Tribunale di Firenze impone la prima eutanasia pubblica: 15 giorni per consegnare la morte assistita

L’Asl toscana dovrà fornire pompa e farmaci a una donna paralizzata: il tribunale ferma il ritardo burocratico e richiama lo Stato al suo dovere di tutela.

Un’ordinanza lampo del tribunale ha imposto all’Asl Toscana Nord Ovest di consegnare entro 15 giorni la strumentazione per l’autosomministrazione del farmaco letale a una donna di 55 anni, colpita da sclerosi multipla in fase avanzata e dichiarata eleggibile al suicidio medicalmente assistito. È la prima volta in Italia che un giudice civile fissa un termine perentorio alla sanità pubblica per rendere effettivo il diritto all’eutanasia.

Il dispositivo cercato per mesi, trovato in sette giorni

Dopo mesi di risposte evasive, l’Estab – l’ente tecnico-amministrativo regionale – ha individuato un comunicatore oculare in grado di azionare una pompa infusionale. Il tribunale ha ritenuto sufficiente la disponibilità del dispositivo per emettere l’ordinanza, mettendo fine alla corsa contro il tempo di “Libera”, completamente paralizzata dal collo in giù e cosciente di ogni minuto che separa la sua richiesta di fine vita dall’esito dell’ultima battaglia legale.

La Corte costituzionale scende in campo

Il giudice Umberto Castagnini ha richiamato le sentenze n. 242/2019 e 132/2025, ribadendo che il Servizio sanitario nazionale ha l’obbligo di “rimuovere ogni ostacolo materiale e burocratico” all’esercizio del diritto all’autodeterminazione. L’Asl, rappresentata dall’avvocato Luca Cei, ha dichiarata “massima collaborazione”; l’Avvocatura dello Stato, invece, si è limitata a osservare che la competenza è regionale, contraddicendo il proprio ricorso contro la legge toscana 16/2025 con cui il governo contesta proprio quella competenza.

“Un passo di civiltà”

Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, ha definito la pronuncia «una sentenza di civiltà: il diritto non può restare sulla carta». Ora l’attenzione si sposta sul cronometro: entro il 30 ottobre la strumentazione dovrà essere testata e consegnata al medico di fiducia, che presenzierà all’atto finale. Intanto, al Senato è in corso l’esame di un disegno di legge che rischia di cancellare i diritti conquistati: per “Libera” e per tutte le persone prigioniere del proprio corpo, il tempo è diventato politico.