Senato, Conte attacca su Russia. E Salvini lo accusa: “Cerca voti per nuova maggioranza”

24 luglio 2019

La premessa e’ il rispetto del Parlamento. Nell’Aula del Senato, dove e’ chiamato a tenere una informativa su una presunta trattativa tra la Lega e personalita’ di nazionalita’ russa, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ricorda di non essere mai sfuggito alle richieste delle Camere che considera, rimarca, non come un “orpello del sistema democratico”, ma l’essenza stessa del governo. Parole che sembrano segnare una distanza con il leader della Lega, Matteo Salvini, che fin qui ha declinato gli inviti giunti dal Parlamento e che anche oggi ha preferito non assistere ai lavori di Palazzo Madama. Un riguardo all’istituzione che il premier ribadisce anche quando, poco dopo, assicura che tornera’ alle Camere per annunciare le dimissioni, ove mai il suo incarico alla guida del governo dovesse finire prima del termine della legislatura.

Un’Aula dove e’ impossibile non notare l’assenza dei senatori del Movimento 5 stelle (che hanno cosi’ protestato per il via libera alla Tav), e a rappresentarlo tra i banchi del governo c’e’ solo l’avvocato e ministro Giulia Bongiorno. Conte, entrando nel merito della vicenda, conferma di non aver ricevuto informazioni dal ministro dell’Interno sulla questione ma rinnova la fiducia nel suo vicepremier e “nei confronti di tutti i componenti del governo”. Dagli scranni della Lega si pesano le parole del premier, si misura il termometro di una crisi strisciante che non appare davvero archiviata. Conte le parole le pesa ma non le risparmia. “Ad ora”, dice, resta “fiducia” in Salvini, anche se il ministro gli ha rifiutato le informazioni chieste su Savoini. Il Pd annuncia una mozione di sfiducia al ministro dell’Interno. Ma Salvini non sembra curarsene e accusa piuttosto Conte di “giochetti di palazzo”: “Cerca voti per una nuova maggioranza come si cercano funghetti in Trentino”.

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Un altro capitolo del suo intervento lo riserva alla politica estera, che e’ decisa – conferma – direttamente da Palazzo Chigi in accordo con la Farnesina. Il premier rivendica cosi’ il suo ruolo e assicura che ne’ la Lega ne’ il Movimento 5 stelle potrebbero “imprimere un indirizzo di politica internazionale in ragione dei rapporti intrattenuti con singole forze politiche di altri paesi”. I partiti che sostengono la maggioranza – spiega – sono liberi di “coltivare rapporti con singoli partiti politici di altri paesi o di apparentarsi con gruppi politici transnazionali”, ma Conte si attribuisce il merito di essersi sempre adoperato perche’ l’interesse nazionale fosse comunque messo davanti a tutto. L’Italia – scandisce – ha sempre dimostrato coerenza “davanti a tutti gli interlocutori internazionali” e non ha mai “mutato posizioni” nei rapporti con gli Stati uniti, con l’Unione europea o con gli altri “attori globali”.

Spesso interrotto dalle proteste che giungono dai banchi delle opposizioni, e del Partito democratico in particolare, Conte conclude annunciando che si adoperera’ perche’ in futuro “i ministri vigilino con massimo rigore affinche’ negli incontri governativi a livello bilaterale siano presenti solo persone accreditate ufficialmente che in ragione dei doveri d’ufficio siano tenute al vincolo della riservatezza”. Un ultimo altola’ al vicepremier al quale Conte attribuisce la responsabilita’ della presenza di Gianluca Savoini a Mosca e alla cena offerta in occasione della visita di Putin a Roma.

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