In calo gli italiani che si trasferiscono all’estero. Anzi, tornano in patria

“Ma in 10 anni persi 581 mila cittadini”

gentepopolazionepersone

Sono sempre meno gli italiani che scelgono di trasferirsi all’estero per motivi di studio o lavoro. A testimoniarlo è il Report “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente” messo a punto dall’Istat: se nel decennio 2012-2021 l’andamento delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è stato crescente, con un picco in corrispondenza del 2019 (180mila), nel 2020, anno segnato dall’emergenza pandemia, il flusso in uscita dal Paese ha rallentato lievemente a causa delle limitazioni internazionali di contrasto al virus imposte ai trasferimenti. E nel 2021, anche in assenza di vincoli agli spostamenti, si osserva un ulteriore calo delle uscite (158mila, -1% rispetto al 2020). La tendenza alla riduzione dei trasferimenti verso l’estero sembra confermata altresì dai primi dati disponibili riferiti al periodo gennaio-ottobre 2022, durante il quale si registra una contrazione pari a -20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Secondo il Rapporto, il volume delle cancellazioni anagrafiche verso l’estero è dovuto in larga parte agli espatri dei cittadini italiani che sono in media circa sette su 10. Nel corso del decennio 2012-2021 si conta oltre un milione di espatri, mentre i rimpatri nello stesso periodo sono poco più di 443mila; i saldi migratori dei cittadini italiani sono sempre negativi e la perdita complessiva di popolazione italiana dovuta ai trasferimenti con l’estero è pari a 581mila unità. Nel 2021 gli espatri sono circa 94mila, in forte calo rispetto all’anno precedente (-22%), inoltre l’aumento dei rimpatri ha contenuto la differenza tra le entrate e uscite restituendo il valore minimo del saldo migratorio registrato negli ultimi dieci anni (-19mila).

Sul fronte territoriale, l’Europa continua a essere la principale area di destinazione delle emigrazioni dei cittadini italiani (83% degli espatri) ma è anche l’area che ha risentito maggiormente del calo degli espatri nel 2021 (-22% rispetto al 2020). Rallentano, ma restano numerose, le partenze degli italiani verso il Regno Unito (23mila, 24% del totale degli espatri), così come quelle verso la Germania (14mila, 15%), la Francia (11mila, 12%), la Svizzera (9mila, 9%) e la Spagna (6mila, 6%). Tra i paesi extra europei, le mete preferite sono gli Stati Uniti (4mila, 4%) e l’Australia (2mila, 2%).

Tornano in patria

Aumenta la quota di italiani che decidono di tornare in patria dopo un’esperienza di studio o di lavoro all’estero. Secondo quanto emerge dal Report “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente” messo a punto dall’Istat, nel 2021 i rimpatri dei cittadini italiani sono pari a 75mila, in aumento del 34% rispetto al 2020 e del 10% rispetto al periodo pre pandemico. Secondo il Rapporto, i rimpatri provengono in larga parte da paesi che sono stati in passato mete di emigrazione italiana. Ai primi posti della graduatoria per provenienza si trovano Regno Unito e Germania (che, insieme, originano complessivamente il 27% dei flussi di immigrazione italiana), il 7% dei flussi di rientro proviene dalla Svizzera, il 5% dalla Francia, il 4% dalla Spagna. Per quanto riguarda le provenienze oltre oceano, il 5% dei rimpatri arriva dagli Stati Uniti, il 4% dall’Argentina e dal Brasile.

La geografia dei rimpatri rispetto al territorio di destinazione varia leggermente se confrontata con quella delle immigrazioni dei cittadini stranieri: i primi si dirigono prevalentemente nelle regioni del Centro-sud (51% del totale) mentre gli stranieri immigratiscelgono le regioni del Nord nel 54% dei casi. Anche i profili per genere mostrano lievi differenze. Tra i rimpatri il disequilibrio di genere è più marcato (56% uomini e 44% donne) rispetto alle iscrizioni dall’estero dei cittadini stranieri (52% uomini e 48% donne). Tuttavia, nel dettaglio delle cittadinanze straniere, gli equilibri mutano: gli immigrati con passaporto europeo sono in prevalenza donne (59%), grazie al contributo delle migranti russe e ucraine (81% degli ingressi di cittadini delle rispettive comunità). I migranti africani sono invece in maggioranza uomini (62%), soprattutto quelli provenienti da Mali (96%) e Senegal (74%), come del resto i migranti asiatici (64%), grazie alla forte prevalenza maschile dei flussi di pakistani (85%) e bangladesi (72%).

Considerando l’età al momento dell’iscrizione anagrafica dall’estero, i rimpatriati hanno in media circa 35 anni mentre gli stranieri immigrati sono più giovani di quattro anni. Si osservano lievi differenze tra le quote dei giovanissimi (0-17 anni) sul totale (21% nei rimpatri e 17% negli ingressi dei cittadini stranieri), ma nelle età centrali (18-34 anni) la quota di immigrati stranieri (46,4%) è di gran lunga maggiore di quella dei rimpatriati (31,3%). Le due distribuzioni si sovrappongono solo in corrispondenza della fascia di età da 35 a 49 anni (23%), dai 50 anni in poi la percentuale dei rimpatriati è sempre maggiore rispetto a quella degli immigrati stranieri.