Von der Leyen affronta il voto di sfiducia: un anno di leadership sotto accusa
Il Parlamento europeo si prepara a votare una mozione che mette in discussione la guida della Commissione, segnando una crisi politica nel momento cruciale dei negoziati internazionali e del bilancio Ue.
Ursula von der Leyen
A un anno dalla sua riconferma, Ursula von der Leyen si trova al centro di un terremoto politico che scuote il cuore dell’Unione europea. Oggi, a mezzogiorno, il Parlamento europeo voterà la mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione e il suo collegio, un voto che, salvo clamorosi colpi di scena, non porterà alla caduta dell’esecutivo ma che certifica una profonda crisi di fiducia e unità nel momento più delicato dei negoziati sui dazi con gli Stati Uniti e dell’impegno per la pace in Ucraina.
La mozione, promossa dall’europarlamentare romeno Gheorghe Piperea e sostenuta da gruppi dell’estrema destra e dei sovranisti, contesta a Von der Leyen diverse questioni, dallo scandalo Pfizergate al mancato coinvolgimento del Parlamento nello strumento Safe del piano europeo di riarmo, fino alle presunte interferenze elettorali tramite l’applicazione del Digital Service Act. Tuttavia, la mozione è stata respinta da popolari, socialisti, liberali, verdi e Sinistra, mentre i Patrioti e l’Europa delle nazioni sovrane si sono schierati a favore, con l’Ecr spaccato tra chi sostiene e chi si oppone, come Fratelli d’Italia, che voterà contro la sfiducia.
La lunga trattativa con i socialisti: il Fondo sociale europeo al centro dello scontro
Nei giorni scorsi, Von der Leyen ha condotto una serrata trattativa con i socialisti per evitare l’astensione, che avrebbe rappresentato un pessimo segnale politico. La presidente ha garantito il mantenimento e il potenziamento del Fondo sociale europeo, uno dei principali strumenti finanziari dell’Ue, dedicato a sostenere occupazione, inclusione sociale e lotta alla povertà. Il fondo, che nel periodo 2021-2027 ha avuto un budget di 142 miliardi, rischiava di essere inglobato in un unico fondo insieme ai fondi di coesione e agricoli, con possibili tagli nascosti. Ora, invece, la Commissione ha promesso di mantenere un capitolo specifico nel bilancio pluriennale 2028-2034, in arrivo il 16 luglio.
La capogruppo socialista Iratxe García Pérez ha annunciato che “il fondo è salvo e sarà potenziato”, un risultato che ha convinto i socialisti a votare contro la mozione. Anche il Pd, rappresentato da Nicola Zingaretti, ha definito questa trattativa una “vittoria”, sottolineando che la battaglia sul bilancio europeo continuerà con forza in autunno.
Divisioni e malumori: un Parlamento spaccato e un clima di sfiducia
Nonostante la maggioranza si schieri contro la mozione, il voto di oggi sarà segnato da divisioni interne e astensioni, soprattutto tra i socialisti. Nel Pd, ad esempio, Marco Tarquinio non voterà contro la sfiducia, e si attendono astensioni anche tra le delegazioni tedesche, greche e baltiche. Il clima di sfiducia è palpabile, con molti eurodeputati che non credono più alle promesse della presidente e della sua squadra.
Il gruppo Ecr, promotore della mozione, è il più diviso: i romeni di Aur e i polacchi del PiS sostengono la sfiducia, mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia voteranno contro. La Lega, invece, si schiererà a favore della mozione.
Anche su altri temi caldi, come la fornitura di missili tedeschi Taurus all’Ucraina, il Parlamento mostra spaccature nette: Fi e Fdi favorevoli, Lega e M5S contrari, con il Pd diviso internamente.
Un voto simbolico che riflette una leadership in bilico
Il voto di sfiducia di oggi non sembra destinato a far cadere la Commissione, ma rappresenta un segnale chiaro di debolezza politica e di crescente malcontento verso Ursula von der Leyen. A un anno dal suo secondo mandato, la presidente deve affrontare non solo le sfide esterne, ma anche tensioni interne che mettono a rischio la compattezza della sua maggioranza e la credibilità dell’Unione europea in un momento cruciale per il suo futuro.
