Sla, arriva la diagnosi precoce grazie a gruppo ricerca italiano

25 agosto 2014

Arriva la possibilita’ di una diagnosi precoce della Sla, il risultato, pubblicato su Neurology, e’ di un gruppo di ricerca italiano che coinvolge l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr) di Roma e apre la strada allo sviluppo di nuove terapie. E’ stata dimostrata – ha reso noto il Cnr – per la prima volta la possibilita’ di diagnosticare precocemente la Sla con un esame di tomografia ad emissione di positroni (Pet) mediante un tracciante analogo al glucosio, utilizzato nella pratica clinica dai centri di medicina nucleare. “Questa tecnica permette di raggiungere un’accuratezza diagnostica del 95% e rappresenta un passo importante per lo sviluppo nella diagnosi precoce della malattia”, ha spiegato Marco Pagani, primo autore dello studio e ricercatore dell’Istc-Cnr che e’ giunto a questo risultato in collaborazione con Angelina Cistaro, ricercatrice del Centro Pet Irmet di Torino e con Adriano Chio’, direttore del Centro Sla, Azienda ospedaliero universitaria Citta’ della salute e della scienza e Dipartimento di neuroscienze dell’Universita’ degli Studi di Torino. “Finora – ha sottolineato il ricercatore – la Sla poteva essere diagnosticata esclusivamente attraverso l’indagine clinica e con il supporto di metodiche neurofisiologiche e pertanto richiedeva un lungo periodo di osservazione. L’accelerazione e la maggiore accuratezza della diagnosi di Sla sono fondamentali oltre che per la certezza di reclutare nei trial clinici pazienti con diagnosi confermata anche per lo sviluppo di nuove terapie e per l’identificazione di possibili familiarita’ sulle quali intervenire precocemente”.

La Fdg-Pet e’ una metodica diagnostica di medicina molecolare basata sulla somministrazione di un mezzo di contrasto radioattivo che permette di valutare il metabolismo in una certa regione confrontandolo con lo stato di normalita’. “Nella pratica clinica viene utilizzata nei tumori, nei quali la captazione delle regioni colpite e’ aumentata e nelle malattie neurodegenerative nelle quali e’ tipicamente diminuita”, ha ricordato Pagani, spiegando: “Mediante un algoritmo matematico e’ stato possibile identificare le aree cerebrali che presentano nei pazienti Sla l’alterazione funzionale caratteristica che li differenzia rispetto ai controlli. Queste regioni corticali e sottocorticali presentano sia ipo che ipercaptazione e quest’ultima, presente nei fasci nervosi che intercorrono tra le aree motorie e il midollo spinale, e’ assolutamente specifica della Sla”. Nello studio sono stati coinvolti 195 pazienti del Centro Sla di Torino e studiati al Centro Pet Irmet, che sono stati confrontati con 40 soggetti con assenza di patologie del sistema nervoso centrale. “La serie di pazienti osservati e’ di gran lunga la piu’ numerosa di qualunque altro studio di neuroimmagini effettuato finora nella Sla e questo – ha concluso il ricercatore dell’Istc-Cnr – rafforza l’affidabilita’ statistica e clinica dello studio”.

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