Autorità portuale siciliana, Salvini sotto attacco: Tajani spalleggia Schifani contro la nomina Tardino
Antonia Tajani e Matteo Salvini
Lo scontro tra Matteo Salvini e Renato Schifani sulla nomina di Annalisa Tardino a commissario dell’Autorità portuale di Palermo arriva fino a Roma, coinvolgendo anche il leader di Forza Italia Antonio Tajani. “Ma non sono questioni politiche, sono tecniche”, dichiara Tajani in un’intervista, prendendo implicitamente le difese del governatore siciliano contro la decisione del ministro leghista.
Le parole di Tajani suonano come una critica velata ma inequivocabile alla scelta di Salvini: “In Sicilia si è contestata non la persona scelta dal ministro e non perché leghista, ma il fatto che non abbia le competenze necessarie per un ruolo tanto delicato. Si devono ascoltare le ragioni di Schifani”. Un endorsement che mette in evidenza le crepe sempre più profonde nella coalizione di centrodestra.
La nomina di Annalisa Tardino a commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, formalizzata il 18 agosto 2025 con decreto dello stesso ministro alla Infrastrutture, ha infatti generato una tempesta politica senza precedenti. È importante precisare che Tardino è stata nominata commissario straordinario e non presidente, come inizialmente riportato da alcune fonti: una distinzione tutt’altro che marginale, dato che il ruolo di commissario è temporaneo e finalizzato a garantire la continuità operativa in attesa di una nuova governance definitiva.
Tuttavia, anche per questa posizione apparentemente “di transizione”, la normativa richiede gli stessi requisiti di competenza specifica richiesti per la presidenza. Tardino, che gestirà i porti strategici di Palermo, Termini Imerese, Trapani, Porto Empedocle, Licata e Gela, succede a Pasqualino Monti, figura ampiamente apprezzata per il rilancio del sistema portuale siciliano.
Una nomina che puzza di lottizzazione politica

Avvocato civilista di 46 anni, nata a Licata, Tardino vanta un curriculum essenzialmente politico: ex europarlamentare della Lega dal 2019 al 2024, eletta with oltre 32mila preferenze, ed ex segretaria regionale del Carroccio in Sicilia. Una figura indubbiamente vicina a Salvini, ma le cui competenze nel settore portuale appaiono quantomeno discutibili, se non inesistenti.
La scelta del ministro delle Infrastrutture sembra rispondere più a logiche di spartizione politica che a criteri di competenza tecnica. In un momento in cui i porti siciliani necessiterebbero di una governance esperta e lungimirante, la nomina di una figura priva di esperienza gestionale nel settore portuale appare come l’ennesimo esempio di quella lottizzazione che la politica italiana fatica ad abbandonare.
Il curriculum di Tardino, seppur rispettabile dal punto di vista accademico e politico, non presenta alcuna esperienza significativa nell’economia dei trasporti o nella gestione portuale. Una lacuna che diventa ancora più evidente se confrontata con il profilo del predecessore Monti, riconosciuto unanimemente per le sue competenze specifiche. Il fatto che si tratti di una nomina a commissario e non a presidente non cambia la sostanza: anche per il ruolo commissariale la legge richiede “comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”.
Schifani all’attacco: “Violate le norme”
Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani non ha usato mezzi termini nel denunciare quella che considera una decisione illegittima su più fronti. “La totale assenza di concertazione con la Regione Siciliana” rappresenta, secondo Palazzo d’Orléans, una “violazione delle norme che prevedono espressamente una preventiva intesa tra le parti”.
La norma delle “porte girevoli” ignorata
Come se non bastasse, la nomina di Tardino potrebbe violare anche la cosiddetta norma sulle “porte girevoli”, che impedisce agli ex parlamentari di assumere incarichi pubblici entro due anni dalla fine del mandato. Essendo stata europarlamentare fino al 2024, la sua nomina nel 2025 appare quantomeno discutibile dal punto di vista della trasparenza e della prevenzione dei conflitti di interesse.
Questo aspetto, sollevato da diversi osservatori, aggiunge un ulteriore elemento di criticità a una decisione già controversa. Il fatto che Salvini abbia ignorato anche questa limitazione normativa rafforza l’impressione di una nomina dettata più da considerazioni di partito che da valutazioni tecniche.
