Ucraina, Meloni rilancia peso Italia nei negoziati, Ue prepara “settimana decisiva” evocata da von der Leyen
Giorgia Meloni
La macchina diplomatica europea corre. Bruxelles prepara una settimana definita “decisiva” da Ursula von der Leyen, mentre le cancellerie tentano di ricomporre un fronte compatto sulla guerra in Ucraina. L’Italia si presenta con una premier, Giorgia Meloni, intenzionata a riaffermare un ruolo attivo nei negoziati e a mantenere saldo l’asse con Washington. Ma il fattore americano resta il vero punto interrogativo: senza un impegno chiaro degli Stati Uniti, ogni architettura di pace rischia di poggiare su fondamenta fragili.
Vertice e diplomazia
Una serie di riunioni scandisce l’avvicinamento alla settimana clou evocata dalla presidente della Commissione. L’obiettivo dichiarato è costruire una piattaforma comune per una pace “giusta e sostenibile”, capace di evitare “i semi di futuri conflitti”. In questo quadro si è inserita la videoconferenza tra Meloni, la coalizione dei Volenterosi e Volodymyr Zelensky. Fonti di governo non escludono che lunedì la premier possa volare a Berlino per partecipare al vertice voluto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, anche se resta da capire se Donald Trump deciderà di esserci.
La presenza americana è il cardine del processo. Zelensky lo ha ribadito senza margini di equivoco: “Stiamo lavorando affinché le garanzie di sicurezza includano serie componenti di deterrenza europea e siano realmente affidabili”. Il sostegno di Washington, insomma, è tutt’altro che un dettaglio. Sabato, intanto, proseguiranno a Parigi i colloqui trilaterali tra Stati Uniti, Europa e Ucraina, con l’Italia rappresentata dal consigliere diplomatico della premier, Fabrizio Saggio.
La postura italiana
Nel colloquio a distanza, Meloni ha riproposto al leader ucraino i punti già illustrati nei loro novanta minuti di incontro di martedì scorso. La linea di Palazzo Chigi non cambia: l’Italia vuole continuare a fungere da cerniera tra la sponda europea e quella americana, difendendo l’unità strategica dell’Occidente. Una coesione che la premier considera indispensabile, soprattutto in questa fase.
Ma la partita si gioca anche sul terreno interno. La Lega continua a invocare una “scommessa sul processo di pace”, manifestando scetticismo sul decreto che il governo intende portare in Consiglio dei ministri il 29 dicembre. Il testo proroga di altri dodici mesi la possibilità di fornire mezzi e materiali militari a Kiev. “Se la Lega non lo votasse sarebbe un serio problema politico”, avverte l’azzurro Raffaele Nevi. Una spaccatura sulla politica estera avrebbe inevitabili ricadute sulla tenuta della maggioranza. Per questo tra le ipotesi circola l’idea di inserire una clausola che impegni l’esecutivo a valutare eventuali sviluppi positivi sul fronte negoziale.
Il passaggio parlamentare
Prima del decreto, Meloni dovrà affrontare il Parlamento con le comunicazioni in vista del Consiglio europeo, che includerà anche il tema delle misure sugli asset russi congelati. Un dossier delicato, soprattutto perché nella Lega non mancano voci favorevoli a un loro rapido ritorno a Mosca.
La premier interverrà mercoledì alla Camera e poi al Senato. Sarà necessario trovare una risoluzione condivisa da tutta la maggioranza, un compito tutt’altro che agevole in un clima in cui ogni scelta sulla guerra rischia di trasformarsi in un banco di prova politico. L’Italia, nel frattempo, tiene aperti i canali diplomatici e prova a farsi trovare pronta nella settimana che Bruxelles attende come il punto di svolta possibile. Anche se, al netto degli annunci, la partita vera resta nelle mani di Washington.
