Politica

Zingaretti: mettiamo in discussione sistema delle correnti

Cambiare il Pd, anche mettendo in discussione il sistema delle correnti. E’ il progetto che il segretario Nicola Zingaretti illustra in una lettera a Tpi, in risposta a Mattia Santori, uno dei fondatori delle Sardine. “Occorre – spiega – una organizzazione nuova al nostro interno. Che privilegi il merito, l’esperienza, la creatività, la disponibilità anche a quei lavori umili e concreti ai quali ogni dirigente, a qualsiasi livello, non dovrebbe mai sottrarsi. Significa mettere in discussione un sistema di correnti a canne d’organo dove si intende racchiudere tutto, lasciando fuori coloro che non si vogliono arruolare. Significa trasformare le correnti in aree creative di pensiero, di cultura, di egemonia progettuale e ideale. Significa capovolgere la piramide, dare ruolo ai territori e agli amministratori, ricollocare gli eletti alle differenti zone del Paese e non ai capi corrente. Significa costruire sedi autorevoli di direzione, riconosciute e di alta qualità, capaci effettivamente di costruire un gruppo dirigente attorno al segretario. Significa guardare a noi stessi, ma anche a un campo più largo di forze che pur mantenendo la loro autonomia, innervino la politica della sinistra e democratica e contino nelle scelte, per evitare che esse affluiscano e defluiscano nella scena politica come onde che non lasciano un segno”.

Ma quel che serve è anche e soprattutto un “lavoro culturale” perché “l’antipolitica è un dato strutturale della società italiana” e “troppi vogliono lasciare il popolo in uno stato di poverta` culturale” mentre “quel popolo non va respinto, ritenuto estraneo; altrimenti si diventa una oligarchia che invoca il riformismo ma realizza nel concreto la disfatta delle nostre idee. Quel popolo va affrontato, in un confronto serrato, in un corpo a corpo paziente ma risoluto, affinché si aprano spazi di dialogo vero, di reciproca conoscenza, di crescita di tutti in una esperienza comune”. “E, – prosegue – una nuova organizzazione così come la battaglia culturale, debbono alimentare la pratica politica. La politica è sempre pratica politica, se vuole evitare di diventare ideologica o improduttiva e astratto posizionamento”. In merito al governo, invece,  Zingaretti sottolinea che “non tutto è andato bene. Rimangono lentezze, distanze tra gli alleati della maggioranza che si è costituita, provvedimenti ritardati e zone non marginali di diffidenza e anche di sofferenza tra i cittadini e settori significativi della società italiana. Ecco perché chiedo una maggiore unità delle forze politiche”.

Zingaretti ripercorre gli avvenimenti degli ultimi mesi con “l’opportunità di dar vita a un governo (con il Movimento 5stelle, Leu e Italia Viva) per fermare quella che allora sarebbe stata una vittoria certa della destra più pericolosa e plumbea tra quelle d`Europa”, poi “la prova tremenda della pandemia” e “la necessità di ricostruire un rapporto con l`Europa e di mettere in campo politiche economiche e sociali d`emergenza e di prospettiva” fino ad arrivare alle “elezioni regionali che sembravano fino alla vigilia destinate alla nostra sconfitta e che il Pd, al contrario, troppo spesso da solo, ha vinto nelle tre regioni più significative e popolate”. Adesso, “dopo l`emergenza – conclude – occorre ricostruire. E per ricostruire ci vuole sincerità e visione unitaria sui compiti che ci aspettano. Naturalmente in un pluralismo di idee e nella differenza tra i partiti che governano; i quali, tuttavia, non si possono sentire avversari piuttosto che solidali in un`impresa comune”.

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