Meloni tra Vaticano, Albania e nodo tedesco: la sfida europea dell’Italia dopo le rivelazioni di “Die Welt”

Meloni tra Vaticano, Albania e nodo tedesco: la sfida europea dell’Italia dopo le rivelazioni di “Die Welt”

Giorgia Meloni

Una telefonata storica con Papa Leone XIV, una missione lampo in Albania e, soprattutto, un faccia a faccia cruciale con il neo-cancelliere tedesco Friedrich Merz. Giorgia Meloni vive giorni intensi all’insegna della diplomazia, mentre sullo sfondo pesano le rivelazioni di Die Welt sull’esclusione dell’Italia dall’asse Berlino-Parigi-Varsavia. Un dossier che ha già scatenato polemiche a Roma, con accuse al Pd di aver “tradito gli interessi nazionali” e che riaccende il dibattito sul ruolo dell’Italia in Europa.

L’Italia fuori dal “Weimar plus”

Secondo un’inchiesta del quotidiano tedesco Die Welt, nei primi draft del contratto di coalizione tra Cdu e Spd, l’Italia era inclusa in un’intesa rafforzata con Germania, Francia e Polonia – il cosiddetto formato Weimar plus, che avrebbe potuto coinvolgere anche altri partner come la Repubblica Ceca e i Paesi Baltici. Un asse che avrebbe potuto ridisegnare gli equilibri continentali.

“Nelle prime bozze del contratto di coalizione, circolate già a metà ottobre, l’Italia era esplicitamente indicata come quarto membro di un asse ampliato con Germania, Francia e Polonia. Un formato che avrebbe superato la tradizionale triade Weimar”, rivela un funzionario europeo coinvolto nei negoziati.

Fonti del giornale attribuiscono la modifica finale alle pressioni dell’Spd, i socialdemocratici tedeschi, lasciando intendere una profonda frattura tra i due alleati di governo sulla strategia europea. Secondo analisti politici, la cancellazione del riferimento all’Italia rispecchierebbe le resistenze della sinistra tedesca verso il governo Meloni.

La notizia ha provocato reazioni a catena a Roma. Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti (FdI), ha parlato di un “atto gravissimo”, accusando la sinistra italiana ed europea di “incapacità cronica di difendere il ruolo dell’Italia”.

“Se fosse confermato che l’eliminazione del riferimento all’Italia è avvenuta su pressione della sinistra tedesca, saremmo di fronte a un atto gravissimo. Un danno che non colpisce un governo, ma l’intera nazione. Sconcerta il silenzio della solita sinistra anti-italiana che, ancora una volta, anche fuori dai confini nazionali, si dimostra incapace di difendere il ruolo del nostro Paese”, ha dichiarato Foti in un’intervista a Radio 24.

L’incontro con Merz

Proprio alla luce di queste rivelazioni, l’incontro di sabato a Palazzo Chigi tra Meloni e Merz assume contorni particolarmente significativi. I due leader, legati da convergenze su diversi dossier – dalla gestione dei flussi migratori alla revisione del Green Deal (con particolare riferimento al settore automotive) – avrebbero lavorato negli ultimi mesi per riequilibrare i rapporti di forza in Europa.

Fonti vicine alla Presidenza del Consiglio rivelano che l’obiettivo strategico era “scardinare il duopolio franco-tedesco”, o almeno creare un rapporto più equilibrato tra i grandi Paesi dell’Unione. Un progetto che sembrava trovare terreno fertile nella nuova leadership tedesca, dato il rapporto privilegiato tra Merz e il vicepremier Antonio Tajani, entrambi esponenti del PPE.

Ma le speranze italiane si sono scontrate con la realtà già il giorno dopo l’elezione di Merz, quando il nuovo cancelliere ha scelto come prima visita ufficiale proprio Parigi, dove ha rilanciato con Macron il patto della “locomotiva franco-tedesca” come forza trainante dell’UE. Analisti politici segnalano che la mossa tedesca potrebbe essere dettata da calcoli elettorali interni: “L’Spd ha bisogno di dimostrare alla sua base di essere riuscito a moderare le posizioni atlantiste della Cdu”, spiega il professor Luigi Cremona, esperto di relazioni internazionali all’Università Luiss.

Le reazioni della politica italiana

Lo scontro politico interno ha raggiunto toni accesi. Il segretario del Pd, Elly Schlein, ha respinto le accuse definendole “strumentali”: “Quella di Foti è una polemica pretestuosa. Il governo dovrebbe invece spiegare perché l’Italia sta perdendo appeal in Europa”, ha dichiarato in conferenza stampa.

Dall’altro lato, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha cercato di smussare i toni: “L’Italia ha e avrà sempre un ruolo centrale in Europa. Con la Germania ci sono divergenze su alcuni temi, ma la collaborazione rimane strettissima su molti altri fronti”, ha assicurato ai giornalisti a margine di un vertice Nato. Intanto, sul fronte economico, il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha lanciato un monito: “L’isolamento politico in Europa si traduce sempre in costi economici. L’Italia non può permettersi di essere marginalizzata nei processi decisionali”.

Il Vaticano e l’Albania

In questo contesto, la telefonata odierna tra Meloni e Papa Leone XIV assume un particolare valore simbolico. Si tratta del primo contatto diretto dopo l’elezione del nuovo Pontefice, in vista della cerimonia di intronizzazione a cui la premier parteciperà domenica prossima.

Secondo la nota diffusa da Palazzo Chigi, nel colloquio Meloni ha ribadito il “legame indissolubile” tra Italia e Santa Sede, sottolineando la piena sintonia su diversi fronti:

  • Gli sforzi per la pace nei teatri di guerra
  • La collaborazione su migrazioni e aiuti umanitari
  • Lo sviluppo etico dell’intelligenza artificiale

Proprio quest’ultimo punto rappresenta una continuità con il lavoro svolto durante la Presidenza italiana del G7, quando Roma aveva promosso il cosiddetto “umanesimo tecnologico”. Domani, la presidente del Consiglio volerà a Tirana per la sesta riunione della Comunità Politica Europea, il forum voluto da Macron che riunisce 47 Paesi del continente (Ue e non). Un appuntamento che cade in un momento particolarmente delicato:

L’incontro bilaterale con il premier albanese Edi Rama – appena rieletto per la quarta volta – sarà l’occasione per fare il punto sull’attuazione del controverso Protocollo sui migranti. Fonti diplomatiche anticipano che verrà adottata una Dichiarazione congiunta per rafforzare la cooperazione bilaterale, con particolare attenzione a:

  1. Contrasto al traffico di esseri umani
  2. Cooperazione energetica
  3. Integrazione economica

La partita europea resta aperta

Se l’esclusione dal Weimar plus rappresenta una battuta d’arresto, l’esecutivo italiano sta cercando di costruire alleanze alternative. Nei prossimi giorni è atteso un vertice con il primo ministro britannico, mentre procedono i contatti con i Paesi del Mediterraneo per rilanciare il formato MED9.

Tuttavia, gli analisti avvertono: “Senza un solido ancoraggio al cuore dell’Europa, l’Italia rischia di trovarsi in una posizione sempre più periferica sui grandi dossier, dal mercato unico alla politica industriale”, avverte Marta Bianchi, direttrice del Centro Studi Europa di Bologna.

La sfida per Meloni è duplice: da un lato ricucire lo strappo con Berlino senza perdere credibilità interna, dall’altro dimostrare che la via delle “coalizioni variabili” può garantire all’Italia un ruolo da protagonista. Una partita che si giocherà nei prossimi mesi, a partire dal cruciale Consiglio Europeo di dicembre.