente letali in soggetti con patologie cardiovascolari non diagnosticate o in persone il cui sistema cardiaco è già sotto stress per l’assunzione di droghe o farmaci. Inoltre, la combinazione di forte agitazione psicomotoria, alterazione dello stato di coscienza e scarica elettrica può creare una tempesta perfetta che porta all’arresto cardiaco. A questo si aggiunge il fatto che spesso il taser viene utilizzato proprio in situazioni di emergenza dove l’individuo manifesta comportamenti violenti o autolesionisti, condizioni che già di per sé indicano una possibile compromissione fisica o mentale che aumenta il rischio di conseguenze fatali.
L’inchiesta aperta dalla Procura di Napoli dovrà fare luce su tutti questi aspetti, stabilendo se esistesse una condizione di vulnerabilità nell’uomo deceduto e se l’uso del taser sia stato proporzionato alla situazione. Gli inquirenti dovranno anche valutare se le procedure operative siano state seguite correttamente e se esistessero alternative praticabili per gestire l’emergenza senza ricorrere alla pistola elettrica. I risultati dell’autopsia e delle analisi sulle sostanze rinvenute nell’abitazione saranno determinanti per comprendere le cause esatte del decesso e per stabilire eventuali responsabilità.