La risposta del Ministero delle Infrastrutture, che considera il parere regionale “solo consultivo”, appare debole di fronte alle evidenti irregolarità procedurali e sostanziali della nomina.
Tajani contro Salvini: il centrodestra si spacca
L’intervento di Antonio Tajani rappresenta forse l’aspetto più significativo dell’intera vicenda. Il leader di Forza Italia, schierandosi apertamente con Schifani contro la decisione di Salvini, ha di fatto ufficializzato una spaccatura nel centrodestra che va ben oltre le questioni tecniche.
“Si devono ascoltare le ragioni di Schifani” è una frase che suona come un atto di sfiducia verso l’alleato leghista. Tajani, da politico navigato, sa bene che definire “tecniche” questioni che sono evidentemente politiche rappresenta una forma di critica ancora più pungente.
Il sostegno di Forza Italia al governatore siciliano contro il ministro della Lega evidenzia tensioni profonde nella coalizione, che potrebbero avere ripercussioni ben più ampie della semplice gestione portuale siciliana.
La difesa imbarazzante di Tardino
Di fronte alle polemiche, Annalisa Tardino ha tentato una difesa che appare più imbarazzante che convincente. “I ricorsi non mi spaventano, sono avvocato da 21 anni” e “le critiche mi hanno fatto tanta pubblicità a livello nazionale” sono dichiarazioni che rivelano una preoccupante superficialità nell’approccio a un ruolo di così grande responsabilità.
Ancora più discutibile appare il suo autodefinirsi “longa manus” del governo Meloni e di Salvini: una dichiarazione che conferma come la nomina sia stata concepita più come strumento di controllo politico che come scelta tecnica per il rilancio dei porti siciliani.
Le promesse di “continuità amministrativa” e “sviluppo infrastrutturale” suonano vuote quando provengono da chi non ha mai gestito un porto né dimostrato competenze specifiche nel settore.
I porti siciliani ostaggio della politica
La vicenda Tardino rappresenta l’ennesimo esempio di come la politica italiana continui a considerare gli enti strategici come terreno di conquista per il proprio potere, piuttosto che come strumenti di sviluppo economico e territoriale.
I porti della Sicilia occidentale, che gestiscono traffici di merci e passeggeri fondamentali per l’economia regionale e nazionale, meriterebbero una governance all’altezza delle sfide contemporanee. Invece si ritrovano al centro di uno scontro politico che rischia di comprometterne l’efficienza e lo sviluppo.
Il successo della precedente gestione di Pasqualino Monti dimostra quanto sia importante affidarsi a competenze specifiche e riconosciute. La scelta di Salvini di privilegiare la fedeltà politica rispetto alla competenza tecnica appare miope e controproducente.
Verso la battaglia legale
Il ricorso annunciato dalla Regione Siciliana al TAR rappresenta solo l’inizio di una battaglia che si preannuncia lunga e complessa. La decisione del tribunale amministrativo non sarà solo una sentenza sulla legittimità della nomina, ma un verdetto sulla possibilità della politica di ignorare competenze e procedure pur di piazzare i propri uomini.
Indipendentemente dall’esito del ricorso, la vicenda ha già prodotto danni significativi all’immagine dell’Autorità portuale e alla coesione del centrodestra siciliano. La gestione Tardino inizia dunque sotto i peggiori auspici, con una legittimità contestata e competenze messe in dubbio.
Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, pur non prendendo posizione ufficialmente, lascia trapelare l’auspicio di “una soluzione condivisa”, evidenziando il disagio delle istituzioni locali di fronte a questa nomina calata dall’alto.
Schiaffo alla meritocrazia
La nomina di Annalisa Tardino si inserisce in un quadro più ampio di svalutazione della competenza a favore della fedeltà politica che caratterizza troppo spesso la politica italiana. In un momento storico in cui la sfida della competitività richiede professionalità ed esperienza, assistere a nomine dettate da logiche di spartizione appare anacronistico e dannoso.
I porti siciliani, crocevia strategico del Mediterraneo, necessiterebbero di una visione lungimirante e di competenze specifiche per cogliere le opportunità offerte dai nuovi scenari geopolitici ed economici. Invece si ritrovano con un commissario la cui principale qualifica sembra essere la vicinanza al ministro che l’ha nominata.
